27 settembre: è l’ora del Global Climate Strike

A un anno dalla prima mobilitazione, venerdì 27 settembre un nuovo appuntamento per lo sciopero globale contro il cambiamento climatico. In Italia, cortei studenteschi e sindacali e una fitta agenda di scadenze segneranno il percorso di un movimento che sta scuotendo il mondo.

Venerdì 27 settembre in tutto il mondo, centinaia di migliaia di persone sciopereranno contro i responsabili degli sconvolgenti cambiamenti climatici che stanno scuotendo il pianeta.

La giornata arriva al culmine di una settimana di scioperi e iniziative diffuse in tutto il mondo. È passato giusto un anno da quando, un venerdì di settembre la sedicenne svedese Greta Thunberg decise di non andare a scuola per protesta contro il cambiamento climatico che condanna la sua generazione a un futuro drammatico. In un anno, il movimento dei Fridays For Future, nato a partire dal suo gesto, ha acquisito dimensioni impensabili, sia in termini di volumi di persone mobilitate, sia in termini di dislocazione geografica delle proteste. In questa settimana si è manifestato per il clima a Kabul e a Islamabad, a Parigi come in Australia e in centinaia di altre città in tutto il pianeta, identificando responsabili precisi e rifiutando ogni semplificazione che vede l’unica risposta possibile nella promozione individuale di stili di vita sostenibili.

In tutta Italia nella giornata di venerdì si aspettano grandi cortei studenteschi, ai quali si uniranno anche un numero crescente di lavoratori. Solo USB, USI e Funzione Pubblica della Cgil hanno però proclamato lo sciopero, il mondo sindacale continua a non percepire la rilevanza della battaglia sul clima e l’importanza di giocarla anche sul piano dello strumento più forte che il lavoro ha nei confronti del capitale, cioè lo sciopero.

Ci sono alcuni elementi che sono importanti da sottolineare rispetto alla giornata di venerdì.

Il movimento dei Fridays ha dimostrato che gli scioperi per il clima sono momenti di accumulazione della protesta ma non si esauriscono in sé stessi. Il fermento di movimento sul tema continua anche tra uno sciopero e l’altro in un susseguirsi di blocchi e mobilitazioni, come è emerso chiaramente dal Climate Camp di Venezia, ma come era già evidente dalle azioni diffuse contro Unicredit lanciate dai Fridays nella giornata di venerdì 19 luglio, per protestare contro il suo ruolo di finanziatore dell’industria fossile mondiale. Quest’ultima giornata ha rappresentato un passaggio chiave perché sarà sempre più importante, negli scioperi e tra uno sciopero, e l’altro allargare la prospettiva rispetto alle aziende responsabili del cambiamento climatico. In Italia questo elemento è ancora di più rilevante perché il caro capitalismo nostrano, migliore amico di chi sta al potere a prescindere dal colore di partito, è responsabile di nefandezze in più parti del mondo. Enel è ancora molto legata al carbone in America Latina, Generali assicura alcune delle più mortifere miniere di carbone in Polonia e Repubblica Ceca, Unicredit finanzia l’industria fossile in più parti del mondo per non parlare poi della azienda leader per eccellenza, cioè Eni, che, oltre ad essere sotto processo per la più grande tangente mai pagata della storia, è responsabile di devastazione ambientale in tutto il pianeta, dalla Basilicata alla Nigeria, all’Egitto.

A seguito della giornata di mobilitazione di venerdì, i Fridays For Future si incontreranno a Napoli dal 4 al 6 ottobre per un meeting nazionale che cercherà di dare un indirizzo a un movimento in forte crescita e ramificazione territoriale, ma ancora molto giovane e che deve trovare strumenti e modalità per assicurarsi “longevità”, perché è certo che la battaglia si preannuncia lunga e faticosa. In Italia, a partire dall’imponente corteo del 23 marzo a Roma è iniziato un percorso di sinergia e avvicinamento tra i FFF e ambientalisti di lungo percorso che combattono contro le opere inutili e imposte. Emanuele Leonardi in questa intervista ha spiegato a Dinamo perché questa sinergia sia un elemento fondamentale anche nel futuro prossimo, e tale sinergia si misurerà anche attorno alla data del 27 settembre e oltre la stessa.

