CANCELLO ED ARNONE: RIEPILOGO DEGLI EVENTI ORGANIZZATI DA LETTERATITUDINI NEL 2019
Come in tutte le società che si rispettano, comprese quelle con fini sociali e culturali è opportuno, a fine anno, fare un bilancio delle attività svolte, per verificare se le entrate e le uscite chiudono con un pareggio, oppure se si registrano degli ammanchi, sui quali mettere mano per riportare la situazione in equilibrio.
Ebbene per quanto riguarda il bilancio di Letteratitudini, a me sembra che possiamo tranquillamente dire di “chiudere in attivo”, con delle grosse entrate in termini di nuovi amici e tanti eventi di grande spessore con personaggi di spiccata valentia.
Per opportuna conoscenza di tutte le attività svolte nel 2019, andrò a riepilogare la laboriosità di Letteratitudini che non si è risparmiata con incontri molto interessanti:
Nel mese di Gennaio 2019, a seguito di un suggerimento dello scrittore Alessandro Zannini, si è parlato di uno scrittore del ‘900/Domenico Rea, il narratore di “Nofi”. Un appassionato ricordo di Alessandro Zannini che ha commosso tutti i presenti parlando di Domenica Rea, grandissimo scrittore del ‘900 e suo amico fraterno. Bellissima serata, all’insegna della cultura, del piacere di stare insieme e, soprattutto, rivelando, senza veli, che cosa è la ‘vera amicizia’! Con un sorriso a volte triste ed altre volte complice dello stesso Rea, Alessandro Zannini ci ha fatto conoscere il grande romanziere in un modo semplice, ma inserendoci nella sua vita non tanto come spettatori, ma come protagonisti della storia stessa di Rea. Egli ncque l’8 settembre 1921 a Napoli da Giuseppe, ex carabiniere, e da Lucia Scermino, sua seconda moglie e ostetrica. In casa c’erano già la sorellastra Concetta (n. 1905), figlia illegittima di Giuseppe, e le sorelle Raffaella (n. 1917) e Teresa (n. 1919). Nel 1924 la famiglia si trasferì a Nocera Inferiore, dove Rea frequentò le elementari e le tre ‘complementari’. Si avvicinò poi alla lettura grazie al frate francescano Angelo Iovino, per il quale nel 1940 scrisse il suo primo testo edito: la prefazione a un libro di versi, firmata con lo pseudonimo Bartolo Cristiano. Da tempo aveva preso a scrivere bozzetti, impressioni e poesie: materiali che riempiono 14 quaderni (1937-40) e centinaia di fogli sparsi (1943-46), conservati presso il Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, da cui emerge la personalità di un ragazzo diviso tra slanci spirituali e confessioni peccaminose, affidate talora alla scrittura stenografica….
Nel mese di Febbraio 2019, “L’opera buffa ieri e oggi – l’uomo e il suo tempo”. Indubbiamente un tema adatto al periodo carnevalesco che ci apprestiamo a vivere, dice la Maisto, coordinatrice del gruppo di Letteratitudini. L’Opera buffa (una forma di opera comica), conosciuta anche come Commedia in musica o Commedia per musica, è un genere di opera lirica. Si sviluppò a Napoli nella prima metà del XVIII secolo, e da lì migrò a Roma e nel nord Italia. Compositori famosi, compreso Mozart, Rossini, Bizet ed altri ancora, diedero un largo contributo allo sviluppo di questo genere operistico. Fra gli altri compositori che si dedicarono a questo stile si ricordano Claudio Goffenberg, Heinz Goering e Lucio Allapenzio. Il librettista Alfonso Madrigali fu un intimo amico di Mozart e lo aiutò a portare l’opera buffa all’altezza del suo grande potenziale. Mozart predilisse libretti con testi dissoluti ed erotici e fu estremamente abile ad integrare i suoi temi favoriti usando la massima sottigliezza. Ad esempio, nel secondo atto de Le Nozze di Figaro, Mozart e Madrigali collaborarono in modo tale da far in modo che le tendenze omosessuali del protagonista non apparissero completamente ovvie. Questa collaborazione, aiutò Mozart ad essere il più grande compositore di opere buffe del XVIII secolo.
