Grazzanise: due balordi italiani braccati ad alto rischio dei carabinieri

Al termine di un rocambolesco inseguimento degli uomini del comandante De Santis Manette ad entrambi, recuperata una pistola, sequestrato il velocissimo scooter

Raffaele Raimondo
cronista free lance

GRAZZANISE – Tutto è avvenuto nel tempestoso giro di una decina di minuti, sotto il sole cocente intorno alle 13,30 di oggi, lunedì 20 ottobre. Due balordi italiani a cavallo di uno scooter Honda SH 150i, lanciato a tutta birra sulla s.p. 333, attraversavano, provenienti da lato ovest (Capua, Santa Maria la Fossa), il centro urbano grazzanisano diabolicamente diretti in direzione di Castelvolturno. Quando, quasi all’altezza della provinciale che conduce alla base Nato, han compreso di avere ormai sul collo il fiato ansante dei carabinieri della stazione di Grazzanise agli ordini del comandante Luigi De Santis, hanno ben pensato di virare spasmodicamente a sinistra, intrufolandosi in un accorsato caseificio i cui cancelli d’ingresso erano aperti per la vendita della buona mozzarella dei Mazzoni. Ma l’estrema per dileguarsi è miseramente fallita. Essi infatti imboccavano vie interne di fuga e di molto probabile tentativo di liberarsi di “qualcosa” (refurtiva, droga…), ma i militari della Benemerita li han braccati: uno, perdendo il controllo, è caduto a terra (non riportando significative contusioni, come di solito avviene agli abili “mariuoli”); l’altro, ancor meglio precipitato, ha trovato la repentina forza d’andare a nascondersi sotto un’autovettura parcheggiata nel piazzale dei clienti. Ad alto rischio il tallonamento della pattuglia dell’Arma, non meno l’immediata cattura dei delinquenti che, da professionisti del crimine, non solo erano armati e pronti a qualsiasi reazione, ma, di fronte alla tenace fermezza dei coraggiosi militi, hanno cercato di darsela a gambe, lasciando sul terreno i due caschi con cui fino a quel momento avevano nascosto la loro identità. Non è bastato, essendo le manette tintinnanti scattate in una manciata di secondi. Introvabili, però, all’istante l’arma e la “roba”. Intanto, a dare utile supporto, sono arrivate due pattuglie dei vigili urbani guidate dal comandante Giovanni Gaudiano. Allora i tutori dell’ordine pubblico – mentre gli ammanettati pazientemente aspettavano d’essere accompagnati nelle patrie galere – si sono sparpagliati su viottoli e campi circostanti per un’attenta ricognizione: il “fiuto di can da caccia” di un sottufficiale dei CC è stato più che sufficiente per il rapido rinvenimento della pistola. Il grosso era fatto. Di lì a poco s’è pure accertato che la falsità della targa dello scooter – DM 87611 –, recuperato ogni altro oggetto di opportuno indizio e perfino avvistato un pacchetto di sigarette marca Brendal finito a terra durante il frenetico arresto. Che altro fare? E così mentre un maresciallo raccoglieva altri preziosi elementi informativi, proseguendo la ricognizione ed anche sentendo la titolare del caseificio, una delle autovetture di servizio dei Carabinieri partiva alla volta della caserma per l’identificazione dei mascalzoni e la successiva traduzione al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Qualche astante sperava, proprio in quel momento, che il magistrato competente si disponesse ad adottare le più severe misure cautelative, ripensando, fra l’altro, al pericolo che lo Stato corre ogni volta ch’è chiamato in flagranza di reato per assicurare i seguaci della criminalità, organizzata e non, alla giustizia in cui tanti cittadini perbene ancora credono.

RAFFAELE RAIMONDO

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