Guerra in Siria, Trump ordina l’attacco. Un centinaio di missili colpiscono obiettivi “mirati” a Damasco e Homs

Evitate volutamente le basi russe e lo spazio aereo. Nessun morto. Mosca:

“Ho ordinato l’attacco”   contro il regime di Damasco. L’annuncio del presidente Donald Trump è arrivato alle 21 di Washington (le 3 di notte in Italia) dalla Casa Bianca mentre i missili stavano già colpendo impianti collegati alla produzione di armi chimiche, compreso un centro di ricerca a Damasco. L’operazione è stata portata avanti “congiuntamente” con Francia e Regno Unito contro “obiettivi mirati”, a Homs e nella capitale: non per rovesciare il regime ma per inviare un chiaro messaggio al presidente siriano Bashar al Assad, reo di aver usato il gas nervino contro la sua gente. Si tratta insomma di un attacco dimostrativo, attuato in modo da poter essere decodificato come una specie di azione di deterrenza nei confronti del regime.

“La sorte di Assad è nelle mani del popolo siriano”, ha spiegato Trump mentre il Pentagono ha precisato che sono state volutamente evitate le basi russe in Siria e minimizzati i rischi per i civili. Piena modalità “deconflicting”: gli alleati hanno voluto portare al minimo la possibilità di un errore, un imprevisto che potesse innescare una pericolosa escalation militare. Per ora quindi si è trattato di una ‘one night operation’, un’operazione unica durata poco più di un’ora, nel corso della quale sono stati colpiti principalmente tre obiettivi, come ha spiegato il Pentagono: un centro di ricerca scientifica a Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest della città di Homs e un importante posto di comando situato nei pressi del secondo obiettivo. I missili sono partiti sia da alcuni bombardieri sia da almeno una delle navi militari americane posizionate nelle acque del Mar Rosso.

“Questo è un chiaro messaggio per Assad”, ha spiegato il segretario americano alla Difesa, l’ex generale James Mattis, assicurando come al momento non si registrino perdite tra le forze Usa e come sia stato compiuto ogni sforzo per evitare vittime civili. Del resto, ha sottolineato ancora il numero uno del Pentagono, si è trattato di un attacco mirato che ha avuto come obiettivo solo siti legati alla produzioni o allo stoccaggio di armi chimiche. “Lo scorso anno il regime di Assad non ha compreso bene il messaggio”, ha aggiunto quindi Mattis, riferendosi al precedente attacco militare Usa in Siria dell’aprile 2017: “Così questa volta abbiamo colpito in maniera più dura insieme ai nostri alleati. E se Assad e i suoi generali assassini dovessero perpetrare un altro attacco con armi chimiche, dovranno rispondere ancora di più alle loro responsabilità”.

Dura la risposta di Mosca che, tramite l’ambasciatore a Washington, Anatoly Antonov, ha definito l’attacco un “inammissibile” schiaffo al presidente Vladimir Putin che “non resterà senza conseguenze”. “Siamo pronti a sostenere questa risposta fino a quando il regime non smetterà di utilizzare armi chimiche”, è stato il monito di Trump. Quasi contemporaneamente, a Londra, la premier Theresa May, ha spiegato che avrebbe preferito “una strada alternativa” ma che “in questo caso non c’era”. Il ministero della Difesa britannico ha reso noto che per i raid contro Homs sono partiti tre jet Tornado della Royal Air Force da Cipro mentre gli Usa hanno lanciato un centinaio di missili da crociera Tomahawk. “E’ stata superata la linea rossa”, ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron, twittando la foto del momento in cui ha ordinato l’attacco. “Chiaramente Assad non ha recepito il messaggio” la volta scorsa, ha affermato Mattis riferendosi all’attacco missilistico ordinato da Trump contro la Siria esattamente un anno fa, il 7 aprile del 2017. “Non intendiamo rimanere in Siria per sempre – ha rimarcato l’inquilino della Casa Bianca – e mentre altre nazioni offrono il loro contributo non vediamo l’ora che arrivi il giorno di porer riportare i nostri guerrieri a casa”. Trump ha dunque stigmatizzato la Russia per il suo supporto ad Assad intimandole di non proseguire “su questo buio sentiero” e ricordandole che nel 2013 aveva prometto di lavorare per la distruzione delle armi chimiche siriane. Mattis ha indicato che per l’attacco odierno “è stata utilizzata una quantità di armi doppia rispetto al 2017”.

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