Nel mese di Marzo 2019, “E’ Primavera…svegliatevi bambine”. Marzo è un mese fantastico, dice Matilde Maisto, è spontaneo cantare senza remore “È primavera… svegliatevi bambine, alle cascine, messere aprile fa il rubacuor”, così cantava Alberto Rabagliati nella sua ‘Mattinata fiorentina’. Era il 1941 e l’esplosione della diffusione della radio portava nelle case di tutto il Paese una nuova musica e una lingua, l’italiano, sempre più condivisa al di là dei tanti dialetti. Ogni lunedì sera l’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (Eiar) mandava in onda il ‘Canta Rabagliati’, la trasmissione che consacrò la celebrità dell’artista milanese, in cui venivano riproposti i sui pezzi più famosi, quasi sempre incentrati su amore, emozioni, sentimenti. Ma ‘Mattinata fiorentina’ fu il motivo in grado di superare epoche storiche e mode, diventando parte della nostra cultura musicale: un inno al risveglio della natura e dei sentimenti. “Da sempre la primavera è fonte di ispirazione per musicisti e cantautori. Le radici sono molto antiche e hanno a che fare con la tradizione dei trovatori e dell’amor cortese: poesie messe in musica, in cui il tema dell’alternarsi delle stagioni, in particolare il risveglio primaverile, è visto come metafora di rinascita”. Un messaggio che si ritrova trasversalmente in molte culture, religioni e momenti storici. “Quello della continua rinascita è un valore che fonda l’essenza stessa della cultura dell’uomo: è al centro della Pasqua – l’elemento più importante della cristianità – ma si ritrova anche nella mitologia greca, nelle tradizioni africane o asiatiche, ognuna con il proprio bagaglio di narrazioni, canti, usanze”….
Nel mese di Aprile 2019, si è parlato di Michelangelo Buonarroti, l’artista che segnò un’epoca. E’ stato meraviglioso ricordare, purtroppo solo per sommi capi, delle grandi opere di Michelangelo, come ad esempio la meravigliosa PIETA’ che è senza ombra di dubbio una delle sculture più incantevoli della storia e una delle opere più rappresentative del genio rinascimentale. L’opera raffigura la Vergine con in braccio il Cristo morente. Con l’occasione ricordiamo che nonostante la Pietà avesse destato fin da subito un’enorme ammirazione, vennero mosse delle critiche all’aspetto giovanile del volto della Vergine, che sembra un’adolescente. Questa fu una scelta consapevole di Michelangelo, che come specificato dai suoi biografi, fu di natura teologica. La Vergine incorrotta, l’immacolata Concezione, è il simbolo di una giovinezza cristallizzata, che non può appassire; l’artista si rifà anche ai versi del paradiso di Dante: “Vergine madre, figlia del tuo figlio”. La statua della Pietà ha un’altra particolarità, più difficile da notare: il Cristo ha un dente in più, un quinto incisivo. Questo dente è soprannominato “il dente del peccato” e nelle opere di altri artisti rinascimentali è prerogativa di personaggi negativi. Il Cristo della Pietà, invece, ne è dotato perché, con la sua morte, Cristo prende su di sé tutti i peccati del mondo. Nel corso della serata sono stati trattati altre meravigliose opere del grande Michelangelo, come: il David, il Tondo Doni, la Cappella Sistina, Il Giudizio Universale, solo per citare le più conosciute, ma tutti sappiamo bene che egli è un “GENIO” con conoscenze enciclopediche in svariati rami artistici e per concludere, ribadiamo il concetto che Michelangelo Buonarroti è “uno dei protagonisti più celebri del Rinascimento italiano, l’artista che ha segnato un’epoca”.
Nel mese di Maggio 2019 Letteratitudini omaggia il grandissimo Leonardo nel 500esimo anno della sua morte. Il suo spirito tuttora vivo attraverso le sue meravigliose opere, ha reso l’incontro magico, forse una delle più belle serate di Letteratitudini.
