Il percorso editoriale di Pasquale Iorio

Nel suo ultimo saggio dedicato a “Il museo vivente delle madri”, edito da Rubbettino nel 2020 (purtroppo in piena pandemia), l’autore Pasquale Iorio continua il suo viaggio con una intensa ricostruzione della sua ormai lunga militanza politica e civile, che pone sempre al primo posto i principi ed i valori della cittadinanza etica e democratica. Va rimarcato che sin dall’età giovanile la sua attività ha visto un costante intreccio, sempre molto stretto tra l’impegno quotidiano sulle tematiche dei diritti e delle lotte sociali con un forte bisogno di comunicare, che si manifestò con il suo incarico di corrispondente de l’Unità e di Paese Sera che lo vide in prima fila come cronista e osservatore delle vicende di quella fase.                                                                                             Infatti, sul nuovo sito www.pcicaserta.it – realizzato grazie all’apporto di un apposito Comitato promotore ed alle competenze informatiche di Umberto Riccio per ricordare i 100 anni del PCI in Terra di lavoro ed in Campania – si possono ritrovare le prime testimonianze di questo percorso, con la pubblicazione dei primi giornalini o ciclostilati realizzati a Capua alla fine degli anni 60 durante le lotte del movimento studentesco, a cui fecero seguito negli anni 70 quelli realizzati con la FGCI a livello provinciale (come Il Dialogo o Il Progresso di Terra di Lavoro). In quella fase Iorio ebbe modo di seguire da vicino le vicende politiche nei vari comuni, come quelle dei moti di Castel Volturno o le lotte sociali ed operaie delle grandi fabbriche: dall’Olivetti e GTE di Marcianise alla Sit Siemens si S. Maria CV, dalla Indesit alla Texas di Aversa, dalla Pierrel di Capua fino a quelle bracciantili nelle zone interne, in quella che venne pomposamente definita come una sorta di Brianza del Sud (basti pensare che allora Caserta era il secondo polo dell’elettronica civile dopo Milano).                                                                                                                                                 Di tutto questo l’autore parla in modo diffuso nelle sue varie opere, che ci offrono uno spaccato notevole dei processi di cambiamento, di profonda trasformazione e delle contraddizioni che hanno segnato Terra Laboris, una volta conosciuta come Campania Felix. In qualche modo la sua produzione editoriale si può considerare in continuazione e connessione con i lavori e le ricerche pionieristiche realizzate da altri protagonisti del movimento operaio e comunista, come furono quelle di Peppino Capobianco, di Mario Pignataro o di Mimi Ianniello. Nello stesso tempo si interfacciano con gli studi e le ricerche portano avanti su questo fronte altri autori come Guido

