Buon Sabato

Buona giornata ancora con il Romanticismo. Oggi vi propongo l’artista Giovanni Busato con la sua opera Ritratto di Beatrice Salvi Anselmi”.

BUSATO Giovanni. – Nacque il 3 dic. 1806 a Vicenza, nella contrada di Borgo S. Croce, da Giuseppe, falegname, e Caterina Zattara. Nel 1825 fu mandato da uno zio materno, mansionario e organista dell’arcipretale di Sandrigo, a studiar pittura presso l’Accademia veneziana di Belle Arti: lì ebbe maestri Teodoro Matteini e Natale Schiavone e colleghi, tra gli altri, F. Hayez, G. Demin, M. Grigoletti. Fattosi onore, poté ottenere un sussidio per perfezionarsi a Roma, dove passò nell’ottobre 1829, entrando nel vivo delle polemiche tra gli ultimi neoclassici e i primi rappresentanti delle correnti romantiche, assieme ai nazareni e ai puristi di Federico Overbeck. Subito (1830) l’Accademia di S. Luca gli concedeva una medaglia per i suoi disegni di nudo; un applaudito ritratto del pontefice Gregorio XVI gli valse nel 1834 la nomina a cavaliere. Innamoratosi di una greca, la seguì a Corfù dove dipinse nel teatro cittadino.

Tornato in patria e sposatosi con Luigia Dalla Vecchia, il B. iniziò un periodo di intensa attività. Del nov. 1837 è una pala d’altare per la chiesa vicentina dei riformati e dello stesso anno uno dei sipari del teatro alla Fenice di Venezia con l’Ingresso di Enrico Dandolo a Costantinopoli:il buon successo di questo lavoro gli ottenne la nomina (1841) di assistente alla cattedra di pittura nella Accademia veneziana, nonostante l’ostilità del segretario, Antonio Selvatico. Nel 1843 dipingeva i sipari dei teatri di Senigallia e di Trieste; forniva quindi i disegni per le litografie dei Costumi veneziani dalla loro origine fino alla caduta della Repubblica…, incise da Bartolomeo Marcowich (Venezia 1845-46). Al 1846 devono risalire (Da Schio) le due grandi tele con la Notte e la Carità nel salone di villa Rezzonico a Bassano; del 1847 (Da Schio) è il soffitto con Venezia che accoglie Minerva, in casa Giovanelli a Venezia; press’a poco negli stessi anni il B. affrescava l’Allegoria delle Ore nel veneziano palazzo Benvenuti, una Madonna con il Bambino in casa Cristofferi (o Cristofori) a Vicenza e S. Filippoche battezza l’eunuco della regina Candace nel soffitto (ora del tutto rifatto) del battistero della cattedrale. Si diffondeva intanto la sua fama di ritrattista e pittore storico: nel 1847 esponeva a Milano due ritratti e una grande tela con Vettor Pisani liberato dal carcere.

Convinto patriota, il B. fu nel 1848 combattente a Marghera per la libertà di Venezia e vide morire di colera, negli stenti dell’assedio, i genitori e una figlia; ritornati gli Austriaci, preferì dimettersi dall’insegnamento accademico, riparare in Svizzera e, successivamente, nel marzo 1853, a Torino. Faceva, per vivere, il restauratore e l’antiquario, approfittando di qualche commissione: come un quadro (1853) sull’Episodio diBalilla e la rivolta genovese del 1743, per conto del rodigino Camerini, ed un gruppo della Famiglia sabauda, ordinatogli da Vittorio Emanuele. Morto Cosroe Dusi, pittore di corte degli zar, il B. fu chiamato nel 1859 addirittura a Pietroburgo per decorarvi il teatro e fare il ritratto dell’imperatore: nell’occasione, si meritò la croce di S. Stanislao, accompagnata da un rescritto del sovrano e da una medaglia d’oro.

