Buon Venerdì

Buon venerdì a tutti i gentilissimi lettori con il Purismo e Maurizio Dufour.

Maurizio Dufour – Nacque a Torino l’8 luglio 1826 da Lorenzo e Luisa Bocca (Genova, Archivio dell’Accademia ligustica di belle arti, filza 384 197.35, Ammissioni alunni). Nel 1830 la famiglia si trasferì a Genova dove, a Sampierdarena, il padre impiantò un’industria per la raffinazione dello zucchero.

Il D. manifestò interesse per la filosofia e frequentò giurisprudenza all’università di Genova, dove si laureò nel 1849; contemporaneamente studiò disegno e pittura, prima sotto la guida di G. Ferrari e poi all’Accademia ligustica, dove fu compagno di N. Barabino. Della sua prima attività di pittore restano due Paesaggi di invenzione (Genova, collez. privata), che rivelano influssi del notturnismo fiammingo ed olandese, interpretati secondo un gusto tipicamente romantico. Animato da zelo patriottico, rimase profondamente deluso dalle vicende politiche del 1848; nello stesso anno intraprese un viaggio in Toscana e a Roma, che fu fondamentale per la sua formazione artistica.

Affascinato dall’arte medievale e del Rinascimento, apprezzò peraltro i pittori del Quattrocento più di Michelangelo. A Roma s’interessò al restauro degli edifici sacri ed ebbe contatti con T. Minardi, P. Tenerani e F. Overbeck.

Dopo la laurea, fu ammesso all’Accademia di Firenze: a scuola da Raffaele Bonaiuti, nel periodo 1851-52 studiò geometria, matematica, prospettiva e anatomia; nel 1852, per un breve periodo fu a Venezia, dove conobbe P. Selvatico; sospetto agli Austriaci per le sue idee politiche liberali, alla fine dello stesso anno ritornò a Genova. L’anno dopo, in seguito alla morte del padre, diresse per qualche tempo gli affari della famiglia, per poi dedicarsi decisamente alla pittura.

Aperto uno studio presso la chiesa genovese di S.Maria di Castello, dipinse quasi esclusivamente composizioni religiose, concepite secondo le idee dei puristi: per la stessa chiesa di S. Mana di Castello eseguì (nel 1855) S. Tommaso d’Aquino cinto dagli angeli con il sacro cingolo; si ricordano inoltre una Madonna col Bambino, del 1858, La Redenzione e il Ritratto di Lorenzo Dufour (cfr. Mostra…, 1926). Nel 1853 divenne socio promotore dell’Accademia ligustica di belle arti e, nel periodo 1858-59, fu segretario della Società promotrice di belle arti di Genova, di cui divenne consigliere fino al 1874 (si vedano i cataloghi di queste esposizioni).

Nel 1859 dipinse in monocromo ad affresco una Madonna con Bambino e s. Lorenzo tra cherubini nella nicchia della tomba del padre, un monumento neorinascimentale nel porticato superiore del cimitero di Staglieno, opera dell’amico scultore Santo Varni.

Verso il 1858 il D. iniziò la sua attività di architetto e restauratore: gli venne, infatti, affidato l’incarico di restaurare la chiesa di S. Maria di Castello.

Sostenuto dai padri Alberto Cottolengo, Raimondo Amedeo Vigna e Vincenzo Marchese, il suo intervento si configurò come uno dei primi eseguiti su monumenti medievali cittadini; si trattò di un’operazione soprattutto grafica, pittorica, che mirò a riscoprire le parti medievali e a raccordarle con quelle più recenti mediante pittura e stucco. Eliminata la spessa coltre di intonaco che nascondeva le forme originali, il D, decorò la volta del coro con Dio Padre in gloria e altri fregi, mentre Luisa Piaggio dipinse quattro medaglioni con busti di santi. Alcuni capitelli e basi di pilastri vennero reintegrati con parti in stucco colorate in nero.

Nel 1863, dopo che fu respinto un suo progetto per il santuario della Guardia, il D. ebbe l’incarico di restaurare la chiesa di S. Bartolomeo della Certosa di Rivarolo; alcune parti furono completamente rifatte, come il prolungamento dell’abside; la decorazione pittorica fu affidata a Francesco Semino e Giovanni Thermignon.

Dal 1864 gli fu affidata la costruzione della chiesa di S. Maria Immacolata di Genova, già commissionata a Domenico Cervetto e sospesa nel 1858.