d’Agostino e Felicio Corvese, lo storico Gianni Cerchia (sulla lotta antifascista e sulla resistenza),  Paola Broccoli sulla modernizzazione di Terra di Lavoro.                                                                  Per tutti questi motivi è utile ricostruire e ripercorrere  la sua produzione editoriale, che ad oggi fa registrare oltre 12 volumi già pubblicati, a cui si sommano vari saggi raccolti nei numeri speciali di riviste prestigiose come Meridione Nord e Sud nel Mondo diretto da Guido d’Agostino (come quelli sulle nuove frontiere della formazione e della conoscenza, oppure sulla Carta di Teano) e più di recente sul periodico e portale Infiniti Mondi di Gianfranco Nappi.                                        Possiamo iniziare dal volume su “La nuova formazione in Campania”, Guida editore 2005,  in cui si ricostruisce  l’attività svolta nella direzione della FFR CGIL Campania in occasione della prima giunta Bassolino, in cui emerge l’intuizione di Bruno Trentin, con Andrea Ranieri, di dare vita ad una federazione in cui si  integrava istruzione e formazione, le competenze per la ricerca e l’innovazione, che segnò un forte cambiamento anche a livello nazionale. Di quella fase si richiamano alcune esperienze formative come quelle dei viaggi di studi in vari stati europei per conoscere i sistemi di EDA e di formazione continua, su cui si cercò di innestare un timido processo di riforma anche in Campania sotto la spinta di Adriana Buffardi. In quella fase si verificarono due circostanze decisive per la formazione di tanti militanti, dirigenti politici e sindacali: la prima riguarda l’avvio di un processo virtuoso tra mondo del lavoro ed università (non a caso in quegli anni vennero realizzati alcuni convegni di rilievo sui temi della ricerca e dell’innovazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, che videro impegnate alcune facoltà umanistiche (come quella di Pedagogia sociale di Bruno Schettini a Caserta) o dell’Orientale di Napoli (con Daniela Caruso e Gina Melillo), ed in particolare di quelle scientifiche dalla facoltà di ingegneria (con Luigi Carrino, Eugenio Corti, Luigi Nicolais, Mario Raffa) a quelle di Economia, con Paola De Vivo a Napoli, Achielle Flora ed Amedeo Lepore a Capua). Gli atti del convegno realizzati nel CNR di Napoli il 9 giugno 2000 vennero raccolti in volumetto curato e diffuso dalla CGIL e dalla FFR Nazionale          In quel periodo vi fu anche un salutare allargamento dell’orizzonte culturale su cui si poté cimentare Pasquale Iorio, che insieme con il Presidente Stefano Mollica ed il compianto Francesco Salerno (sindaco di Barletta), divenne uno dei fondatori di AISLO (Associazione Incontri Sviluppo Locale), una rete di competenze impegnate a costruire percorsi e progetti sui vari territori. Di rilievo rimane il ricordo di alcuni realizzati in Campania, a partire da quello per un “distretto culturale evoluto”, che ancora oggi rimane di grande attualità per il nostro territorio, o da quello ultimo su Live in Italy e sulla qualità della vita. Naturalmente tutto questo lavoro si ritrova documentato nei tanti numeri speciali della rivista S (Sviluppo) dell’associazione, di cui Iorio assunse la direzione editoriale della news letter (naturale sbocco per le sue attitudini professionali già consolidate).

A questo punto entriamo nel vivo delle sue opere così come si sono succedute nel tempo. Partiamo dalla collana dei quaderni di Aislo, “Saperi e territori, le politiche per la conoscenza”, Guida 2008. L’assunto del volume prende le mosse dalla convinzione che  spesso nei territori si può giocare con successo la sfida competitiva sui mercati globali, a condizione che il sapere diventi una priorità non solo predicata ma “praticata” dagli attori sociali ed istituzionali. È questo il filo rosso che lega tutti gli interventi (di autorevoli esponenti del mondo della conoscenza, delle imprese e delle istituzioni) nel primo Quaderno di una collana dedicata alle tematiche dello sviluppo locale, che nasce dalla collaborazione dell’associazione Aislo e di Guida editore. Nel volume sono stati raccolti i contributi emersi da una serie di incontri brevi realizzati in alcune città italiane per la presentazione del libro di Andrea Ranieri sui “luoghi del sapere”. Non a caso alcuni dei passaggi chiave sottolineano la stretta relazione tra innovazione e formazione permanente, di apprendimento per tutto il corso della vita “come un nuovo diritto di cittadinanza delle persone”. Il modo migliore per esprimere lo spessore culturale di questa raccolta sta nella seguente frase: “II sapere è della stessa natura della libertà, così come l’ha definita Amartya Sen: riesce ad essere il più potente mezzo per lo sviluppo delle persone, delle imprese, dei territori solo se viene assunto come il fine dello sviluppo stesso”.

