Cosa sappiamo e cosa no sui vaccini in Italia – Sul Coronavirus, dal Post

Come ampiamente anticipato, domenica 27 dicembre sono iniziate le vaccinazioni contro il coronavirus in Italia e in buona parte del resto dell’Unione Europea. La somministrazione delle prime dosi è stata “simbolica”, in attesa di ricevere quantità più consistenti del vaccino di Pfizer-BioNTech e dell’avvio della campagna vaccinale vera e propria nei prossimi giorni, sulla quale iniziamo a sapere qualcosa, anche se non con tutti i dettagli che avremmo sperato.

Dosi
Il governo ha reso note da tempo le dosi di cui potremo disporre nei prossimi mesi. Entro marzo dovremmo ricevere 28,3 milioni di vaccini da Pfizer-BioNTech e dalle aziende in attesa di ottenere le autorizzazioni dalle autorità di controllo come Moderna, AstraZeneca e CureVac. Nel primo trimestre del 2021 dovremmo quindi disporre in media di 9,4 milioni di dosi al mese. 

Al momento un piano vero è proprio c’è solo per il vaccino di Pfizer-BioNTech, l’unico approvato nell’Unione Europea, del quale riceveremo quasi 27 milioni di dosi entro la fine del prossimo settembre.

Da chi si comincia
Il governo ha deciso di iniziare la campagna vaccinale dal personale sanitario e dagli ospiti delle case di cura per anziani, nelle loro varie forme. Si stima che le persone potenzialmente interessate possano essere 2 milioni: naturalmente ciò non significa che ci saranno 2 milioni di vaccinati, perché la vaccinazione è su base volontaria e alcuni potrebbero decidere di non aderire, o di attendere ancora un po’ prima di sottoporsi al vaccino. A questi si aggiungono poi gli anziani sopra gli 80 anni, che sono circa 4,4 milioni e che avranno la precedenza, considerato che sono più a rischio.

Le due categorie successive previste nel programma di vaccinazione sono gli individui con età compresa tra i 60 e i 79 anni (13,4 milioni) e chi ha almeno un altro problema di salute cronico (7,4 milioni). 

È una quantità enorme di persone da vaccinare in poco tempo, considerato che il governo ha fissato obiettivi temporali molto stretti, e ci sono dubbi sulla possibilità di riuscire a condurre così tante vaccinazioni rispettando le scadenze. 

Dove
Per la fase iniziale il personale sanitario sarà vaccinato per lo più negli ospedali e negli ambulatori, mentre per gli ospiti delle case di cura (e simili) è previsto che siano gli incaricati alle vaccinazioni a raggiungerli. Non è invece ancora chiaro come si procederà per la fase della campagna vaccinale che interesserà porzioni più ampie della popolazione: si prevede di utilizzare ospedali, strutture delle ASL, studi dei medici di famiglia e centri vaccinali, ma mancano ancora i dettagli. Non si sa nemmeno quando e in che misura saranno impiegati i padiglioni contraddistinti da una grande primula annunciati qualche settimana fa

Chiamata
Nelle prime fasi non ci sarà un sistema di prenotazione vero e proprio, perché il vaccino sarà somministrato a chiamata. I piani sono invece vaghi per il dopo, quando l’opportunità di vaccinarsi riguarderà decine di milioni di persone. Si sta provvedendo a un “sistema informativo” per programmare, prenotare e registrare le somministrazioni del vaccino. Sappiamo che l’applicativo è stato realizzato da Poste Italiane ed Eni e che dovrebbe essere pronto a gennaio, ma sfuggono anche in questo caso molti dettagli.

Insomma, c’è ancora da lavorarci molto

La settimana prima di Natale
Nella settimana tra il 18 e il 24 dicembre sono stati rilevati 102.940 casi positivi al coronavirus in Italia, il 14 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Il dato è il più basso dalla metà di ottobre, e indica la quinta settimana consecutiva di numeri in calo (anche se in parte potrebbe essere dovuto a una minore quantità di tamponi effettuati). 

