I Grandi Pensatori: Doris Lessing

 

«E’ piuttosto strano, ma solo con un grandissimo

 sforzo di volontà non mi sento una puttana» D.L.

 

 

6Doris May Tayler, questo il suo vero nome, nasce il 22 ottobre 1919 a Kermanshah, in Persia, (l’attuale Iran Occidentale). Il padre, un ufficiale britannico reduce della prima guerra mondiale, dove aveva sofferto diverse amputazioni, aveva sposato la madre di Doris, un’infermiera, e si era trasferito in Persia.

     La sua famiglia si trasferì nella colonia britannica della Rhodesia del Sud, l’odierno Zimbabwe, nel 1925, conducendo la difficile vita dei coltivatori di mais. Sfortunatamente i mille acri di bush africano non divennero sufficientemente fecondi, ostacolando il desiderio della madre di vivere il sogno vittoriano delle “terre selvagge”.

    Doris Lessing frequentò una scuola cattolica femminile, sebbene la sua famiglia non fosse cattolica. Anche come manifestazione del suo conflitto con la severità materna, lasciò la scuola all’età di quindici anni, divenendo da quel momento autodidatta.

    Nonostante le difficoltà e un’infanzia infelice, le sue opere sulla vita nell’Africa britannica sono piene di compassione sia per le infruttuose vite dei coloni venuti dal Regno Unito sia per le sfortune degli indigeni.

     Si è sposata due volte (entrambe seguite dal divorzio) e ha avuto tre figli. Il secondo marito fu Gottfried Lessing, un emigrante tedesco. Il suo primo romanzo, L’erba canta, fu pubblicato a Londra nel 1950 (anno del secondo divorzio), dopo il suo trasferimento in Europa, dove ha vissuto da allora.

     Nel 2001 fu premiata con il Premio Príncipe de Asturias nella categoria Letteratura per le sue opere in difesa della libertà e del Terzo Mondo e il Premio Grinzane Cavour. Ha ricevuto inoltre il David Cohen British Literature Prize.

    Nel 2007 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «cantrice dell’sperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa».

    Le opere di Doris Lessing sono comunemente divise in tre periodi: Il comunismo, quando scrive radicalmente su temi sociali, il tema psicologico e il sufismo che viene esplorato nella serie di  Canopus.

    Quando le chiesero quali dei suoi libri considerasse il più importante, scelse la serie fantascientifica di Canopus in Argos. Questi libri mostrano, attraverso molti punti di vista, come una società avanzata possa combattere l’evoluzione forzata. La serie di Canopus è basata in parte sul sufismo, cui l’autrice fu introdotta da Idries5 Shah.

     I suoi primi lavori sullo “spazio interno” come Memorie di una sopravvissuta sono anch’essi connessi a questo tema. Ha scritto anche numerosi racconti sui gatti, i suoi animali preferiti.

     Donna ribelle che rigetta ogni etichetta pronti ad affibbiarle, trascorre la sua vita in tre continenti diversi e queste sue esperienze fluiscono nelle pagine dei suoi libri in cui si fondono con uno stile realistico e dettagliato, ma mai pretenzioso, la sua ironia spesso abrasiva e lo scetticismo nei confronti della stessa esistenza la cui decisione di viverla fino alla fine è quasi vista come una scelta eroica.

     Così come Virginia Woolf, Jane Austen ed Emily Dickinson, dedica la sua esistenza alla scrittura, sorta da un’attenta osservazione del mondo in cui la dimensione di ogni esistenza è strettamente connessa alle altre senza che venga minimamente contemplata la possibilità di sciogliere quell’indissolubile legame. I rapporti umani vengono descritti attraverso quelle azioni quotidiane, familiari a tutti noi, assurgendo a simbolo di un riparo o di una liberazione da vicende spesso segnate dal dolore, ma che da esso non si lasciano sconfiggere.

 

 

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