Ma bisogna dire che la svolta avvenne l’anno dopo nel 2009 con la pubblicazione  di “Il Sud che resiste”, Ediesse, il primo di una trilogia dedicata ai temi della legalità democratica e dell’economia sociale. Questo volume andò in controtendenza rispetto alle storie raccontate allora da Roberto Saviano in Gomorra, dando una immagine diversa di una realtà che si vuole riscattare dal marchio di “terra dei fuochi o dei veleni”.                                                                                                          Come ha sottolineato anche Renato Natale (attuale sindaco di Casal di Principe in una sua recensione dell’epoca), Iorio racconta le storie delle esperienze di resistenza civile e di cittadinanza attiva rivolte a far progredire, attraverso l’educazione permanente, una cultura della legalità che possa realizzare un vero argine sociale di contrasto e di lotta ai modelli finora vincenti della camorra, che spesso vengono visti come scorciatoie verso la ricchezza e il successo, ma che in realtà conducono a una vita effimera perché segnata dalla violenza e spesso destinata a concludersi tragicamente, con la morte o con la restrizione in carcere. Racconti nati sotto la spinta della memoria e dell’aiuto di coloro che quelle esperienze le hanno vissute in prima persona, che testimoniano come in un territorio così difficile sia possibile ricostruire percorsi di liberazione e messaggi di speranza. Queste storie dimostrano che oggi è possibile combattere e vincere la criminalità organizzata se, in questa battaglia, alle istituzioni si uniscono le strutture organizzate della società civile. L’autore ha ricostruito tanti momenti che ha vissuto, anche personalmente, nel corso della sua lunga militanza politica e sindacale. Al termine del suo lavoro ritiene che dalla lettura di questo libro possono emergere numerosi ed incoraggianti episodi di mobilitazione civile e di lotta culturale anche se permangono quei punti di forte criticità quali la troppo politica diffusa e la scarsa attenzione al fenomeno da parte delle imprese. Nei territori dominati dalla criminalità organizzata, l’illegalità condiziona lo sviluppo, “affama” i soggetti più deboli, crea emarginazione impedendo lo sviluppo di vita associativa, troncando ogni speranza per il futuro dei giovani.

Sulla scorta delle attività con tanti incontri di divulgazione e di promozione in tutta Italia di questo saggio,  l’autore si dedicò alla cura di altre due opere: la prima fu “Impresa sociale, innovazione e legalità“                          (Ediesse 2010). I saggi raccolti nel volume si snodano intorno a un tema di grande attualità: il ruolo decisivo dell’impresa sociale per contrastare ed «affamare» la criminalità grazie ad una politica di sviluppo locale e  di coesione sociale. Il deficit del «capitale sociale» nel Sud determina infatti una frattura tra società civile e istituzioni, che spesso alimenta un humus favorevole al consenso sociale (soprattutto tra i giovani e le persone più deboli nel mercato del lavoro) intorno alla delinquenza organizzata, come avviene in alcune zone del casertano e dell’hinterland napoletano. Viene quindi analizzato dettagliatamente il nesso tra sviluppo locale e innovazione, evidenziando in particolare in che modo il rapporto virtuoso tra ricerca scientifica e impresa, rappresentato dal trasferimento tecnologico, possa generare nuove competenze e capacità produttive in settori industriali avanzati, in grado di affermarsi e competere sul mercato globale. Il rapporto tra cultura della legalità e partecipazione responsabile, infine, è messo a fuoco anche attraverso esperienze concrete e testimonianze significative di buone pratiche di imprese sociali fondate sull’etica del lavoro e della cittadinanza attiva.

Le seconda fu “La lotta alle mafie come narrazione collettiva”,  sempre con Ediesse nel 2011. “La lotta alle mafie” è una narrazione collettiva, perché la cultura mafiosa isola e colpisce i suoi avversari lasciati soli, come ricorda Giovanni Falcone. È narrazione perché la stessa cultura mafiosa prospera negli anfratti dell’omertà. Narrazione collettiva, dunque, come doppia sfida alla cultura mafiosa, prima ancora che alle mafie stesse, quella cultura che è, ancora Falcone, «contiguità morale» tra mafia e non-mafia, più insidiosa, se possibile, dell’adesione aperta. Il lavoro di Pasquale Iorio offre

tre chiavi di lettura, distinte e connesse. La prima è il contenuto stesso del libro. La seconda è la sua narrazione itinerante. La terza è la narrazione sulla narrazione. La costruzione a più voci di questo volume, la pluriformità degli spaccati d’osservazione, la ricchezza del dibattito generato e delle intelligenze mobilitate, la varietà dei luoghi delle discussioni e delle generazioni coinvolte, la fatica del narratore itinerante, la mobilitazione delle istituzioni ospitanti, la buona disposizione al confronto rendono l’esperienza del Sud che resiste visto dagli altri una «buona pratica», sia come contributo alla resistenza contro la cultura mafiosa, sia come restituzione della dignità ad un popolo oppresso, sia come, infine, metodologia efficace di produzione collettiva di conoscenza. Tre motivi, questi, che fanno del lavoro di Pasquale Iorio uno strumento fondamentale.

