CAPUA: ADRIANA CAPRIO OU LA PROFONDEUR

Presentato nello storico Palazzo Lanza il suo ORA, debut novel’s

 di Raffaele Raimondo.

 CAPUA  –   Continua costante, crescente, il tour informativo e critico su «Ora. La leggenda delle quattro guerriere terrestri », debut novel’s di Adriana Caprio, giovanissima scrittrice casertana. La  più recente tappa allo storico Palazzo Lanza, nella seconda metà di questo luglio appena trascorso. Mallevador d’onore Pasquale Iorio. E, con lui, Mattia e Maria Grazia Branco. Pochi ma fortunati i presenti, ad assaporare stupore davanti al candore di un’autrice della quale, pur immaginandolo impossibile, vorremmo poi lèggere il magnum opus. Ma verranno forse i giovani del 2053 toccati da questa sorte. A noi non sarà dato. Per ora, però, sappiamo che «Ora» c’è e ci basta, giacché a fermarci sulle pagine di questo strano ed originalissimo romanzo di fantascienza sorseggiamo linfa letteraria emergente. C’incantano intelligenti scintille di creatività.

Il volume, dato alle stampe con estrema cura da Giuseppe Vozza Editore, è agile e solido insieme:la leggerezza è tutta nella forma, elegante, piacevole; la robustezza nell’impianto in cui si muovono fantastici personaggi le cui vicende catturano. Tuttavia rimane romanzo d’esordio, ouverture d’una trilogia annunciata. Scomodiamo il grande Voltaire del Candide ou l’Optimisme, per rimaner tuffàti nel dream già delineato dalla Caprio: egli, nel 1756, scrisse un poema sul terremoto di Lisbona dell’anno precedente e poi nel ’59 pubblicò Candide in cui – s’osserva – non esaltò affatto una visione pessimistica, benché fosse vivo l’intento di frustrare la convinzione leibniziana degli umani chiamati a “vivere nel migliore dei mondi possibili”; ella, la nostra fille prodige, pubblicherà il suo Candide, ipoteticamente ben oltre la trilogia, eppure il volo verso altri mondi è bell’e spiccato ed ha planato, Adriana, non su uno bensì su due pianeti, lontanissimi dalla Terra, ove comunità antropomorfe reiterano clichés a noi purtroppo noti accanto, però, a sublimazioni parimenti avvertite: come dire violenti “conflitti” ed appagante “amore”, senza rinunciare a sfiorar comunque l’insondabile che sta o vaga nell’universo. Archetipi?  Proviamo a indovinare: “Ubik” di Philip Dick e “La guerra dei mondi” di George Wells.

Allora la Caprio è andata, quadruplicandosi in quattro studentesse-guerriere – Nala Pomigi, Fiamma Di Viso, Elis Metter e Fill Corrins – e noi con lei/loro ad incontrar, prima di tutto/i Aurora, regina del pianeta Ora e con orecchi a punta. E in chi s’imbatte/ono? La simmetria dice Iudor Arcon, Kaira Binài, Doito Met e Ass Solcus: quattro soldati della Schiera Speciale, manco a farlo apposta. Che succede? Meglio: che non succede?! Ovviamente qui osserviamo l’assoluto top secret. Oltretutto perché ci preme, ora, segnalare al lettore che Adriana ha le pascoliane “pupille fise” e un grande cuore.

In autunno probabilmente il tour riprenderà e dunque non mancheranno circostanze per verificare, approfondire, guatare quelle “pupille fise” e magari scoprire nell’autrice una nuova seducente versione del …gabbiano Jonathan Livingston. Sì, qualcuno si lancerà perfino ad esclamare “Adriana Caprio ou la profondeur”, riferendosi all’incomparabile bellezza delle profondità del cielo.

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