I decessi sono stati 3.680, il 20 per cento in meno rispetto alla settimana precedente. Non va comunque sottovalutato che ci siano stati in media oltre 525 morti al giorno, seppure questo sia il dato migliore da circa un mese e mezzo. 

I sette giorni precedenti al Natale hanno anche fatto riscontrare un miglioramento generale della situazione nelle terapie intensive. La mappa qui sotto mostra la variazione dei pazienti ricoverati nelle varie regioni (maggiore dove il cerchio tende al blu-verde) e i decessi in rapporto alla popolazione (le dimensioni dei cerchi). Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno più decessi per abitante del resto d’Italia, tra le due e le tre volte quelli della Lombardia o del Lazio.

Il Veneto è stabilmente la regione che conta più contagi settimanali, in numero assoluto e rapportati alla popolazione, un primato appartenuto per quasi tutta l’epidemia alla Lombardia. Ma per la prima volta nell’ultimo mese, i casi sono diminuiti.

Qui trovate tutti gli altri dati, anche sulle singole regioni.

“Persona offesa”
Il comune di Bergamo si dichiarerà “persona offesa” nel procedimento penale avviato dalla procura della città, che sta indagando per ricostruire le responsabilità nella gestione dell’epidemia. Durante la prima ondata, in provincia di Bergamo il coronavirus ha causato la morte di migliaia di persone, molte di più di quante non dicano i dati ufficiali.

Nei mesi di marzo e aprile, nella città di Bergamo sono morte in totale 912 persone contro i 235 morti in media nei cinque anni precedenti, quindi nel 2020 c’è stata una sovramortalità del 288 per cento. I magistrati bergamaschi hanno avviato le indagini ad aprile e al momento hanno ipotizzato tre capi d’accusa: epidemia colposa, omicidio colposo e falso. La dichiarazione come “persona offesa”, firmata dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori e condivisa da tutta la giunta, consente al comune di essere informato su tutti gli atti di indagine durante le indagini preliminari. 

Sperimentazione
Se a meno di un anno dall’avvio del loro sviluppo disponiamo già dei primi vaccini contro il coronavirus è anche per via dei test di laboratorio effettuati su topi, macachi, furetti e altri animali. Le sperimentazioni sugli animali pongono però numerosi dilemmi etici, dibattuti da decenni, e difficoltà nella produzione di leggi che riescano a bilanciare la necessità di evitare il più possibile eventuali sofferenze in laboratorio con quella di far progredire le ricerche, con il potenziale di salvare milioni di vite.

Quest’anno il tema è di stretta attualità in Italia non solo per la pandemia, ma anche per la legge molto severa che regolamenta la sperimentazione, talmente severa da essere sospesa da sempre e rinviata nella sua applicazione tramite emendamenti. La discussione su ulteriori sospensioni è in ritardo, e potrebbe influire su buona parte della ricerca scientifica nel nostro paese. 

“PortaVaccino”
Quello che vedete qui sotto è “PortaVaccino” e (bravi, indovinato) serve per conservare i vaccini di Pfizer-BioNTech, che richiedono di essere conservati a -70 °C circa. È un frigorifero passivo: non ha un compressore e non ha bisogno di energia elettrica per funzionare. Ha una capacità di 2,6 litri e ricorda una borsa frigorifero rigida, come quelle che si portano in spiaggia e per le scampagnate. “PortaVaccino” è del resto prodotto da Gio’Style, azienda in provincia di Bergamo, famosa proprio per i suoi contenitori termici.

La società produceva “PortaVaccino” da prima della pandemia, da circa 30 anni, ma lo ha dovuto ripensare in parte per adattarlo alle esigenze del vaccino di Pfizer-BioNTech, che richiede temperature molto più basse rispetto ai classici vaccini: utilizzando ghiaccio secco, il contenitore mantiene -70 °C per 26 ore. Contenitori di questo tipo potrebbero rivelarsi molto utili soprattutto nei paesi dove non sono disponibili congelatori adeguati nelle cliniche, soprattutto nelle aree rurali. 

