Aspettando la festività di San Biagio: martire e vittima per la fede

Cancello ed Arnone –  In occasione della giornata dedicata a San Biagio, il 3 Febbraio, ricordiamo il Santo Protettore di Arnone.

I CRISTIANI E LA PERSECUZIONE –
“Ricordate la parola che io vi dissi: «Non c’è servo più grande del suo padrone». Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (vangelo di Giovanni 15,20). Dopo la morte violenta di Gesù in croce ad opera delle autorità romane, i cristiani hanno conosciuto molto presto la persecuzione. Stefano e poi gli apostoli sono morti martiri. Molti sono i cristiani che nel primo e secondo secolo hanno subito il martirio. Più esattamente possiamo dire che la persecuzione e il martirio accompagnano la Chiesa in tutta la sua storia. Anche nel secolo appena finito numerosi sono stati gli uomini e le donne morti per la fede. Non si tratta solo di casi marginali, di episodi eroici: è una realtà di massa che ha segnato la storia del cristianesimo. Nel Novecento si parla di oltre 10.000 cristiani uccisi per la loro fede. I martiri sono testimoni coraggiosi della fede, hanno donato la loro vita per il Vangelo e per la promozione umana dei più poveri. Durante le varie persecuzioni sotto gli imperatori romani, quando il Cristianesimo comincia a diffondersi, innumerevoli sono quelli che hanno testimoniato la fede fino a dare la vita. Con l’imperatore Diocleziano, all’inizio del quarto secolo, i cristiani vivono anni drammatici. Solo con Costantino il Cristianesimo diventerà una religione legale, privilegiata e ben presto una religione di Stato. Sotto Diocleziano e fino a poco prima dell’affermazione della nuova religione, l’impero pagano tenta per l’ultima volta e con una violenza fino allora mai raggiunta, di annientare la religione cristiana. Dopo le persecuzioni fra il 250 e il 260, sotto Decio e Valeriano, la Chiesa cristiana non è praticamente più molestata dal potere civile. La Chiesa vive tranquilla, in una situazione di riconoscimento di fatto: le comunità cristiane possono ormai mostrarsi alla luce del giorno, godere tranquillamente delle loro proprietà, celebrare il loro culto. I fedeli che aderiscono al Cristianesimo aumentano notevolmente di numero in questo periodo. In meno di un anno, fra il 303 e il 304, quattro editti dell’imperatore si succedono a breve distanza. Viene proibito il culto cristiano, con la confisca di libri e vasi sacri e la distruzione delle chiese. Successivamente vengono arrestati i “capi delle chiese”, vescovi e clero; essi vengono liberati solo se acconsentono a compiere i riti pagani agli dei e all’imperatore. Di fronte alle resistenze incontrate, l’imperatore ordina per alcuni deportazioni nelle miniere e per altri, dopo crudeli supplizi, anche la morte. In Oriente la persecuzione è molto più severa che non nelle regioni occidentali dell’impero. Molte testimonianze dell’epoca ci descrivono la barbarie dei carnefici e il coraggio delle vittime. In questo periodo viene a collocarsi la vita e il martirio di San Biagio.