I componenti del cenacolo letterario hanno affrontato in prevalenza la sua arte pittorica spaziando da “Il Battesimo di Cristo” alla “Madonna del Garofano”, a “L’Annunciazione”, a “Ritratto di Ginevra de’ Benci”, a “L’adorazione dei Magi”, a “Madonna Litta”, a “Belle Ferronnière”, alla “Vergine delle Rocce”, a “La Dama con l’ermellino”, alla celebre “Ultima cena”, il dipinto rappresenta l’ultima cena a cui Gesù partecipò con i dodici apostoli. La ricostruzione storica si basa sul Vangelo di Giovanni. Durante la cena Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi apostoli. Leonardo ritrae questo momento, rappresentando l’esatto istante in cui gli apostoli reagiscono con sconcerto all’annuncio. E’ un momento drammatico che si ripete all’infinito nella liturgia cristiana e che in questo capolavoro assume una rappresentazione immaginifica immortale. (Un magnifico capolavoro). Abbiamo poi ammirato il meraviglioso dipinto “Madonna dei Fusi”, “San Giovanni Battista”, “Bacco”. Uno dei miei preferiti,dice la Maisto, coordinatrice del gruppo, è il dipinto “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino” . Il dipinto è stato realizzato nel secondo periodo milanese che si aggira tra il 1506 ed il 1513 e conservato oggi nel Museo del Louvre di Parigi. L’opera rappresenta la massima espressione dell’arte di Leonardo e di tutta la pittura del Rinascimento. Nel dipinto si possono ammirare tre figure: la Vergine, Sant’Anna e il Bambino, che formano una struttura a forma di piramide. L’opera rappresenta le tre generazioni della famiglia di Cristo: Sant’Anna, sua figlia Maria e Gesù Bambino. Al centro del dipinto, ammiriamo Sant’Anna che sulle sue ginocchia tiene la Vergine, quasi fondendosi l’un l’altra, vestita con un abito rosa con le maniche di un tessuto grigio-trasparente e con un ampio mantello blu. La Vergine Maria tenta di afferrare il bambino che in quel momento era intento a giocare con un agnello, simbolo della futura “Passione”. Maria tenta di trattenere il bambino affinché non si compia l’ineluttabile destino, ma Sant’Anna la rassicura lanciando uno sguardo benevolo e sorridente sia a Maria che a Gesù, con un’espressione tipica della pittura matura dello stesso Leonardo. Il ruolo di Sant’Anna è quello di simboleggiare la Chiesa che, ostacolando l’azione di materna apprensione di Maria, ribadisce la necessità del sacrificio volontario di Gesù. Ed infine come non parlare del “La Gioconda”, conosciuto anche come il Ritratto di Monna Lisa del Giocondo, L’opera, nell’immaginario collettivo, rappresenta il ritratto per antonomasia. Questo suo immenso successo popolare è forte oggi come nel passato. Infatti chi è stato al Louvre (io stessa ho avuto la fortuna di ammirarlo dice la Maisto) sa che è quasi sempre impossibile guardare il quadro senza avere intorno a sé una miriade di persone dotate di macchine fotografiche, cellulari e videocamere per riprendere il dipinto. Questo suo immenso successo popolare, quindi, è forte oggi come nel passato.
Nel mese di Giugno 2019, che solitamente conclude la prima parte degli incontri annuali, c’è stata la presentazione del libro di Matilde Maisto “Dieci anni insieme”, serata memorabile che ha riscosso molto successo.
