Disegno di legge del Governo relativo ai matrimoni omosessuali

Tizio e Caio oggi sposi. A proposito del disegno di legge sulle unioni omosessuali
Il governo italiano si appresta a varare un disegno di legge per regolarizzare le unioni omosessuali. Per il momento non si usa il nome matrimonio, ma il più esotico ed intrigante “civil partnership”. Né si concede alle coppie gay di adottare, ma si riconosce che i partner hanno tale diritto nel caso che un bambino sia biologicamente figlio del compagno (come da sentenza del 20 febbraio 2013 della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo).
Si procede, in ogni caso, verso la cancellazione dell’eterosessualità come requisito fondamentale del matrimonio.

Matrimonio fallito
Il matrimonio ha avuto da sempre la funzione di preservare, trasmettere e custodire la vita.
Lo evidenzia il termine latino matrimonium, che è composto dalle parole mater (madre) e munus (compito), a dire che esso, in primis, era compito della madre e connesso alla maternità. Né la maternità era intesa in senso meramente biologico, perché il matrimonio era investito della fondamentale funzione di far nascere anche civilmente l’individuo. Ed era, a sua volta, chiaro che discendeva dall’unione stabile, costituita, riconosciuta, tra un uomo e una donna, in quanto unica unione fertile.
Un riscontro se ne ha anche nella nostra Costituzione che riconosce “i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29) e la mette in relazione con “il dovere e diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio” (art. 30). C’è da osservare che l’art. 29 afferma che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia, quasi a rimarcare che non li istituisce, perché la famiglia precede lo Stato, e non viceversa. Su cosa essa poggi è dichiarato con estrema chiarezza: è “fondata sul matrimonio”; dunque, su un’istituzione ben precisa, collaudata da millenni di storia, sia pure con accezione diversa, ma sempre come fatto pubblico, celebrato e riconosciuto.
Ma il matrimonio, oggi che l’emancipazione sessuale ha portato a separare le relazioni sessuali dalle relazioni coniugali, è stato ridotto, circoscritto, a mero riconoscimento di un legame affettivo quasi disincarnato. Il nido familiare, già luogo di una relazione affettiva forte, densa di impegno e di condivisione, è stato di fatto demolito. La legge sul divorzio lo ha sancito. La proposta di legge sul divorzio breve (votata dalla Camera a maggio) si avvia, infine, a ridurre i tempi di scioglimento: non più tre anni, ma sei mesi per le consensuali, connotando sempre più il matrimonio come un prodotto di facile consumo.
Esso è stato, poi, ulteriormente impoverito, quando il legame che aveva con la procreazione è stato sciolto. Ci si unisce, infatti, dilazionando, allontanando o rifiutando del tutto la procreazione o si procrea, grazie alla fecondazione artificiale, senza unirsi, addirittura senza conoscersi e sapersi, se la fecondazione è eterologa.

Sesso denaturato
Così svilito il matrimonio, si è aperta la strada a qualcosa che mai si era posto prima: il matrimonio fra individui dello stesso sesso.
La modernità liquida (l’espressione è del sociologo Zygmunt Bauman) esclude a priori riferimenti netti, solidi, per cui non sopporta distinzioni e discriminazioni. Tutti hanno diritto ad avere diritti (così S. Rodotà in un suo saggio). Non ci sono differenze né sono ammissibili. Pertanto, “Mariage pour tous!” è stato lo slogan con il quale in Francia si è promossa l’elevazione dell’unione omosessuale al rango di matrimonio.
Ma a fare da sostegno a questa rivoluzione nel modo di pensare il matrimonio è intervenuta la filosofia del gender. Essa ha segnato una vera e proprio svolta antropologica, perché alla tradizionale e solida distinzione tra uomini e donne basata sul sesso (“retrograda e materialistica concezione genetico-biologica-fisico-anatomica”), da cui deriva la trasmissione della vita, ha sostituito una vera e propria moltiplicazione dei generi (omosessuale, bisessuale, transgender, trans, transessuale, intersex, androgino, agender etc. – in tutto, 23, secondo l’Australian Human Rights Commission). Il sesso non sarebbe che una variabile scaturente dalla libera autodeterminazione dell’individuo. Pertanto, si preferisce adoperare l’espressione, contorta e cervellotica, di “orientamento sessuale”.
In realtà, la teoria del gender è l’ultimo prodotto del libertarismo nichilista che già da tempo ha tolto al sesso ogni velo romantico. Assimilato sempre più ad una tecnica, in cui poco è concesso all’immaginazione, il sesso ha smesso, infatti, non solo di essere un tabù, ma anche di sorprendere ed incantare. Conseguentemente, da collante di strutture sociali durature (“finché morti non ci separi!”), è divenuto qualcosa di deregolato e assolutamente privatizzato: non più assunzione di una responsabilità e osservanza di regole morali, ma disimpegno e gioco irresponsabile; non più dono di sé ed accoglienza dell’altro, ma esazione di una spettanza e mezzo di gratificazione esclusivamente individuale (“finché mi va!”).