Dopo Pietroburgo ed un breve e pericoloso soggiorno a Vicenza, il B. riprese la via dell’esilio: tornò in Grecia, passò in Francia dove incontrò Meissonnier, Courbet, Delaroche e quindi in Germania, dove, a Berlino, ritrovò i nazareni ed ammirò soprattutto Wilhelm. Kaulbach e la pittura storica della scuola di Monaco, apprendendo la tecnica della stereocromia. Tornato in patria dopo la liberazione del Veneto nel 1866, il B. eseguì la pala con il Transito di s. Giuseppe in S. Corona e affrescò in stereocromia (per questa speciale tecnica, vedi Cabianca) in villa Palazzi-Taverna a Preganziol e (1867-1868) nella cappella funebre di villa Zannini a Sandrigo, collaborando con l’amico architetto Antonio Caregaro Negrin. Nel 1867, per incarico del senatore Alessandro Rossi, dipinse, sempre in stereocromia, quattro Storie di s. Pietro nell’abside del duomo di Schio: il lavoro, ammiratissimo, non gli valse tuttavia la riammissione tra i docenti dell’Accademia veneziana, da lui insistentemente richiesta nel 1869. Una lettera di Aleardo Aleardi al Cabianca (16 nov. 1869: Antonibon, p. 21) spiega le meschine ragioni dell’umiliante rifiuto. Sempre a Schio il B. dipinse, su commissione del senatore A. Rossi, un Cristo tra i fanciulli per l’asilo infantile e trovò un fecondo discepolo nel locale Valentino Pupin. Del 1870 è il ciclo di decorazioni in villa Castellani a Malo (Cevese, 1971): il Carro dell’Aurora, le Stagioni, busti di poeti e trofei nel salone; forse pannelli con putti nella Sala di musica; in un salotto, il disegno preparatorio, firmato e datato, dell’Aurora. Respinta una sua ulteriore domanda di ottenere la carica di conservatore alle Gallerie dell’Accademia veneziana, il B., dal novembre 1877 al dicembre 1878, in occasione del restauro del quattrocentesco palazzo Thiene, a Vicenza, da parte della locale Banca popolare, rappresentò sulla facciata tre scene della storia del progresso umano: la Presentazione a Giustiniano dei bachi da seta,Volta e Watt intenti ad esperimenti scientifici e il Commercio dei Veneziani in Oriente. Contemporaneamente preparava sei tele, ultimate nel 1879, da collocarsi negli spicchi a fianco delle finestre sugli arconi della fabbrica settecentesca del santuario di Monte Berico con gli episodi della Annunciazione, la Cacciata dal Paradiso Terrestre, la Crocefissione, il Ritorno degli Ebrei dal Calvario. Due anni dopo interveniva (nella Provincia di Vicenza del 23 ag. 1881: Rumor, 1905) sulla questione del restauro della loggia del Capitaniato e finalmente, nel 1882, veniva nominato cavaliere della Corona d’Italia “per titolo d’onore nell’arte e per militante patriottismo”.

Oltre alle opere principali passate in rassegna, il B. lasciò parecchi ritratti e tele in raccolte private vicentine ed in villa Da Porto-Da Schio a Castelgomberto (Cevese, 1952, pp. 140 s.); disegni, bozzetti e quattro ritratti all’acquerello (1840) e ritratti ad olio presso il Museo Civico di Vicenza (Inv. A 562-566, 697, 710, 712, 820; Inv. D 918, 1152-1178, 1188-1197, 1291-1299, 1300-1315, 1345-1346); affreschi con la Storia di Esmeralda in villa Pavan a Sant’Artemio di Treviso e, tra le altre, tre significative pale: la Vergine del S. Cuore e santi nella prima cappella a sinistra della chiesa dei filippini (1880), il S. LuigiGonzaga in gloria, già in S. Lorenzo, ora nel presbiterio della chiesa dei servi (ambedue a Vicenza), e la Fuga in Egitto nella villa Fogazzaro-Roi a Montegalda.

Il B. morì a Vicenza il 10 dic. 1886.

Uomo di vasti interessi e di nobili ideali, raramente il B., chiuso in una interpretazione accademica e moralistica della storia, seppe sollevare la sua pittura al di sopra di un minuto verismo o di una corrente vena melodrammatica: e la sua produzione resta più che mai fatto di costume e documentazione di un’epoca, anche se in parte riscattata, specie nei ritratti, dal magistero della tecnica e dalla probità degli intenti.

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