Giov. 16 – 110° anniversario della nascita di Mario Tobino

Visite all’ex manicomio di Maggiano

Sintetica  storia del Manicomio di Lucca:

Lo ‘Spedale per i Pazzi di Fregionaia (nome del luogo appena fuori Lucca, nelle vicinanze dell’odierna frazione di Maggiano) fu istituito dalla Repubblica di Lucca nella seconda metà del Settecento.

Nel 1769 il Senato della Repubblica lucchese formulò al Pontefice Clemente XIV (Lorenzo Ganganelli) una richiesta per ottenere la soppressione del Monastero dei Canonici Lateranensi di Santa Maria di Fregionaia. L’anno seguente fu così deciso di destinare la struttura al ricovero e alla custodia dei folli.

Il monastero ospitava dal 560 religiosi che occupavano capanne intorno alla piccola chiesa, vivendo in povertà e preghiere, e solo intorno al 1100 la contessa Matilde di Canossa restaura l’intero complesso, che nel tempo subirà vari restauri e ampliamenti, diventando un centro anche culturale e spirituale, tappa della Via Francigena.

Il 20 aprile 1773, con l’insediamento del personale, fu ufficialmente aperto lo Spedale de’ Pazzi di Fregionaia come dipendenza dallo Spedale cittadino di San Luca della Misericordia e il giorno seguente arrivarono i primi undici malati, provenienti dal Carcere cittadino della Torre.

I primi anni di vita dell’ospedale videro la prevalenza di sistemi custodialistici, mentre a partire dal secondo decennio dell’Ottocento, grazie all’opera di Giovanni Buonaccorsi, fu adottata come terapia riabilitativa l’occupazione manuale dei malati.

Nel corso dell’Ottocento si registrò un progressivo aumento delle ammissioni, con il conseguente ricovero di persone provenienti da territori che non avevano fatto parte del Ducato di Lucca. La frequenza delle dimissioni fu insufficiente a frenare l’aumento della popolazione degente, con un conseguente sovraffollamento e progressivi ampliamenti strutturali.

Nel 1913 il Regio manicomio di Fregionaia passò sotto la gestione amministrativa della Provincia di Lucca e vi rimase fino alla riforma sanitaria del 1978, quando entrò a far parte dell’Unità sanitaria locale che avviò la fase terminale dell’Ospedale fino alla chiusura definitiva nel 1999.
Alla promulgazione della legge 180 del 1978 risultava il più antico manicomio italiano, nonché tra i primi a sperimentare la cd ”terapia morale” dall’inizio dell’800, fino a giungere a pratiche socio-riabilitative all’avanguardia nello scorso secolo.

Mario Tobino inizia il 9 luglio 1942 la lunga esperienza di Maggiano, come medico presso l’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Lucca, al quale resterà legato per più di quaranta anni.

La fine degli anni ’70 vedono Tobino impegnato nella critica  della legge  n. 180, nota come legge Basaglia, anche se di fatto egli stesso avesse preconizzato la necessità di curare i pazienti fuori del manicomio. La sua concezione “romantica” della cura psichiatrica non gli permetteva però di pensare ad un annullamento totale della istituzione manicomiale, da lui considerata un rifugio ineludibile per le fasi acute del disturbo mentale

Nel febbraio del 1980 si chiude l’esperienza di Tobino come medico di manicomio a Maggiano, anche se gli  viene concesso di continuare ad usare le stanze nelle quali ha trascorso buona parte della sua vita di medico e di scrittore.

Oggi il manicomio di Maggiano – abbandonato gradualmente a partire dal 1978, in seguito alla legge Basaglia, e chiuso in via definitiva nel 1999 – è l’unico “ospedale dei pazzi” di tutta la Toscana che può essere completamente  visitato. È stata la Fondazione Mario Tobino a salvare dalla rovina uno dei più antichi manicomi d’Italia, e a trasformarlo in un museo. È proprio Tobino la guida narrante del percorso aperto al pubblico l’ultimo fine settimana di ogni mese e in occasione dell’appuntamento culturale straordinario “L’ultima chiave”, a cura di Enrico Marchi, Psichiatra che ha partecipato nel 1999 alla chiusura definitiva dell’antico maniero della follia e che attualmente collabora con la Fondaziojne Mario Tobino.

La visita guidata prevede:
– Breve percorso all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico: Cortile della Direzione, Chiostro del pozzo, Chiostro della divisione femminile, Chiostro della divisione maschile, Laboratorio radiografico, Sala dell’arteterapia, Antiche Scale, Chiesa, Cinema, Camerata, Cucine.
-Percorso espositivo museale presso la restaurata Casa Medici ,sede della Fondazione.

Il percorso comprende: la visita alle due Stanzette del medico-scrittore Mario Tobino, e la visita dell’Itinerario espositivo “Stanze con vista sull’Umanità”, dove sono raccolte testimonianze e strumenti legati alla storia assistenziale dell’antico manicomio.
All’interno della visita è possibile visionare filmati storici e interviste a Mario Tobino, o assistere ad una sintetica conferenza multimediale didattica sulla storia dell’assistenza psichiatrica e dell’Ospedale Psichiatrico di  Maggiano del Dr Enrico Marchi.

Le frasi dei libri di Mario Tobino ci accompagnano nelle stanze, dove osserviamo le fototessere dei malati attraverso una grata, gli strumenti di cura, in sottofondo le voci di chi visse il manicomio. “Stanze con vista sull’umanità” ci porta nella vita e nella quotidianità dei ricoverati, non solo malati di mente ma anche donne con figli illegittimi, poveri che non avevano un altro posto dove andare e in generale tutti i diseredati della società, bollati “matti” secondo le convenzioni sociali del tempo in cui si trovarono a vivere.

-Eventuali straordinarie  animazioni artistiche con letture tobiniane  e azioni  sceniche, nonchè performances musicali, legate al tema della follia e alle esperienze artistiche di riabilitazione psicosociale svoltesi a Maggiano negli anni’60. Il percorso artistico è realizzato in collaborazione con MT6 ArtGroup e associazione ALAP.

-Possibilità di pranzo rievocativo nell’antica Filanda o presso osterie storiche che a tutt’oggi conservano memoria e tradizioni del periodo manicomiale.

Passeggiando tra le rovine delle immense cucine, delle camerate, dei chiostri dove i pazzi giocavano a dama su scacchiere scolpite dagli stessi pazienti nel marmo delle balaustre, si è spinti a immaginare come doveva essere Maggiano anche solo 50 anni fa: una vera e propria cittadina, dove tra medici, infermieri, inservienti e 1200 pazienti vivevano circa 2mila persone. Un borgo quasi autonomo: i malati coltivavano i campi, facevano il pane, tessevano i vestiti e le coperte. Migliaia di storie si sono intrecciate tra queste mura, sulle scalinate che ispirarono a Tobino il titolo del suo romanzo “Per le antiche scale”, premio Campiello nel 1971, forse la sua opera più conosciuta e dedicata ai folli che per lo scrittore che non aveva avuto figli erano diventati quasi una famiglia; anche quando lo scrittore andò in pensione chiese e ottenne di poter continuare a vivere nel manicomio. Le stanze dove abitò sono aperte alle visite, rimaste intatte. Sul comodino l’unico libro aperto è la Divina Commedia, l’inferno dantesco come metafora avveratasi di quella discesa negli abissi dell’umanità a cui Tobino dedicò la sua vita. La visita è di fatto una visitazione anche molto suggestiva di stati d’animo molto  intimi, un percorso della mente, oltre che dell’anima, un omaggio alla memoria di tante identità perdute di persone che hanno soggiornato in un luogo di sofferenza e cura che per tanti ha significato recupero sociale, mentre per altri ha purtroppo rappresentato un viaggio senza ritorno.

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