COMMENTO DI DON FRANCO GALEONE AL VANGELO DI DOMENICA 16 MAGGIO 2021

16 maggio 2021/Ascensione del Signore – (Anno B/TO)

IL CIELO È QUALCUNO!

Prima lettura: Perché state a guardare il cielo? (At 1,1). Seconda lettura: Un solo Dio Padre di tutti (Ef 4,1). Terza lettura: Andate, predicate il vangelo (Mc 16,15).

Salire: un’esigenza dello spirito!

Secondo una concezione spontanea e universale, riconosciuta anche dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore e l’uomo per incontrarlo deve elevarsi, salire. È quanto leggiamo in Esodo 19,3; a Mosè viene proibito di salire verso il monte Sinai: “Delimita il monte tutt’intorno e di’ al popolo: Non salite sul monte. Chiunque vorrà salire sarà messo a morte”. Prima di avvicinarsi a Dio bisogna purificarsi! Non solo Dio abita in alto, ma ha scelto i luoghi elevati per stabilirvi la sua dimora. Gerusalemme è in alto, non “si va” ma “si sale” alla casa di Dio. Nella Bibbia abbiamo altri esempi di ascensioni al cielo, perché “non lascerai, Dio, che il tuo fedele veda la corruzione!” (Sal 16,10). Questo è accaduto a Enoch (Gn 5,24), a Elia (2Re 2,11), come anche a imperatori del mondo antico: da Alessandro Magno a Cesare, da Apollonio di Tiana a Maometto… Chi compie opere grandiose non può morire come un comune mortale ma viene assunto in cielo tra nuvole e tuoni. Vedremo che l’Ascensione di Gesù è diversa!

Andate… Predicate…

Abbiamo diversi e differenti racconti dell’Ascensione (Lc 24,50; Mc 16,19; At 1,9). L’evangelista Luca ci racconta due volte l’Ascensione di Gesù, ma con sfumature diverse. Nel vangelo, Marco e Luca raccontano il finale glorioso della vita pubblica di Gesù; negli Atti, invece, l’Ascensione è presentata come il punto di partenza dell’espansione missionaria della chiesa. Quei due imperativi “Andate … Predicate…” dicono agli apostoli che devono continuare la missione e la predicazione di Gesù. Come a loro, anche a noi è chiesto di non restare a guardare il cielo, ma di preparare il ritorno glorioso del Signore risorto. Con una vita buona e operosa! L’Ascensione non è la festa della contemplazione celeste ma dell’impegno terrestre!

… la buona notizia!

Ci viene proposto l’ultimo brano, l’ultimo pezzo del vangelo di Marco, che però non è stato scritto da lui. Il vangelo di Marco termina al cap. 16,8 con l’annuncio della Risurrezione di Gesù, ma senza le prove delle apparizioni. Questo destò scandalo nella comunità primitiva, per cui negli anni seguenti vennero aggiunte ben tre successive finali a questo vangelo, quella che leggiamo è una di queste. Quindi non è dell’evangelista Marco, ma è indubbiamente frutto dell’esperienza della comunità cristiana. Secondo l’autore di questo brano, Gesù dice: “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura!”. La missione dei credenti è di andare a proclamare la buona notizia. Quale? Dio non è buono, è ESCLUSIVAMENTE buono. Dio ama tutti in maniera incondizionata e questo va proclamato ad ogni creatura. Osserviamo:

> “Chi crederà: ‘credere’ non significa aderire, accettare una dottrina, una verità, ma ‘credere’ significa accogliere quest’amore e trasmetterlo agli altri; credere è affidarsi alla persona di Gesù. L’amore “da Dio si trasforma in amore comunicato”.

> “… sarà battezzato”: il battesimo era espressione di una conversione. Se fino ad ora ho vissuto per me, adesso decido di vivere per gli altri. Come segno di questo cambio, scelta, c’era il rito del battesimo. Notate che Gesù non dice: “Chi sarà battezzato sarà salvo”. Il battesimo può essere un fatto di latitudine o di educazione. La salvezza non è automatica: i sacramenti non sono riti magici; non è il battesimo che salva, ma la fede che il battesimo esprime e vivifica. Noi abbiamo creduto troppo all’azione automatica dei sacramenti (ex opere operato), senza preoccuparci abbastanza delle disposizioni interiori (ex opere operantis) di chi li amministra e di chi li riceve.

