“Cicatrizzo Parole” impressioni di una visita.

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Si tratta del titolo di una personale d’Arte del trentaquattrenne Silvio Donadoni, che è stata ospitata nei giorni 6-8 gennaio nel salone degli specchi del Circolo Nazionale di Caserta, curata da Francesca Giannini.

Guardando queste tele ci si immerge in un mondo, una voragine, di colori contrapposti che risucchiano letteralmente. Ogni lavoro nasce dal nero, racconta Donadoni, il colore magico predominante in base al quale egli intuisce tutti gli altri colori.

Sono visioni di momenti vissuti, raffigurazioni di precisi stati d’animo e mentali in cui percepire l’incontro tra inconscio e subconscio. Una esplorazione di un linguaggio, di comunicazione che non può prescindere dal proprio essere, dal proprio “io-interiore”.

L’arte come terapia, mezzo di emancipazione da un vissuto che sembra potersi cicatrizzare, ma non dimenticare.

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Per usare le parole di J.W. Goethe: “il mezzo migliore per sfuggire il mondo è l’arte, il mezzo più sicuro per entrare in contatto con il mondo è l’arte”.

Entrare in contatto con il mondo di Silvio Donadoni vuol dire con-dividere gesti di liberazione dal valore estetico e morale. Figure circensi, volti accennati, profili di donne incontrate e dipinte al contrario, capovolte su una tela graffiata da flussi di colore vividi.

“I know Horror Show” è il nome di un quadro, testimonianza del particolare vissuto dell’autore.

 

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“Quest’altra opera rappresenta me -dice Donadoni- un angelo a cui sono state strappate le ali” mi spiega mentre cita i versi di una sua canzone: “Sai, la tristezza a volte è solo un’impressione, cambia forma della mente”.

 

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Mi indica ancora un’altra tela, “L’Emblema della Periferia”: un nudo femminile in cui è rappresentata la fisicità del corpo, una donna che urina a gambe aperte, sospesa su uno sfondo di bianco sporco. Eco di una pittura tormentata che fa subito pensare al fascino di quelle realizzate da Egon Schiele.

 

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Rivolgendosi ad un altro quadro, mi dice infine che è esclusivamente dedicato alla droga mentre cita ancora sue bellissime parole: “Sopra l’asfalto bagnato, ho dentro i tuoi fiori inseguendo le voci di un perduto mondo, triste e delusa la mia giovinezza come l’ultimo bacio arreso al tramonto”.

Alessia Guerriero

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