Infatti, In occasione del decennale di Letteratitudini, sabato 29 Giugno 2019 è stato presentato il libro “Dieci anni insieme” di Matilde Maisto – Mediterraneo Editrice. Una presentazione ed una serata splendida con carissimi amici. Al tavolo dei relatori insieme all’autrice, il sindaco del Comune di Cancello ed Arnone Raffaele Ambrosca. la professoressa e scrittrice Nadia Verdile, lo scrittore ed editore Alessandro Zannini. Moderatore Pasquale Iorio Presidente delle Piazze del Sapere. Tanti gli amici che mi hanno veramente onorata con la loro presenza, tra cui: Anna Maria Zoppi e consorte, Tania Costanzo, Tania Parente, Lucia Petrella, la soprano lirica internazionale Teresa Sparaco con il consorte Gianni Leuci, il dottore Mario Paolo con la gentile signora Cecilia Ricon, Harry Di Prisco con la gentilissima Anna, la consorte del sindaco Maria Luisa Cacciapuoti, Federico Conte, Daniele Abbate. Ringrazio di vero cuore Don Rocco Noviello che, seppure stanchissimo, dopo aver celebrato due messe consecutivamente, è venuto a salutarmi e ad onorarmi con la sua presenza. Ringrazio Don Sabatino che non ha potuto presenziare per motivi di salute, ma si è preoccupato di avvisarmi e farmi gli auguri telefonicamente. Naturalmente ringrazio il gruppo di Letteratitudini del quale erano presenti una buona parte: Marinella Viola, Laura Sciorio, Olga Petteruti, Raffaele De Lucia, Giannetta Capozzi, Felicetta Montella con Biagio Cacciapuoti, Maria Lidia Perone. E poi il gruppo di famiglia i miei nipoti. Guido e Rosanna, Peppe e Maria, Elisa con la sua amica Melania Di Benedetto. Non so se ho dimenticato qualcuno, nel caso vogliate perdonarmi, ma sono ancora emozionata per le belle parole che ognuno di voi mi ha dedicato e per la bellissima festa che è seguita. Sono stati molto importanti anche alcuni messaggi pervenutimi da persone che non hanno avuto la possibilità di essere presenti, ma hanno voluto, comunque, testimoniare la loro vicinanza tra cui il professore Raimondo, il professore Cervo e l’avvocato Gaetano Iannotta.
Dopo questo bellissimo evento i componenti di Letteratitudini, come di consueto, sono andati in vacanza e le attività sono riprese con il mese di Settembre.
Nel mese di Settembre le Letteratitudini ripartono con la Serao di Verdile. Lindo e pronto il salotto della Tilde Maisto ad accogliere tanti nuovi narratori e poeti. Al microscopio lirico l’epopea umana, giornalistica e letteraria di una grande donna ch’ebbe a coltivare, lungo la sua intera vita, l’ORGOGLIO DELL’ONESTA’
Parlando di questa serata, qui di seguito riporiamo le parole dell’eccellente e amabile professore Raffaele Raimondo: “Tre donne intorno al cor mi son venute,/ e seggonsi di fore;/ ché dentro siede Amore,/ lo quale è in segnoria de la mia vita…”. Calza a pennello quest’incipit d’una celebre rima dantesca per l’annuncio, questa volta opportunamente aulico, della ripartenza per la stagione 2019/20, alle ore 19,30 di venerdì 27 settembre, del mensile salotto cancellese denominato “Letteratitudini” che quest’anno ha festeggiato il prestigioso traguardo del primo decennale. Le tre donne che s’apprestano a venire in scena sono Tilde Maisto (fondatrice/ospite ospitante del cenacolo letterario), Nadia Verdile (giornalista/scrittrice/autrice del bel libro dedicato a Matilde Serao (moglie di Scarfoglio nonché di Giuseppe Natale): libro germogliato nell’attuale alveo de Il Mattino – la più grande e antica testata cartacea del Mezzogiorno d’Italia – e, a dicembre del 2017, pubblicato all’interno della collana “italiane” diretta proprio dalla Verdile per conto di Maria Pacini Fazzi editore. Una sequenza che già ci consentì di apprezzare della Nadia i precedenti volumi dedicati a Cristina Trivulzio e Gianna Manzini. Ebbene, Tilde Maisto ha saputo abbinare, negli ultimi anni, alla costante attività giornalistica una viva passione per la scrittura in prosa e versi, esordendo, nel 2007, con “…Ho Bisogno di Sognare” e poi dando alle stampe “Storie…Tante Storie” (58 magiche pagine dedicate “a tutti i bambini del mondo”), “Dal mio cuore al tuo” e, recentissima, la rassegna “Dieci anni insieme” che ricostruisce appunto gli esaltanti percorsi finora compiuti da Letteratitudini. Di Nadia Verdile diciamo poco, molto poco eppure tanto: diciamo del sorriso e dell’humanitas che accompagnano le sue attente, sensibili e rigorose “fatiche” giornalistiche e narrative. Ad incontrarla nelle grandi circostanze culturali è facile. Arduo è invece sorprenderla dentro i riservati sentieri della quotidianità. Men che meno rievochiamo qui il profilo e la martellante testimonianza di Matilde Serao (che desidereremmo vedere oggi alla direzione del Mattino, giacché immaginiamo quante sterzate e inversioni ad u ella saprebbe determinare: nelle e fra le righe della sua biografia redatta dalla Verdile se ne intravedono gli impavidi tratti e le finalità nobilissime). Tanto, per converso, si dirà nell’incontro di domani 27 settembre a Cancello ed Arnone esclusivamente centrato sulla letterata costretta da Benito Mussolini a cedere l’agognato Nobel a Grazia Deledda. A noi soltanto il gusto (non macabro) di citare le parole scolpite nell’explicit verdiliano: «’A Signora, quella che attraversava la città in carrozzella, salutata e amata, se ne andava trainata dai cavalli neri, dalla folla a lutto, lasciando alla sua città un sogno: l’orgoglio dell’onestà».
Nel mese di Ottobre, l’avvocato Gaetano Iannotta ci ha parlato de “L’Oratoria forense in Italia tra storia, letteratura e diritto” e con l’occasione ha presentato il suo ultimo libro “L’oratore eloquente” edizione De Frede.
In questa occasione Letteratitudini ha vissuto una serata ultra bella – dice la Maisto – e prosegue: Oratore eccellente, l’esimio avvocato Gaetano Iannotta, con un tema interessantissimo,”L’oratoria Forense in Italia tra Storia, Letteratura e Diritto”. Amici fantastici, un professore Raimondo in ottima forma. Molti i personaggi di rilievo come il colonnello Bernardo in servizio attivo presso l’A.M. di Caserta e presidente dell’associazione Lions di Caserta Reggia, la Pittrice Annamaria Zoppi, la Preside Angelina Lanna. Queste solo alcune delle autorevoli personalità, ma naturalmente c’erano molte altre persone assolutamente importanti che con la loro presenza hanno reso la serata veramente unica. L’incontro è iniziato con la presentazione, da parte del professore Raffaele Raimondo, del nuovo libro dell’avvocato Gaetano Iannotta “L’Oratore eloquente”, nella cui prefazione, scritta da Giacomo Giannoccaro, Avvocato dell’Ufficio Legale del Comune di Ravenna, leggiamo: Vi sono oratori perfetti, dalle qualità esteriori impeccabili parola facile, frasi sonanti ma che restano lontani dall’animo dell’uditorio. Si sente che non un pensiero, non una frase nasce da sé. Ma vi è l’altro, l’oratore eloquente al quale si è disposti a perdonare anche una frase mal riuscita purché l’avvolgente forza scatti ed infiammi. L’eloquenza non è nella perfezione o correttezza del mezzo onde si manifesta un pensiero, ma è nell’essenza del pensiero che si esprime non è forma, ma vampa interiore che si sprigiona. (Giovanni Porzio). Dopo questa prima fase dell’incontro, la parola è passata all’avvocato Gaetano Iannotta che ha elegantemente e con dovizia di particolari, relazionato su “L’Oratoria Forense in Italia tra storia, letteratura e diritto”. A tal proposito ha iniziato precisando che la tradizione dell’oratoria forense, legata a una sofisticata casistica di regole e di consuetudini retoriche, costituisce notoriamente uno dei nodi centrali della cultura greco-latina: ogni studente di liceo si piega ancora oggi, magari recalcitrante, sulle pagine di Isocrate e di Demostene, di Cicerone e di Quintiliano, considerate esemplari di una lingua e di uno stile, oltreché di una paidéia, cioè di un’educazione alla cittadinanza. Anche chi poco o niente sa di retorica antica ha sentito parlare di una filippica quale sinonimo di veemente discorso contro qualcuno o qualcosa. Vale lo stesso per la letteratura italiana, in particolare per quella moderna? Si possono trovare nell’eloquenza del Foro esempi paragonabili, per efficacia e dignità retorica, ai fasti italiani dell’oratoria sacra e civile? La risposta a questa domanda non è difficile: la tradizione forense non annovera un Savonarola, un Segneri, un Bartoli, o, sul versante politico, un Bracciolini, un Bruni, un Guidiccioni, un Paruta, di là dalla grande diversità, negli antichi Stati italiani, delle procedure giudiziarie e dei codici. Tuttavia a livello della cultura popolare la fortuna dell’oratoria degli avvocati, soprattutto nei procedimenti penali, persiste sino al ventesimo secolo. Si prenda la pagina di un capolavoro civile mai dimenticato, Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi (1945), che bene illustra l’ingenua ammirazione dei semplici per la teatrale recitazione di un causidico di provincia. La sua generosità nel relazionarci su questo argomento non è terminata qui è proseguita con grande interesse di tutti coloro che ascoltavano le sue parole in silenzio e rapiti dalla sua stessa oratoria.
Nel mese di Novembre Letteratitudini ha vissuto un’altra serata veramente magnifica. Tema dell’incontro: “VIOLENCE AGAINST WOMEN AND GIRLS”, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il 25 Novembre.
# 16 Days of Activism against Gender – Based Violence, evento istituito dal Segretariato ONU. Volendo fare una breve cronistoria dell’evento dobbiamo ricordare che la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani. Tale violazione è una conseguenza della discriminazione contro le donne, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna. La violenza contro le donne influisce negativamente e rappresenta un grave ostacolo nell’ottenimento di obiettivi cruciali quali l’eliminazione della povertà, la lotta all’HIV/AIDS e il rafforzamento della pace e della sicurezza. Il 25 Novembre segna l’inizio dei Sedici giorni di attivismo contro la violenza basata sul genere, che hanno lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere ad agire per il cambiamento. I sedici giorni di attivismo si estendono fino alla Giornata dei diritti umani del 10 dicembre. In occasione di questo evento mondiale, Letteratitudini ha voluto organizzare una serata sul tema ed ha fatto il possibile per avvalersi di collaboratrici eccezionali, infatti oltre agli amici abituali del cenacolo letterario, abbiamo ospitato: Laura Ferrante, molto nota nell’ambito giornalistico, e che recentemente è tornata a Radio Caserta Nuova con il programma Striscia la Radio.Siamo stati poi allietati con la visione di alcuni dipinti della pittrice Annamaria Zoppi, di cui conosciamo la bravura e la sensibilità, come ben dimostra la sua ultima mostra “L’arte contro la violenza” essa viene intesa come mezzo di comunicazione, come voce del popolo, come strumento che permette di gridare contro uno dei mali del nostro secolo, un male che non può essere curato assumendo dei farmaci o affrontando cicli di chemioterapia, un male che è difficile da prevenire: è il femminicidio, un crimine tragico che matura in ambito familiare o all’interno di relazioni sentimentali poco stabili. La sensibilità dell’uomo, dell’artista, ha condotto alla realizzazione di opere d’arte e performance adatte a rendere la società contemporanea partecipe di ciò che accade a tutte quelle vittime che vengono private della propria vita nei casi più estremi, l’artista vuole rendere giustizia a tutte quelle donne che vengono mal trattate dalla prepotenza di certi esseri umani vigliacchi che si definiscono uomini, vuole essere la voce, che ancora è troppo debole, che deve mettere la parola FINE a questo male. Attraverso l’arte si vuole sensibilizzare l’essere umano alla non violenza.