> “e questi guariranno”: il testo greco veramente dice “e questi staranno bene” (καὶ καλῶς ἕξουσιν/kaì kalòs èxusin). Gesù, il Signore, non ci dà la capacità – magari! – di guarire gli ammalati, ma di far sì che stiano bene, grazie al nostro affetto. Non sempre possiamo guarire i malati ma li possiamo sempre visitare, accarezzare, incoraggiare! Il malato ha bisogno anche di coccole e anche queste fanno guarire. È scientificamente provato!

> “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo”: quando leggiamo il vangelo occorre sempre distinguere quello che l’evangelista dice (il contenuto) da come lo dice (la forma). ‘Quello che dice’ è la Parola di Dio e questa è valida per sempre; ‘come lo dice’, l’autore usa le sue abilità letterarie, lo stile dell’epoca: a) Marco dice che “fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”. L’evangelista vuol dire alle autorità religiose: “Quell’uomo che voi avete condannato come bestemmiatore, come eretico, in realtà era Dio”. b) Come lo dice? Lo dice adoperando gli schemi letterari dell’epoca (cielo, nuvole, destra di Dio…) per trasmettere una verità.

L’Ascensione è una festa?

Iniziamo con una domanda: chi di noi sarebbe contento di perdere il padre o la madre o l’amico? Davvero possiamo rallegrarci della scomparsa di Gesù? Dobbiamo sforzarci di capire, perché le verità del cristianesimo non si comprendono subito e tutte con l’acqua del battesimo, o con le risposte del catechismo, ma si assimilano lentamente, con il trascorrere del tempo, e soprattutto in compagnia del dolore. Se una madre si ritrova il figlio morto tra le braccia, con maggiore facilità potrà comprendere il dolore di Maria ai piedi della croce; se un amico ha fatto l’esperienza di sentirsi tradito e abbandonato dagli amici, con maggiore facilità potrà comprendere il dolore di Gesù abbandonato e tradito da Giuda; solo ad una certa età comprenderemo meglio il mistero della Trinità, forse quando diventeremo più padri o più madri; infine, quando vedremo il nostro corpo sempre più vecchio e malato, avvizzito e cadente fino alla morte, allora con maggiore facilità comprenderemo queste parole “Credo nella vita eterna, nella risurrezione dei morti”. Così avviene per la festa dell’Ascensione: è falso fare festa senza prima avere sofferto il dolore del distacco.

Non un movimento ascensionale, ma un’estensione in amore

“Non posso credere all’Ascensione come la racconta il vangelo!” mi confidava un mio allievo. Bisogna riconoscere che si tratta di una “festa difficile”. In un’interpretazione letterale, Gesù parte, scompare nel cielo, i credenti restano orfani; anche il cero pasquale viene spento, come se la luce di Cristo non brillasse più tra noi! Eppure Gesù dice il contrario: “Non vi lascio orfani. Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo!”. E allora? L’Ascensione non è uno spostamento verticale e astrofisico verso l’alto, ma un’estensione orizzontale in potenza, in qualità, in efficacia, di Gesù, “per riempire ogni cosa” (Ef 4,10). Gesù è asceso al cielo, ma non in senso spaziale; il cielo è, in tutte le culture, il segno del divino, ma Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo: è onnipresente. Proprio perché Gesù è “asceso”, può ora raggiungere tutti e salvare ognuno. Ecco perché l’Ascensione è una festa: mentre prima Gesù-uomo poteva essere presente solo in Israele, parlare a pochi, ora invece Gesù-risorto può raggiungere e salvare tutti, grazie alla sua ubiquitante capacità salvifica. Bisogna smettere di parlare in termini di geografia astronomica, e iniziare a riconoscere questo Dio nascosto ma presente dappertutto! Gesù non ci ha lasciati, è con noi per sempre; noi lo abbandoniamo qualche volta, ma egli non ci abbandona mai! Buona Vita!

Parabole di Gesù per il nostro tempo. Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione. Andò quindi a consigliarsi dal proprio Rabbino, che le fece la seguente raccomandazione: «Cara signora, lei forse sta credendo a delle illusioni. Allora, faccia quello che le ordino. La prossima volta in cui Dio le apparirà, lo sottoponga a una prova per sapere se è realmente Dio». «D’accordo, Rabbino. Ma qual è la prova?». «Dica a Dio: Rivelami i peccati personali e privati del nostro Rabbino. Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto, solo a me e a nessun altro. D’accordo?». «Farò proprio così, Rabbino». Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal Rabbino, che le domandò preoccupato: «Bene! Cosa le ha detto Dio?». «Mi ha detto: Di’ al Rabbino che i suoi peccati io li ho dimenticati!».

Morale. «Anche se i vostri peccati fossero neri come carbone, diventeranno bianchi come neve» (Is 1,18).

השׁרשים הקדשים = Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

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