In molte città, nel frattempo, una delle richieste fatte ai vari comuni è stata quella di dichiarare lo stato di emergenza climatica, anche se ormai è sempre più evidente quanto sia una dichiarazione vuota e rischiosa in quanto permette a chi la proclama di lavarsi le mani. Assurdo è stato poi quanto successo martedì al Campidoglio: i FFF avevano scritto e presentato una dichiarazione nel mese di giugno che includeva una serie importante di provvedimenti, dalla tutela della risorsa idrica alla lotta per la giustizia climatica in senso più ampio. La mattina di martedì, si legge nel loro profilo facebook, con una mail inviata alle 9.20, è stato a loro comunicato che il documento che verrà discusso (e forse pure approvato oggi, giovedì 26 settembre) sarà una versione diversa, annacquata e totalmente privata di contenuto e di radicalità. Potrebbe essere uno scenario che si riproporrà in altre città. I FFF hanno dichiarato che non c’entrano nulla con quel documento e hanno invitato la popolazione a scendere in piazza a manifestare venerdì 27.

Il movimento, a livello mondiale, si trova tra due fuochi, da un lato i partiti di sinistra moderata che cercano di addomesticarlo, dall’altro la destra che sta cercando in tutti i modi di delegittimarlo e di depotenziarlo. Gli attacchi misogini, sessisti e abilisti che subisce ogni giorno Greta Thunberg sono la cartina di tornasole di quanto il capitale sia impaurito dalla diffusione delle sue idee e dalla crescita del consenso verso posizioni radicalmente ecologiste. In Nord Europa questi attacchi sono stati strutturalmente collegati con posizioni di estrema destra.

Pure in Italia la tendenza a infantilizzare Greta e il movimento a lei ispirato è notevole, i giornali di destra sono anche da noi sempre pronti ad attaccare la sedicenne svedese che poi purtroppo viene criticata aspramente anche da alcuni che, a parole, si dichiarano comunisti.

Le potenzialità di questo movimento sono fortissime. I FFF sono il primo movimento globale di queste dimensioni, post caduta del Muro, che dichiara il sistema capitalista incompatibile con la sopravvivenza sul pianeta e pertanto ne chiede la fine, senza mediazioni, senza false soluzioni green. Pure le alternative che propone non sono un progetto organico, mancano di sistemicità ma sono tutt’altro che moderate o riformiste. Esse parlano di transizione ecologica, conversione del sistema produttivo, democratizzazione dell’approvvigionamento energetico fino pure alla messa in discussione della forma stato come modello di presa decisionale e la proposta della forma assembleare e popolare come alternativa.

Non è un caso che si sia scelto, dopo il 27 settembre come successivo venerdì di sciopero il 29 novembre, che coincide con il Black Friday, la giornata dell’acquisto sfrenato prenatalizio. I Fridays For Future hanno chiaro che questo sistema di consumo e produzione deve essere fermato, e le ulteriori azioni compiute in queste settimane contro Benetton e HM sono una prova.

Lo scenario, dopo questo 27 di settembre è tutto da decidere e da disegnare. Finora, ad esempio, la mancanza di un forte coordinamento internazionale ha favorito la sua crescita e la sua spontaneità di forme e di dinamicità. Bisognerà capire quanto manterrà questo carattere eterogeneo e quanto invece sarà necessario assumere forme diverse. Il futuro, come sempre non è scritto, ma questo movimento è con ogni probabilità l’unica speranza per non avere un futuro prossimo devastato da guerre per l’acqua e calamità diffuse prodotte dai cambiamenti climatici.

Nel frattempo, l’IPCC (il panel intergovernativo dell’ONU formato da scienziati che studiano i cambiamenti climatici) ha prodotto un nuovo preoccupante documento mercoledì 25 settembre, nel quale si denuncia la gravità in cui versano gli oceani e le conseguenze su scala mondiale del loro surriscaldamento. Ci rimane poco tempo per evitare la prima estinzione di massa non provocata da cause naturali.

QUI la mappa delle mobilitazioni per il Climate Strike del 27 settembre in tutta Italia.

 

Foto di Gaia Di Gioacchino

 

(Fonte Press Dinamo)

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *