Francolise: densa colonna di fumo nero ad est di S.Andrea del Pizzone

Ancora “terra dei fuochi”... Ancòra diossina nell’ambiente... Visibile a 2-3 chilometri di distanza, il micidiale pennacchio s’è levato prima del tramonto

FRANCOLISE (Raffaele Raimondo) – Nel tardo pomeriggio del 2 giugno, guardando dal centro abitato di Sant’Andrea del Pizzone verso Brezza (frazione di Grazzanise), si notava una densa colonna di fumo nero che superava i vénti metri di altezza. Qualcuno ha subito avvertito i Carabinieri della competente stazione di Francolise che si recavano presto sul posto, provvedendo ad allertare immediatamente il distaccamento dei Vigili del Fuoco di Teano. Ma il micidiale pennacchio levatosi all’improvviso prima del tramonto ha dato brutta prova di sé anche a sole calato, diffondendo diossina in quantità.
Un doloso incendio? Molto probabile! Indagheranno gl’inquirenti. Il materiale in combustione? Forse pneumatici, ma lo potranno confermare soltanto i tecnici. Insomma, ancòra “terra dei fuochi”? Ancòra veleno in una campagna a coltivazioni intensive? Questo certamente! Forte, dunque, lo sdegno per questi ricorrenti reati che meritano inflessibili risposte che, in tanti casi, nella nostra provincia e nel napoletano, le Forze dell’Ordine hanno già dato e danno, senza mai poter dire però d’aver domato definitivamente il triste fenomeno.
Raggiungendo il sito, si osservava un discreto via-vai di automobili guidate da curiosi e una frotta di ragazzi in bicicletta, invitati subito ad allontanarsi dalla strada bianca attigua al preciso punto in cui l’incendio è divampato. Una strada rurale che, secondo notizie attinte sul posto, dovrebbe chiamarsi via Orticelle e che da nord immette sulla provinciale n° 1 che collega la zona orientale di Sant’Andrea alla frazione grazzanisana. Che mortificante spettacolo (!) a guardare inermi le plumbee volute di fumo alzarsi dalle fiamme che, intanto, cominciavano a divorare sterpaglie lungo il solco di confine che sfocia in un collettore più ampio chiamato “Fosso nuovo”. E, se da lontano si poteva vedere insistente il rialzo della colonna che le correnti d’aria, ad un certo momento, hanno spinto verso sud facendole assumere una strana forma di T, da vicino, cioè a pochi metri dal disastro, l’odore acre e pungente del fumo in poco tempo prendeva alla gola. Gli occhi e la bocca disgustati: tali le sensazioni d’impatto. Ma i danni – si sa – sono, purtroppo, e saranno silenti, oltre che lungo periodo.

Raffaele Raimondo

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