Il Cantico delle Creature: un salmo che parla all’uomo di ogni epoca

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Una riflessione sul più antico testo poetico della letteratura italiana

Il Cantico delle Creature è uno di quei testi che ha accompagnato tutta la mia vita, fin dalla fanciullezza. Si tratta di un testo che solo superficialmente appare semplice, invece è di una complessità straordinaria. Ciò che contraddistingue e fa di San Francesco un poeta diverso rispetto agli altri scrittori di quel tempo è che la sua poesia è fondata sulla mistica più che sul tema religioso o teologico; nel Cantico ritroviamo come fonte d’ispirazione i Salmi. Il messaggio cristiano che San Francesco comunica sui temi dell’ambiente è limpido come quello dei Salmi.

Il Cantico delle Creature ha l’andamento formale tipico del salmo, strofe ripetitive con un numero limitato di vocaboli; i vocaboli del Cantico infatti non sono assolutamente molti, piuttosto sono ripetuti continuamente – modo con cui la poesia poteva essere ricordata più facilmente – almeno due o tre salmi sono il richiamo immediato alla poesia del Cantico. Molti studiosi fanno riferimento al famoso salmo 148: Lodate il Signore dei cieli …/ Lodatelo sole e luna…/ Lodatelo voi tutte fulgide stelle/ voi acque al di sopra dei cieli./ Lodate il Signore dalla terra… L’esecuzione ci pone innanzi il Dio trascendente, altissimo, ed insieme “bono” di Francesco:

Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Quella di Francesco d’Assisi è un’esperienza cristiana perciò lui legge ogni avvenimento alla luce del Vangelo. Si tratta di una preghiera al Signore in cui San Francesco loda Dio per la creazione di tutte le creature animate invitando quest’ultime a lodare il loro Creatore.

In questo modo si passa dalla gratitudine alla gratuità vivendo un amore ordinato che ha le caratteristiche dell’Eucaristia: “Prese il pane, rese grazie e lo spezzò”. Il peccato è appropriarsi di tali doni comportandosi da padri-padroni nei confronti delle creature con la conseguenza di morte che spesso constatiamo.

Il cuore del Cantico è il ruolo dell’uomo nel contesto della creazione. San Francesco loda il Signore per i benefici del sole che scalda, dell’acqua che disseta; ma tutte le “creature” della creazione sono al servizio del bene dell’uomo. Il cuore del Cantico è l’Altissimo a cui vanno rivolte tutte le lodi, gloria e onore.

Altra specificità del Cantico è che il Dio cristiano non è un Dio solitario che nella sua onnipotenza “brucia” e consuma tutto ciò che lo circonda, ma anzi dona gratuitamente la vita e vuole costruire ponti con l’uomo e con tutto il creato.

Le creature sono declinate non in quanto fine a se stesse, ma per le loro caratteristiche dalle quali l’uomo trova beneficio in una relazione non strumentale ma di fraternità; la luce del fuoco illumina la notte, l’acqua che è utile e preziosa, la terra che ci nutre e ci sostiene.

Nel Cantico l’uomo è il destinatario dei doni del Signore, e per questo lo ringrazia attraverso la lode e contemplando il Creatore e la sua creazione. L’amore di San Francesco nei confronti del Creatore supera anche le paure umane nei confronti dei danni provocati dagli eventi naturali.

Il Cantico delle creature fu composto da San Francesco in un momento di grande combattimento interiore, presso la chiesa di San Damiano in Assisi, quindi si tratta di un Cantico pasquale in cui nella notte della tentazione e della sofferenza si fa presente la luminosità del Signore Risorto che illumina tutte le nostre tenebre.

Cosa vuol trasmettere il Cantico alla nostra generazione? I danni causati dalle “strutture di peccato” (Giovanni Paolo II) all’uomo e al creato dall’avidità dello stesso uomo, possono essere redenti solo se l’uomo si apre al Cristo Risorto; il solo capace di dare vita a relazioni nuove anche con il creato.

Vorrei concludere con gli interventi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. I due Pontefici hanno parlato in più occasioni di San Francesco e delle sue “letture” sui temi ambientali.

Giovanni Paolo II ha dichiarato San Francesco patrono dell’ecologia ed ha indicato Assisi come città della pace, mentre Benedetto XVI ha richiamato che ciò non va letto in maniera ideologica, come fosse semplicemente un ambientalista o un pacifista. Con queste affermazioni non ha smentito gli interventi del predecessore, come mostrano i discorsi fatti ad Assisi durante la sua visita, ma ne ha indicato l’origine che è la conversione al Vangelo.

 

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