Poi nel 2012 vi è stato un altro passaggio significativo, con l’edizione di   “Educare alla cittadinanza democratica. Tra teoria e prassi in memoria di Bruno Schettini” (sempre con Ediesse),  scritto a quattro mani insieme  a Filippo Toriello e dedicato ad uno dei maestri, ad un pedagogo sociale di livello internazionale, insieme con il quale si ebbe la felice e creativa intuizione nella Feltrinelli di Caserta di dare vita ad una rete, quelle delle Piazze del Sapere, come luogo di promozione della cultura come fattore di coesione sociale e di conoscenza sui territori, che in un decennio ha svolto una mole impressionante di eventi e progetti, che ancora oggi va avanti con alcune rassegne di grande successo come quelle su “Letture di gusto”, “Cittadinanza e diritti”,”Lotta per la legalità democratica”. ll volume raccoglie testimonianze e saggi autorevoli che ricostruiscono il percorso di studioso rigoroso della pedagogia sociale, nonché l’impegno civico che ha contraddistinto la vita di Bruno Schettini, maestro di umanesimo. Si articola in tre sezioni tematiche che abbracciano tutti i filoni di interesse della sua attività scientifica e sociale. Risalta nel testo la passione etica e civile di una persona che non separava mai la sua attività di studioso da quella di militante impegnato in tante battaglie civiche, partecipe attivo delle tante iniziative sociali promosse sul territorio, in primo luogo sul mondo del lavoro e del terzo settore.

Questa ricca esperienza trova un sintesi nella raccolta di saggi “Terra di Lavoro. Ripartire con la cultura”,  Edizioni Melagrana 2017, in cui come sottolineaAlberto Magnaghi nel suo scrittoTerra e buoi dei paesi tuoi”: il rapporto impresa-territorio rimane centrale anche nell’economia globale. Ma entrambi i soggetti devono fare importanti aggiustamenti: il territorio deve “aprirsi” ed aiutare le imprese nella loro crescita, l’impresa deve ampliare il concetto di territorio, investendo nelle sue diverse dimensioni. Lo tsunami è all’orizzonte, e per molti versi è già arrivato. Per affrontarlo servono territorio forti, con aziende guida ed imprenditori coraggiosi e lungimiranti. Con questi ingredienti, e nonostante i cambiamenti epocali dovuti a globalizzazione e tecnologia, il rapporto tra impresa e territorio rimane uno dei cardini della competitività.”                                                       E così siamo arrivati all’ultima fase in cui vengono ricostruite la storia e la biografia dell’autore in tre voluumi che possono rappresentare la sintesi della sua opera: in primo luogo abbiamo una vera e propria autobiografia, una narrazione con toni a volte anche autoironici sulla sua vita privata, sui ritmi della sua formazione e della sua attività, dal titolo emblematico “Una vita per i diritti, la cultura e lo sviluppo locale. Racconti, ricordi e aneddoti,   Rubbettino 2018. Come ha sottolineato G. Cerchia nella sua presentazione al libro: ”L’ex dirigente del movimento operaio adesso animatore a Caserta delle Piazze del Sapere ha scritto un volume in cui sono raccolte e raccontate le storie, le testimonianze  e le memorie

