Salviamo la natura

Prendendo spunto da un saggio pubblicato su The Post Internazionale da Piero Bevilacqua, ritorno su alcune questioni di grande attualità anche per il nostro territorio. Infatti, bisogna notare che se da un lato stiamo affrontando l’emergenza sanitaria per salvaguardare la salute umana; dall’altro continuiamo in Terra di Lavoro a trascurare altre emergenze, non meno drammatiche, come quelle che riguardano l’ambiente  e la natura che ci circonda. Basta vedere cosa sta succedendo intorno a noi: dallo scempio delle cave sui Colli Tifatini, che continuano a devastarle provocando un dissesto idrogeologico senza pari fino al mare della costiera domiziana. Qui i Regi Lagni – ed anche altri canali come l’Agnena ed il Savone continuano a scaricare veleni e rifiuti tossici con un pericoloso inquinamento del nostro mare (altro che bandiere blu e balneabilità!). Infatti, ogni tanto compaiono delle macchie inquietanti e maleodoranti.

Ma quest’anno si aggiunge uno spettacolo ancora più desolante: quello della pineta che sta deperendo a causa di un virus che da anni ha colpito gli alberi, nella piena disattenzione ed indifferenza dei cittadini e delle istituzioni (infatti il fenomeno dell’inquinamento è in atto da diversi anni). Ora lo spettacolo che si presenta è davvero tremendo: i pini stanno morendo e con loro sta scomparendo uno dei tesori della nostra costa, una bellezza ed uno spettacolo della natura che viene bruciato dall’incuria dell’uomo. Allo stato l’unica soluzione resta quella di abbatterli, anche per evitare altri danni (come gli incendi dolosi, i fuochi velenosi che continuano a devastare tanta parte del territorio).                                                                                        Su questo problema sarebbe utile un piano straordinario di intervento da parte della Regione Campania, dei comuni e degli altri enti (a partire dalla Riserva naturale) per avviare un progetto di risanamento e di rimboschimento lungo tutta la fascia costiera. A proposito ci chiediamo: ma la guardia forestale della Provincia che fine ha fatto? Nello stesso tempo anche le associazioni ambientaliste e del volontariato dovrebbero scendere in campo con più determinazione per sollevare il problema

Come ha sottolineato Piero Bevilacqua: “ L’agricoltura costituisce un nodo fondamentale della  cosiddetta transizione ecologica, perché al momento

contribuisce al riscaldamento climatico per almeno il 30% del totale. Esiste un’ agricoltura alternativa, quella biologica, biodinamica, organica,  e oggi, a livello mondiale, l’agroecologica, che costituisce, sotto tutti gli aspetti, sociale, ambientale, salutistico, un percorso anticapitalistico”. Infatti, l’ agricoltura non industriale, cioè non capitalistica, significa cibo sano, ricco di sapore, difesa dell’ambiente, del territorio, della biodiversità, del paesaggio, valorizzazione delle economie locali, rivitalizzazione delle aree interne, mitigazione climatica, tutela della salute umana. La terribile lezione del virus ci insegna che non abbiamo più tempo, dobbiamo cambiare il modo di vivere e di produrre: dalla massimizzazione del profitto dobbiamo passare a quella del benessere umano, dell’ambiente e della natura, che devono diventare le nostre vere priorità (a partire dalla scuola e dalla formazione delle nuove generazioni). Per concludere, come sostiene Bevilacqua: “Abbiamo la possibilità di una narrazione edonistica alternativa, rispetto a quella del consumismo compulsivo  ormai degradato a  imbestiamento di massa indirizzato  alla distruzione del pianeta”.

Pasquale Iorio, Le Piazze del Sapere                            Castel Volturno, 14 luglio 2021

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