Domande e risposte sul vaccino contro il coronavirus 💉

Triplo
Il 28 dicembre Tatiana Golikova, viceprima ministra russa per le politiche sociali, ha detto che i morti causati dalla COVID-19 nel paese sono più del triplo rispetto a quanto finora comunicato. Secondo i dati di Rosstat, l’ufficio di statistica russo, tra gennaio e novembre del 2020 in Russia ci sono stati 229.700 decessi in più rispetto allo stesso periodo del 2019, e secondo Golikova l’81 per cento di questi sarebbero stati causati dalla COVID-19.

Cina
Il New York Times e ProPublica hanno pubblicato una lunga inchiesta su come il governo cinese abbia manipolato a proprio favore il discorso pubblico durante i mesi più gravi della pandemia da coronavirus nel paese, impiegando migliaia di persone in attività di censura e propaganda online, con l’intento, tra le altre cose, di ridurre la percezione della pericolosità del virus proprio mentre questo si stava diffondendo fuori dal paese.

L’inchiesta si basa su una gran mole di documenti (3.200 direttive, 1.800 relazioni) ottenuti da un gruppo di hacker dall’agenzia cinese che si occupa della regolamentazione di internet (CAC) ad Hangzhou, una città di dieci milioni di abitanti nell’est del paese, non lontano da Shanghai. Il gruppo di hacker si fa chiamare C.C.P. Unmasked (CCP sta per Partito comunista cinese) e ha poi passato il materiale al New York Times e a ProPublica. Gli hacker hanno anche ottenuto documenti e informazioni su una società che produce programmi usati dalle amministrazioni cinesi per controllare le conversazioni su internet e manipolarle.

Cina 2
Ieri un tribunale di Shanghai, in Cina, ha condannato a 4 anni di carcere Zhang Zhan, una giornalista cinese che aveva documentato l’inizio della pandemia da coronavirus a Wuhan, la città dove a dicembre dell’anno scorso erano stati registrati i primi contagi. L’accusa nei suoi confronti è di “aver provocato litigi e problemi”, una formulazione molto vaga usata spesso dal governo cinese per incriminare attivisti e dissidenti.

Zhang, ex avvocata, ha 37 anni e aveva raggiunto Wuhan nei primi giorni di febbraio in maniera indipendente, senza essere legata a nessun giornale, per diffondere testimonianze dirette attraverso i propri profili social su WeChat, Twitter e YouTube. I suoi resoconti raccontavano una gestione della crisi legata alla pandemia diversa dalla narrativa ufficiale del governo cinese.

Dormire
Diversi convalescenti dalla COVID-19 segnalano di avere difficoltà a dormire, nei casi più gravi con periodi protratti di insonnia che rendono più difficile e lento il recupero dalla malattia. È un effetto del coronavirus meno evidente e urgente rispetto ad altri, ma medici e ricercatori lo ritengono comunque importante per aiutare i loro pazienti a rimettersi in forma. I disturbi del sonno interessano sia chi ha avuto forme gravi della COVID-19, sia chi ha avuto sintomi lievi e con una minore durata. 

Sono in corso studi e analisi per comprendere quali circostanze interferiscano con il sonno, e se ci siano aspetti neurologici legati agli effetti del coronavirus sul nostro organismo e al modo in cui il nostro sistema immunitario cerca di rispondere. Al di là dei modi di dire, il sonno è del resto una risorsa estremamente importante per la nostra salute, e può diventarlo ancora di più nel mezzo di una pandemia.

Ne consegue che se con questa newsletter vi abbiamo fatto venire sonno, riteniamo di esservi stati comunque utili. Noi ci sentiamo il prossimo martedì carichi di buoni propositi: sarà il primo martedì del 2021. Nel frattempo, vi facciamo gli auguri, ne abbiamo bisogno un po’ tutti. Ciao!

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