I paradisi artificiali della Domiziana

Grazie alla denuncia rivolta al Genio Civile di Caserta (competente in materia) da parte del consigliere comunale di Castel Volturno Antonio Luise, finalmente viene posta l’attenzione sui cosiddetti “paradisi artificiali” di Castel Volturno. E’ stata avviata una indagine anche dalla Procura della Repubblica di S. Maria CV. In varie occasioni siamo intervenuti su questo tema, che rappresenta una delle principali contraddizioni esistenti nel territorio domiziano, tra degrado e bellezza ambientale.                                                                                                        Si tratta di una realtà che va conosciuta e messa sotto osservazione. Nel tratto della Domiziana che va da Castel Volturno fino ai Regi Lagni, nell’entroterra si apre uno scenario del tutto nuovo e sorprendente. Qui negli ultimi dieci anni sono stati aperti dei centri turistici e di benessere, che hanno nomi esotici: si va dal BioParco del Mediterraneo alla Baia Adventure, dal Plana Resort ai lagni Nebi. Sono delle strutture in cui si offrono i più disparati servizi per il turismo e per le vacanze. Sembrano delle vere e proprie oasi naturali, con siti di singolare bellezza rappresentativi dei contrasti esistenti nell’area domitiana fra degrado urbano e voglia di risorgere.                                                                     L’ultima attività è partita il 31 Maggio 2020, con l’ apertura al pubblico della prima Oasi Naturale in Campania, quella dei Laghi Nabi, un posto incantevole e davvero suggestivo, costituito da specchi d’acqua ricavati dalla trasformazione di ex cave di sabbia abbandonate, con un Parco del Benessere in cui trascorrere qualche ora di relax, dove si può dormire sull’acqua circondati dalla natura grazie a Nabi Glamping con tende vista lago e  galleggianti, che si trova a Castel Volturno. Questi Laghi Nabi sembrano un luogo incantato che nasce da un’idea di un gruppo di imprenditori che ha pensato di costruire intorno delle strutture turistiche, con aree dedicate allo sport, come la pista ciclabile a luminescenza naturale, canoe, pedalò, mountain bike, equitazione e corsi di vela. Come pure Baia Adventure, che sembra un luogo dove trascorrere momenti piacevoli a contatto con la natura, addirittura con una pista di motocross di livello nazionale.                                                                           Ma non bisogna farsi abbagliare dagli effetti speciali dei vari resort e servizi che grazie a spot e depliant attrattivi si rivolgono ad una clientela di certo livello, proveniente dalla media borghesia napoletana e casertana. E’ opportuno conoscere la storia e le origini di queste cosiddette “oasi naturali”, a cominciare dalle famiglie e dalle imprese che le hanno realizzate. Particolarmente significativa risulta quella dei fratelli Baiano, con il loro Baia Adventure. Infatti, gli attuali laghetti sono scaturiti da decenni di attività abusiva con le cave di sabbia, che hanno devastato tanta parte del litorale domiziano, a volte con danni incalcolabili, che spesso sono alla base dei nuovo fenomeni di erosione e di degrado di larghe fasce di costiera.                                                                                                                                                     Nel merito vi fu anche una dura e coraggiosa lotta  sostenuta dall’ex sindaco Mario Luise, con l’appoggio dell’ora giudice Donato Ceglie, che cercò di contrastare la selvaggia opera di escavazione selvaggia, con diverse denunce. Come racconta nelle sue memorie, in più occasioni fu oggetto di varie minacce anonime, anche con un incendio alla propria abitazione, che lo costrinsero a trasferirsi a Caserta per tutelare la sicurezza sua e dei propri familiari.                                                                         Queste attività di escavazione sono state per decenni alla base del ciclo dell’edilizia speculativa che ha distrutto tanti beni naturali ed ambientali: da quelli della pineta e della costa domiziana fino al disastro delle cave sui Colli Tifatini. Su queste attività si sono alimentate anche le fortune dell’economia criminale e del ciclo edilizio gestito dalla camorra (anche con diramazioni in Centro e Nord Italia). Non bisogna dimenticare le denunce (mai smentite) del famoso pentito di camorra Carmine Schiavone, il quale dichiarò che in queste cave vennero scaricati ed interrati i rifiuti tossici e velenosi (spesso provenienti dall’Europa e dal Nord Italia). Su questo aspetto inquietante andrebbe fatta chiarezza con una seria verifica sulla purezza e salubrità di quelle acque stagnanti. Per anni vi sono state inchieste ed indagini, anche con documentazioni e narrazioni da parte di giornalisti come R. Capacchione, V.  Ammaliato, S. Minieri ed altri.                                                                                                                     Anche se oggi prevalgono effetti roboanti, non bisogna farsi abbagliare da questi paradisi artificiali. Né tantomeno possiamo dimenticare le origini da cui hanno tratto beneficio e ricchezza alcune delle imprese, che oggi si ripropongono con immagini ed effetti speciali, che appaiono luccicanti sui social  e sui depliant pubblicitari. Altro che oasi e bellezze naturali! Dietro e dentro quei laghetti spesso ci sono tratti di storia inquietante e di vicende di malaffare, che ci fanno marchiare come terre di gomorra, dei fuochi e dei veleni. Mi sarebbe piaciuto raccontare altre storie di questo territorio, ma la realtà è impietosa. Anzi, sarei curioso di ricevere qualche smentita o precisazione. Per questi motivi chiedo ai miei amici delle associazioni ambientaliste e naturaliste, agli stessi consiglieri comunali e regionali  di prestare maggiore attenzione e di intervenire su queste realtà. In particolare mi riferisco  a quelle più attive sul territorio: da Legambiente alla LIPU, da Italia Nostra al WWF, da Libera al Comitato don Diana, da Agenda 21 per Carditello a Campania Felix, fino alle reti dell’Osservatorio Civico e di Mediterranean Esperience.

Pasquale Iorio, Le Piazze del Sapere                                                  Caserta, 7 aprile 2022

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