DROGA ED ASSUNZIONE SMODATA DI ALCOOL di Vincenzo Andraous

C’è tanto da fare, una urgenza non più rinviabile: la necessità di interrompere questo silenzio colpevole sull’uso e abuso di sostanze soprattutto dei più giovani, di quanti si sentono ribelli nei binge drinking sparati nello stomaco nello spazio di pochi attimi, non sapendo che così facendo aumenta a dismisura la fascinazione della droga. Un silenzio irresponsabile, dentro una prevenzione che non avverte del pericolo incombente i ragazzi, ma addirittura neppure i genitori, le famiglie, coloro che sono deputati all’attenzione e cura dei propri figli. Quando si parla di giovani, di tragedie, di sofferenze, di dolore causati dall’assunzione di sostanze, la tendenza è di licenziare il problema, come si trattasse di un mero fastidio, esibendo frasi fatte. È la retorica di chi non intende farsi carico di una vera e propria diaspora delle relazioni, delle emozioni, dell’amore che unisce e mai disunisce, soprattutto quando un giovanissimo è in grande difficoltà, non parla, non alza la mano per chiedere aiuto. C’è tanto da fare per tentare di rendere la vita un percorso straordinario, per non accettare la resa, la sconfitta dei propri sogni, affogando la ragione e la propria libertà-responsabilità dentro un poliabuso alla portata di tutte le tasche. C’è tanto da fare, oltre le parole valigia spese male, i sermoni, le filippiche nazional popolari; lo sappiamo bene, che oggi non ci sono più per le strade i vecchi tossicodipendenti, umanità in ginocchio, accasciati sulle panchine, sui marciapiedi, ieri non è oggi davvero, è peggio, i giovani vanno per strada con gli zainetti in spalla, con la canna tra le dita, con la pasticca calata giù in fretta, sono giovanissimi, talmente giovani in preda alle assunzioni più disparate, che non riesci a capacitarti di tanto sfacelo. Il legame tra i giovani e la droga non può essere spiegato semplicemente, con l’imitare i coetanei per sentirsi parte di un gruppo, per sperimentare un nuovo piacere, nella convinzione che sballarsi risolva eventuali fallimenti. C’è tanto da fare per rendere possibile la creatività e la intuizione di un giovanissimo, senza il bisogno di fare i funamboli tra droga pesante e droga leggera, perché, volenti o nolenti, la verità è che esiste la droga. C’è tanto da fare per insegnare il valore del rispetto per sé stessi e per gli altri, per non prediligere la fuga dalle responsabilità del mondo adulto, uno stratagemma da due soldi per evitare le scelte e gli impegni che invece occorre affrontare e non sostituire con la roba, quasi a voler disconoscere la consapevolezza e forza delle proprie energie interiori, cui fare affidamento. Come detto qualche tempo addietro, forse è il caso di farci carico di questo male, che trasferiamo sovente agli altri, radicando nei più giovani una solitudine, per lo più imposta, travestendo di mete educative le nostre rese e le nostre insoddisfazioni. Forse.

V. A. D

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