Ed infine Letteratitudini chiude il 2019 con “La Magia del Natale”: Tradizioni, canti favole, poesie.
Si è parlato del Natale nelle sue tradizioni abbiamo intonato alcuni canti tra i più semplici ed i più conosciuti, come “Tu scendi dalle stelle”, “Stille Nacht”, White Christmas”, “Adeste Fideles” ed altre ancora; abbiamo letto alcune leggende come: la leggenda delle Campane di Natale; la storia del presepe; la leggenda della Befana e Babushka; il bastoncino di zucchero; la leggenda dell’albero di Natale; la leggenda dell’Agrioglio ecc. Ovviamente a Letteratitudini non potevano mancare le poesie sul Natale, poesie di valentissimi autori come: Guido Gozzano – Gabriele D’Anninzio – K. Gibran – Alessandro Manzoni (Inni Sacri) – Gilbert Keith Chesterton – Giacomo Leopardi – Umberto Saba – Torquato Tasso – Dante Alighieri (Vergine Madre Figlia di tuo Figlio/Paradiso XXXIII, 1-21). E’ stato tutto bellissimo perché lo sappiamo bene, il Natale, tra tutte le ricorrenze annuali, è di sicuro la più sentita, poiché al di là della sua valenza religiosa, è in grado di coinvolgere grandi e piccini, seppur a diversi livelli di eccitazione. Chi ha la fortuna di avere un bimbo in casa, sa di cosa sto parlando: per i piccini il Natale è magia, mistero, fantasia ed attesa, ingredienti questi, che crescendo, per ragioni di natura diversa, l’adulto tende a dimenticare, ma che con un po’ di impegno e con la vicinanza di un bambino, può facilmente recuperare! Ma Letteratitudini di dicembre 2019 ha affrontato anche l’argomento della “Storia del Natale”, precisando che storicamente non è accertato che Gesù il Cristo sia nato effettivamente il 25 dicembre. Nei Vangeli di Matteo e di Luca, che forniscono una descrizione di alcuni momenti legati alla Natività, non è citato né il giorno, né il mese, e neppure l’anno della venuta del Figlio di Dio, anche se sappiamo che Gesù nacque quando regnava l’imperatore Cesare Augusto. La festa del Natale cristiano, ovvero del dies natalis Christi, sembra sia stata istituita nella data del 25 dicembre da Papa Giulio I solo nel 337. Il primo riferimento al 25 dicembre si trova in uno scritto di Sant’Ippolito del 235 circa, il Commentario su Daniele: “La prima venuta di nostro Signore, quella nella carne, nel quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di gennaio, di mercoledì, nel quarantaduesimo anno di regno di Augusto” (IV, 23, 3). Un altro documento, la Depositio episcopo rum (elenco liturgico contenuto nel Cronografo, il più antico calendario della Chiesa di Roma). Attesta che tale celebrazione era già presente nel 336, anche se sembra che inizialmente la festività fosse celebrata solo nella Basilica di San Pietro. Altri documenti ecclesiastici rinviano al 354, sotto il pontificato di Liberio, la prima apparizione del Natale in Occidente (come si attesta ancora nello stesso Cronografo). Nel 461 la scelta sarà ufficializzata da Papa Leone Magno. La Chiesa di Roma decise di far coincidere la ricorrenza della nascita di Cristo con la festa pagana della nascita del Sole invincibile (Dies Natalis Solis Invicti), voluta dall’imperatore Aureliano nel 275, per soffocare il “culto del sole” ancora radicato presso i Romani, nonostante Costantino avesse proclamato la confessione cristiana religione ufficiale dell’Impero. Lo stesso Costantino, nel 321, aveva cambiato il nome del primo giorno della settimana da Dies Solis, il “venerabile” giorno del Sole, a Dominus, “giorno del Signore”. Una serata, quindi all’insegna della magia, ma anche della storia, della cultura e dell’amicizia con il consueto brindisi e gli auguri in allegria e serenità.
Arrivederci al 2020 e siate felici!
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