più significative di una vita spesa per i diritti e per la coesione sociale in una terra difficile. A partire dai ricordi di giovane militante comunista e corrispondente de L’Unità e di Paese Sera. Si passa poi per gli anni di fine secolo scorso, caratterizzati da una lunga stagione di militanza e di lavoro nella CGIL provinciale e in quella regionale”. Di questi anni, nel volume, si ricordano non solo le fasi salienti, ma anche piccole vicende, veri e propri aneddoti che ci possono aiutare a capire il contesto politico, sociale e culturale in cui l’autore è vissuto e si è formato. Infine, viene raccontata la fase più recente del percorso di Pasquale Iorio: la ricca esperienza delle Piazze del Sapere e l’impegno sociale a sostegno di vere e proprie battaglie di civiltà per i beni comuni e culturali, a partire dal progetto di Aislo per un “Distretto culturale evoluto” in Terra di Lavoro.                                                                                                                                            Dopo aver parlato di se, sulla base della sua esperienza e conoscenza storica, Iorio si cimenta con una delle poche opere dedicate a “Diritti e lotte sociali nel XX Secolo. Storie e protagonisti di Terra di Lavoro”, Guida editore, 2019 (e qui già siamo nella prima fase critica dell’emergenza sanitaria, che in qualche modo rende ancora più difficile l’impresa degli autori e degli stessi editori). Il tema di fondo del testo, è costituito dalle vicende politiche e sociali, di Terra di Lavoro, narrate attraverso documenti, testi, scritti, contributi di alcuni protagonisti. Il lavoro di Iorio è una valutazione del processo democratico di Terra di Lavoro a partire dalla fase pre-repubblicana fino ai nostri giorni . La prima parte è dedicata alla fondazione del partito socialista, seguono i capitoli sull’antifascismo, la Resistenza, le lotte nelle campagne, il ’68 e l’affermazione delle donne nella società. Questa raccolta di saggi e di testimonianze è nata sulla spinta di due motivazioni e circostanze particolari. La prima è scaturita dalla ricostruzione storica, dalla narrazione, dalla ricerca nella memoria personale dell’autore e dalla raccolta di documenti utilizzati per la pubblicazione del precedente libro “Una vita per i diritti”, edito da Rubbettino nel 2018. La seconda motivazione, anche un poco emotiva ed istintiva, è derivata da un moto di reazione di fronte alle modalità con cui sono state organizzate alcune manifestazioni in occasione del Bicentenario della elevazione della città di Caserta a Capoluogo di Provincia                                        E si arriva così all’attualità con la raccolta di saggi dedicati a “Il Museo vivente delle madri. Il monumento più insigne della civiltà italica” , Rubbettino  2020, un luogo a cui l’autore deve tanto per la sua formazione, in cui ha imparato a conoscere e leggere i quaderni del carcere di A. Gramsci, insieme con la storia di Federico II di Svevia, Stupor mundi.                                                 Come ha sottolineato nella sua presentazione Francesco di Cecio (architetto, già Presidente CdA del Museo Campano), il progetto editoriale curato da Pasquale Iorio ed edito da Rubbettino, con la nuova pubblicazione che si inserisce tra le varie iniziative per la valorizzazione ed il rilancio del nostro Museo Campano oltre i confini nazionali, che ci può aiutare a far conoscere ed apprezzare i tesori di arte e di storia che qui sono contenuti. Questo obiettivo viene favorito grazie all’apporto ed alla collaborazione di autorevoli esperti di storia dell’arte e di beni culturali (come i docenti di varie università: da Eva Cantarella a Nadia Barrella, da Carlo Rescigno a Luigi Carrino, da Fulvio Delle Donne a Florindo Di Monaco alla ex direttrice Maria Luisa Nava). Molto interessanti risultano anche i contributi di varie personalità del mondo della scuola e delle associazioni (come la prof.sa Daniela Borrelli, l’ex sindaco di Castel Volturno Mario Luise, lo scrittore Vittorio Russo, la presidente di Italia Nostra Maria Rosaria Iacono, Amalia Galeone, Nicola Terracciano, Luigi Fusco, Daniela e Gianluca De Rosa, l’ex direttore Mario Cesarano, Pietro di Lorenzo ed Alfredo Fontanella del sistema Museale territoriale, il Presidente di Aislo Stefano Mollica ed il musicista Lello Traisci.

Tante personalità che a vario titolo amano il nostro monumento, a cui sono legate per le loro attività di studio e di promozione, che vengono promosse e realizzate negli spazi e nelle prestigiose sale espositive.                                                                                                                               In conclusione va segnalato che l’interesse e l’impegno editoriale, di  ricerca storica continua a rimanere intenso. Infatti Iorio ha da poco concluso le ricerche per due nuovo pubblicazioni di grande interesse: la prima è dedicata alla storia millenaria della sua città natia Capua. La seconda è in fase di definizione con una storia della mozzarella di bufala campana, l’oro bianco delle  terre a volte ricordate con il termine di Mazzoni, un prodotto tipico, unico al mondo, una vera eccellenza della nostra economia agroalimentare divenuta trainante per lo stesso export produttivo della Campania Felix. E non finisce qui: sullo sfondo dei suoi interesse prende corpo un itinerario sul fiume Volturno in Terra Laboris, anche per ritornare ad alcune figure della nostra storia e mitologia, come il culto della Dea madre (o Mater Matuta per il fascino misterioso che emana), il dio Volturno, i Longobardi ed i Normanni dell’epoca federiciana.

InfinitiMondi   Redazione                                                                                         Aprile, 2021

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