Il figlio rivendicato
Resterebbe, tuttavia, un punto essenziale a marcare la differenza fra unioni omosessuali ed eterosessuali, in modo tale da far mancare alle prime l’elemento tipico del matrimonio: la fertilità e, quindi, i figli.
La richiesta di poter accedere all’adozione da parte delle coppie omosessuali sembra, tuttavia, bypassare il problema. Ma, si dirà, il disegno di legge del governo non le prevede. Ebbene questo è un falso problema, perché, alla luce di quanto è avvenuto nei paesi in cui il matrimonio gay è già legge, il ricorso all’adozione di un minore esterno alla coppia (omosessuale) è del tutto secondario.
In effetti, ciò che il “civil partnership” prevede è la possibilità di adottare il bambino biologicamente figlio del compagno. Ora, questa possibilità è direttamente funzionale alla fecondazione eterologa, che ha reso possibile a chi in passato ne era escluso di accedere alla fecondazione. Contestualmente è potuta anche avanzare l’idea innaturale di fare figli senza l’altro sesso, di costituire una genitorialità senza relazioni naturali. Né è un caso che le restrizioni alla fecondazione eterologa (legge 40/2004 sulla procreazione assistita) siano via via cadute in ragione di alcune sentenze della Magistratura (in particolare, della n. 162 della Corte Costituzionale del 9-4-2014), che hanno giudicato incoercibile la determinazione di avere figli da parte di una coppia, indipendentemente dalla sua omosessualità. Si è anzi giudicato discriminatorio escludere dal diritto al figlio non solo le coppie infertili, ma anche quelle omosessuali.
L’eterologa permette, infatti, che il bambino appartenga geneticamente ad almeno uno dei partner della coppia omosessuale. Nel caso di coppia femminile, infatti, una delle due, il cui ovulo sia stato fecondato dallo spermatozoo di uno sconosciuto, è madre biologica del bambino. Nel caso di coppia maschile, uno dei due sarà padre biologico, avendo fecondato una donna disponibile a “dare in affitto” (a pagamento!) il suo utero. Connesso a queste pratiche si sta creando (nei paesi in cui è già in vigore la legge) tutto un indotto, un vero e proprio mercato della genitorialità con tanto di cataloghi da cui selezionare le donatrici (o i donatori), con tanto di “mediatori competenti, avvocati, contratti, pagamenti, penali da pagare se il contratto non è rispettato” (Eugenia Roccella su Tempi del 7-7-2014).
L’immagine del figlio che si va profilando è a dir poco inquietante.
Equiparato, infatti, il figlio “alla figura del bisogno affettivo, emozionale, psicologico, da soddisfare, a qualunque costo” (Adriano Pessina), lo si è immesso in una logica economica di produzione e di consumo. Il bambino è divenuto il prodotto finale di una filiera biomedica, una sorta di derrata, che si può tanto congelare, quanto, una volta scaduta, scartare e distruggere. Come tale è stato inteso come un bene avente un costo di gestione e un costo finale. Per una sinistra logica di uguaglianza si è, infine, giudicato discriminatorio escludere dalla fruizione di quel bene anche chi naturalmente ne sarebbe escluso.

Clemente Sparaco

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