VITA DI SAN BIAGIO
San Biagio visse tra il III e il IV secolo d.C. in Turchia. Nato da una famiglia nobile e allevato come cristiano divenne vescovo di Sebaste, l’odierna città di Sivas nella Turchia orientale, che al tempo di San Biagio era una provincia romana chiamata Armenia Minor. Sebaste (o Megalopolis) era la capitale della Armenia bizantina. Si racconta che era esperto nella medicina, uomo retto e probo, e per questo viene eletto vescovo della sua città. Quando comincia la persecuzione di Licinio, prima larvata, poi sempre più violenta, egli fugge dalla città, rifugiandosi in una grotta sui monti. Licinio, uno dei “colleghi” dell’imperatore Costantino, aveva autorità sulle regioni orientali dell’Impero. Geloso della potenza del grande Imperatore, gli si mette contro, e per prima cosa diventa persecutore dei Cristiani, contravvenendo così all’Editto di Milano (anno 312) da lui sottoscritto insieme con Costantino. La sua persecuzione è quindi un mezzo di lotte politiche, anzi una espressione della rivalità tra i due colleghi. Ma le sofferenze dei cristiani non sono per questo meno crudeli, finché Costantino non riporterà sul rivale una completa vittoria. San Biagio, recluso volontario nella caverna, seguita a svolgere in segreto la sua opera di vescovo. Non dimentica, cioè, neanche sui monti e in momenti particolarmente difficili, il popolo di Sebaste, lontano e minacciato, che gli era stato affidato. Si racconta che stando sui monti, animali selvatici venivano a visitarlo procurandogli il cibo necessario. San Biagio li tratta con rispetto e li cura quando sono malati o feriti. E il significato di questi racconti è molto chiaro: Biagio è accogliente verso tutti e a tutti manifesta affetto e dona aiuto. Viene scoperto da cacciatori in ricognizione sui monti venuti per catturare fiere da far combattere contro i cristiani nel circo; essi vengono attirati presso la grotta del santo proprio per la gran quantità di animali selvatici che stazionano nei suoi pressi, e lo arrestano. Lungo la strada del ritorno, che si immagina piuttosto lunga, il santo converte molti pagani e compie due celebri miracoli. Il primo è il risanamento di un bambino che aveva una lisca di pesce in gola; è il santo stesso a dirci di avere dei poteri taumaturgici in questo senso, e di poter intercedere presso Dio a favore di chi, uomini o animali, avesse malanni dello stesso genere. Questo episodio delicato e affettuoso nei confronti del bambino, compiuto sulla via del martirio, ha valso a san Biagio la sua qualifica di protettore da tutti i mali della gola, che la tradizione ha confermato con un culto secolare, e che la Chiesa accoglie nella liturgia di questo giorno. San Biagio professò la sua fede in Cristo davanti all’imperatore e perciò fu picchiato con le verghe. Poi appeso, stirato e gettato in prigione. Mentre lo portavano in prigione lo seguirono sette donne che professavano Gesù Cristo come vero Dio e per questo furono decapitate. Fu torturato con pettini che strappavano la carne, come quelli usati per cardare la lana: ‘Dilacerato corpore, infractus animo resistit’ secondo il racconto del suo martirio. Si racconta anche che convinse con la sua parola un lupo a restituire un maiale che apparteneva ad una povera donna. Essa poi ricambiò il santo infiltrandosi nella prigione e portandogli cibo e candele. Fu gettato in fondo al lago, ma due angeli lo riportarono sano e salvo a riva, quindi fu decapitato. Furono decapitati anche due ragazzi che erano in prigione con lui e che egli aveva istruito alla religione cristiana. San Biagio fu l’esecutore del testamento scritto di Sant’Eustrazio, quando questi fu martirizzato, e ciò è raccontato nella vita dei ‘cinque martiri’ venerati il 13 Dicembre dalla chiesa ortodossa. Compare in una antica tela, rappresentato tra i cinque martiri, vicino ad Eustrazio nell’atto di accettare dalle sue mani il testamento scritto. Il martirio del Vescovo di Sebaste avvenne nel 315 o 316 d.C. durante l’impero di Licinio. Nel martirologio di San Gerolamo (347-419) non è nominato, ma in quelli europei del IX secolo San Biagio è nominato al 15 Febbraio, mentre in quelli greci è ricordato l’11 Febbraio. I pochi fatti certi sulla vita di San Biagio sono riportati nei documenti antichi frammisti alla leggenda che si diffuse a partire dall’ottavo secolo. La venerazione del santo orientale è arrivata in Europa in tempi molto antichi e fu molto popolare nel Medio Evo. La ragione vera della devozione a San Biagio non è ancora stata chiarita. Innumerevoli chiese sono dedicate a lui e molte località ritengono di avere sue reliquie (Taranto, Ragusa, l’Abbazia di San Biagio nella Foresta Nera, e anche San Biagio di Callalta). San Biagio si festeggia il 3 Febbraio nella chiesa cattolica e l’11 Febbraio nella chiesa orientale. E’ rappresentato spesso con in mano due candele incrociate o in una grotta attorniato dagli animali. San Biagio è il patrono degli animali selvatici, dei cardatori e di tutte le persone che soffrono di malattie alla gola. In Germania, Svezia ed Ungheria San Biagio è venerato tra i 14 santi ausiliatori cui si rivolgono i devoti che chiedono aiuto in caso di malattia.

PREGHIERA A SAN BIAGIO
O glorioso San Biagio che con una breve preghiera, restituiste la perfetta sanità ad un bambino che per una spina di pesce attraversata nella gola stava per mandare l’ultimo anelito, ottenete a noi tutti la grazia di esperimentare l’efficacia del vostro patrocinio in tutti i mali di gola, ma più di tutto, di mortificare con la fedele pratica dei precetti di Santa Chiesa, questo senso tanto pericoloso, e di impiegare sempre la nostra lingua a difendere le verità della fede tanto combattute e denigrate ai giorni nostri. Così sia.

 

 

 

La festività di San Biagio è molto sentita in Cancello ed Arnone e, più precisamente nella parrocchia “Maria SS. Assunta in Cielo” sita in località Arnone.

Dal 31 gennaio al 3 febbraio la chiesa ospita la festa di San Biagio Vescovo e Martire, partecipatissime.
L’intera giornata del 3 febbraio è scandita dalle partecipate celebrazioni eucaristiche, e la Santa Messa delle ore 11,00 viene celebrata, come di consueto, dall’Arcivescoo della diocesi di Capua, Sua Eccellenza  Salvatore Visco.
Al termine di ogni messa vengono distribuiti i piccoli pani benedetti che ricordano la forma della gola umana (cannarozzo) su cui si è soliti incidere le iniziali del Santo (SB).
Essi vengono distribuiti gratuitamente alla gente in un locale nella piazzetta adiacente alla chiesa; la tradizione vuole che questi pani “non debbano essere consumati senza essere spezzati in comune; non debbano essere farciti, e non debbano essere tagliati con la lama”. Chiari i riferimenti eucaristici.

Al termine della celebrazione, la grande folla, radunata dentro e fuori la chiesa, forma una lunga fila e ad uno ad uno tutti ricevono l’attesissima benedizione con le candele incrociate. Numerosi i bambini.
La tradizione vuole che nelle chiese il giorno 3 febbraio si svolga il rito delle benedizioni delle candele, estensione della Festa della Candelora del giorno precedente, l’unzione della gola ed infine la distribuzione delle pagnotte benedette. (come abbiamo già detto)
La Candelora ricorda il rito di purificazione che la Vergine Maria seguì dopo aver dato alla luce Gesù Cristo, in conformità con la legge mosaica. In molte regioni italiane la Candelora resta legata alla benedizione dei ceri.
Oggi, la Candelora segna la fine dell’inverno, con annesso proverbio “Candelora dell’inverno semo fora”proseguendo con “ma se piove e tira vento, dell’inverno semo dentro”.

 

Matilde Maisto

N.B. con l’occasione, siamo lieti di porgere, anticipatamente,  i nostri migliori auguri a tutti i “BIAGIO” di Cancello ed Arnone, augurando loro un sereno e felice onomastico.

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