
BUON MERCOLEDI’
RUBRICA: DIPINTI DEL RINASCIMENTO

Buona Giornata con “LA TEMPESTA”: IL CAPOLAVORO DI GIORGIONE SPIEGATO NEI DETTAGLI
Analisi di un quadro riconosciuto da critici e studiosi come una delle opere fondamentali per la storia dell’arte rinascimentale.
La storia delle pittura rinascimentale veneta e, più in generale, l’arte cinquecentesca in tutto il Nord Italia vede il Giorgione come una delle sue figure di spicco, sicuramente la più enigmatica. La sua breve ma intensa carriera è risultata decisiva per l’affermazione della scena veneziana nel panorama artistico rinascimentale.
I delicati cromatismi ripresi da Giovanni Bellini, altro fondamentale pittore del rinascimento veneziano, e, soprattutto, le misteriose composizioni dei suoi quadri hanno reso il Giorgione un artista dalla vita semi-leggendaria. Il suo più grande capolavoro è La Tempesta, quadro riconosciuto da critici e studiosi come una delle opere fondamentali per la storia dell’arte rinascimentale.
La sua poetica enigmaticità è, ancora oggi, oggetto di approfonditi studi da parte dei critici d’arte, i quali, nonostante le numerose proposte, non hanno concordato una spiegazione del tutto soddisfacente dell’opera del pittore veneto.
Scopriamo dunque le caratteristiche, la storia e tentiamo di approfondire il significato di questo misterioso quadro.
Descrizione del quadro di Giorgione
La Tempesta rappresenta la massima espressione dell’estro artistico del grande pittore rinascimentale Giorgione, nato a Castelfranco Veneto intorno al 1478. Come in molte opere del Giorgione, anche riguardo a La Tempesta non si hanno notizie certe: il quadro, oggi conservato alla Galleria dell’Accademia a Venezia, si pensa sia stato realizzato intorno ai primi anni del XVI secolo, sicuramente non dopo gli anni 1505-1506.
In una tela di superficie di 83 x 73 cm Giorgione esprime al pieno la sua concezione di arte e natura. La composizione raffigura un vasto paesaggio campestre, alcune rovine romane sorgono ai lati del quadro, mentre una città medievale fa capolino sullo sfondo. Il dipinto, in ogni caso, è dominato dal minaccioso cielo che sovrasta un ruscello ed il ponticello che lo attraversa, cinti della verde vegetazione.
L’opera, che rappresenta uno dei primi esempi di pittura in cui il paesaggio si fa vero protagonista, presenta, tuttavia, due figure, posizionato dall’autore ai due lati del quadro: nell’estrema sinistra sorge una figura maschile che, elegantemente vestita, osserva le scena agreste alle sue spalle, mentre un bastone lo aiuta a sorreggersi. Nella parte destra, invece, Giorgione dipinge un personaggio emblematico, che si fa simbolo dell’intera composizione: è una donna seminuda che, accovacciata sulle ginocchia, è ritratta durante l’allattamento di un neonato, mentre i suoi occhi fissano lo spettatore.
Interpretazione de La Tempesta: curiosità e significati nascosti
La Tempesta di Giorgione, con i suoi enigmatici personaggi e la suggestiva veduta alle loro spalle, si erge come rappresentazione dell’atavica e profonda connessione tra uomo e natura, un connubio imprescindibile che caratterizza tutta l’arte del grande pittore veneto.
Il paesaggio delineato dal Giorgione ne La Tempesta si distacca dalle raffigurazioni più minuziose dei suoi precedenti lavori, per suggerire un panorama più sfumato, dall’atmosfera più rarefatta, in cui il fogliame degli alberi si staglia con precisi cromatismi e giochi di luce dalle cariche nuvole del cielo.
Nel corso degli anni, molti critici e studiosi si sono succeduti nel cercare di individuare una interpretazione da considerarsi unanimemente accettabile, senza mai riuscire in questa impresa. Se per alcuni il Giorgione voleva raffigurare i 4 elementi della natura, cioè terra, aria, fuoco e acqua, per altri il significato è di matrice più storica: individuando la cittadina sullo sfondo come Padova, La Tempesta sarebbe una poetica rappresentazione della conquista della città da parte delle forze della Repubblica di Venezia, avvenuta all’incirca un secolo prima della realizzazione del dipinto.
Una suggestiva interpretazione è stata suggerita invece dal critico d’arte italiano Salvatore Settis. Secondo lo studioso, le due figure poste ai lati del quadro sarebbero i ritratti dei due personaggi biblici Adamo ed Eva, quest’ultima intenta ad allattare il figlio Caino, appena dopo la cacciata dal paradiso terrestre. La tempesta che da il nome all’opera, che sembra doversi abbattere in maniera imminente sui personaggi, sarebbe dunque simbolo dell’ira di Dio, la cui espressione più pronunciata coinciderebbe con il fulmine che, al centro del dipinto, si staglia in mezzo alle nuvole.
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