Considerata il suo capolavoro, è il maggior episodio di architettura “revivalistica” sacra genovese. Vincolato solo dalla pianta centrale, il D. realizzò un edificio in stile neormascimentale, in cui elementi di derivazione toscana quattrocentesca sono ricomposti in un tessuto lombardo-bramantesco. A questo ambito vanno riferiti il frontone curvilineo, con logge laterali, e il portale maggiore.

La chiesa fu officiata nel 1873 ma la costruzione si protrasse, dopo la morte del D., fino alle soglie del nostro secolo e il progetto non fu realizzato del tutto fedelmente.

Nel lungo periodo in cui diresse i lavori della chiesa dell’Immacolata il D. accettò incarichi di consulenza per restauri e decorazioni di altre chiese liguri (S. Martino della Stella, parrocchie di Varazze e di Arenzano, campanile di Teglia, S. Salvatore di Lavagna, parrocchia di Cogoleto).

Nel 1864 si occupò anche di urbanistica, presentando un progetto “curvilineo” per il prolungamento di via Assarotti fino al palazzo ducale; egli avrebbe, infatti, voluto garantire la conservazione di diversi edifici religiosi che il progetto “rettilineo”, poi realizzato, compromise invece decisamente (cfr. M. Dufour, Il progetto curvilineo e il prolungamento di via Assarotti, Genova 1868).

Realizzò, nel 1884, il progetto per la chiesa di S. Giacomo a Cornigliano (ad una sola navata), sempre in stile rinascimentale, e, ancora, la chiesa di Campomorone, a pianta ovoidale, coperta al centro da cupola. Nel 1890 diresse i lavori di decorazione della chiesa di S. Carlo. nel 1893, in seguito alla morte del progettista Angelo Del Vecchio, si occupò della realizzazione della chiesa di S. Zita. A Milano iniziò la chiesa delle sacramentine, il cui progetto fu premiato all’Esposizione eucaristica della stessa città nel 1895; venne poi distrutta in seguito all’adozione di un nuovo piano regolatore. Alla Spezia progettò la chiesa della Scorza. Altri interventi di restauro e di decorazione, di cui si ha notizia, riguardarono la chiesa e il convento del Buon Pastore ad Albaro, la chiesa di Bus-‘ sana, la chiesa di S. Gaetano a Sampierdarena, il santuario di Velva, l’abbazia di S. Giuliano.

Il D. fu sempre tra gli animatori della vita artistica cittadina; accademico di merito dell’Accademia ligustica nel 1866 (Archivio d. Accademia, filza 460.6, Accademici di merito 1793-1934), ne fu presidente nel triennio 1866-68 (Ibid., 26 26/26, Verbali del Consiglio di amministrazione 1858-1872).

In questo periodo si occupò dell’organizzazione dell’Esposizione archeologico-industriale, voluta nel 1868, in occasione della visita a Genova di Umberto e Margherita di Savoia. Con il gruppo degli innovatori, tentò anche una opera di rinnovamento didattico dell’Accademia ligustica, solo nel 1872, tuttavia, nonostante l’opposizione dei conservatori, si ebbe l’applicazione della riforma, con l’istituzione di nuovi corsi di incisione, ornato e paesaggio.

Fu tra i fondatori della Società promotrice di belle arti e, nel 1867, venne nominato membro della sezione architettura della commissione consultiva per la conservazione dei monumenti storici e di belle arti (Ibid., 833,6).

Il D. fu anche devoto benefattore e attivista cattolico: presidente del consiglio superiore delle Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli, creò la Federazione operaia cattolica ligure e fece parte di diverse associazioni religiose e di beneficenza.

Nel 1874 partecipò al I congresso cattolico italiano, nel quale fu eletto presidente della sezione V (arti del disegno), incarico che mantenne per le prime sei riunioni dell’Opera dei congressi; egli credeva, infatti, nella necessità di promuovere l’arte sacra mediante l’istituzione di scuole apposite nei seminari e di commissioni nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle associazioni.

Si occupò anche di promozione della stampa cattolica: nel 1865 fondò L’Osservatore genovese cattolico, fu tra i fondatori de Il Cittadino e, dal 1872, ebbe parte attiva nel battagliero L’Eco ligure, poi L’Eco d’Italia, organo dei cattolici intransigenti liguri. Per tutti questi meriti ebbe alcune cariche e riconoscimenti importanti: la coffimenda di S. Gregorio Magno e la nomina a cameriere di spada e cappa di S. Santità.

Il suo fervore cattolico lo portò, anche, a partecipare attivamente alla vita politica: fu più volte nei Consigli municipali di Genova e di Cornigliano.

Morì a Cornigliano il 17 ag. 1897.

2

3

4

5

0 Comments

No comments!

There are no comments yet, but you can be first to comment this article.

Leave reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *