73° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE

di Paolo Pozzuoli

Il 25 aprile, così come l’unità d’Italia (17 marzo), la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate (4 novembre), la festa della Repubblica (2 giugno), la Costituzione (1 gennaio) e il voto alle donne (10 marzo) è una data memorabile nella storia ultracentocinquantenaria della nostra Italia. Ma, se l’unità d’Italia, per la cui realizzazione la cavalcata di Garibaldi da Marsala in su, lungo tutto lo Stivale, non è stata una marcia trionfale, bollata continuamente da combattimenti, battaglie, invasioni, stermini, stragi, a partire da Calatafimi, Milazzo, a seguire, Bronte, Montefalcione, Pontelandolfo e Casalduni, Castel Morrone e poi ‘condita’ da stragi, stermini, stupri, è di fatto la ‘Storia’ sicché forte e radicato è in tutti il senso dell’appartenenza, l’attaccamento alle antiche radici.

A sua volta, l’unità d’Italia risale alla proclamazione del Regno d’Italia e la data di riferimento è il 17 marzo 1861. Soltanto nella ricorrenza dei tre cinquantenari, 1911, 1961 e 2011, in ogni paese e città si sono svolte manifestazioni e celebrazioni di tutto rispetto. Anche la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, istituita il 4 novembre 1919 al fine di commemorare la vittoria nella prima guerra mondiale, è l’unica festa dalla storia incrollabile, duratura nonostante i movimenti politici avvicendatisi nell’intero arco di tempo.

Oggi, 25 aprile (data simbolica), ricorre il 73° anniversario della liberazione del territorio italiano dalla dittatura e occupazione nazi-fascista ‘1945’). La liberazione è stata l’incredibile, indiscussa interprete di due ruoli impegnativi e di vitale importanza: figlia e madre. Da figlia della resistenza – e in essa si rispecchiano tutte le donne (non è mancata chi venne arrestata dopo una delazione, chi fu torturata, ma anche chi trovò l’anima gemella) che, accanto ai loro uomini, audaci e di specchiata onestà morale e patriottica, e/o avendo come riferimento intellettuali dalle eccelse qualità ed altri personaggi di tangibile pregio, sprezzanti di qualsiasi pericolo – si è adoperata contribuendo in modo esemplare alla causa. E fu liberazione. Da madre, ha generato il voto alle donne, la Repubblica, la Costituzione. Il 25 aprile dovrebbe essere una giornata di aggregazione e fratellanza. Ma, negli ultimi anni, non è stato così. Infatti, nonostante gli interventi del sen. Giorgio Napolitano da presidente della Repubblica e del successore, on. Sergio Mattarella, che hanno rammentato  che “è festa dell’unità” e pertanto va “ricordata senza odio”, abbiamo registrato il verificarsi di tensioni e divisioni tra associazioni e rappresentanti politici e centri sociali. Ma, è stato sorprendente leggere su un noto quotidiano nazionale il risultato di una ricerca effettuata dall’Istituto EurometraMR di Milano che ha intervistato persone di età superiore ai 17 anni. Alla domanda: “cosa si commemora il 25 aprile?”, il “15% non ha saputo cosa rispondere”, “il 18% ha dato risposte strane”, “il 9% la fine della seconda guerra mondiale”. È stato rilevato che “la maggiore ignoranza del significato del 25 aprile non è stata rilevata nelle generazioni dai 18 ai 25 anni (più ‘freschi’ di studi ndr), ma in quelle successive, dai 25 ai 45 anni”. Si conclude con quanto riportato: “le molteplici sono le cause cui ascrivere questa diffusa ignoranza, si cercano responsabilità da parte di chi dovrebbe contribuire a stimolare una maggiore consapevolezza tra i cittadini”. Ci fermiamo qui, significando che avremmo preferito leggere delle soluzioni finalizzate a trovare soluzioni ad hoc.

                                                Paolo Pozzuoli

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