Il tempo dei beni comuni

IL TEMPO DEI BENI COMUNI
L’inizio della raccolta delle firme per trasformare il disegno di legge sui beni comuni in una proposta di legge di iniziativa popolare ha già il merito di aver riacceso l’attenzione su un nodo teorico e pratico importante per difendersi dal dominio neoliberista. Il tema è arricchito anche dalla proposta elaborata da Paolo Maddalena e perfino da un documento dell’Anci. È in ogni caso una battaglia difficile, perché dall’alto faranno di tutto per ostacolare percorsi di questo tipo, e complessa, perché c’è bisogno di regole diversificate. “Se ogni cosa può diventare bene comune nell’azione concreta delle comunità allora il rischio di una catalogazione giuridica è quello di lasciare fuori qualche cosa – spiega Paolo Cacciari – Da qui i timori di una parte dei movimenti per i beni comuni di una loro istituzionalizzazione escludente…”. Di certo, qualunque sia la strada, introdurre nel diritto il concetto di beni comuni significa rafforzare “la strada alla sperimentazione di forme di autogestione e di autogoverno delle comunità afferenti a quei beni…”
PAOLO CACCIARI

CAOS GEOPOLITICO E LOTTA DI CLASSE
La possibile guerra interna e internazionale che si prepara in Venezuela avrebbe drammatiche conseguenze per un “popolo” già stremato, manipolato e strumentalizzato da grandi interessi geopolitici ma avrebbe effetti altrettanto rovinosi per tutta l’América Latina. Quella crisi induce Raúl Zibechi a formulare alcune considerazioni più generali sul caos di lungo periodo che si profila. Per chi sta in basso, c’è un evidente problema creato dalla mancanza di rappresentanze politiche – un elemento, questo, non solo negativo – che però, in un momento tanto difficile, si accompagna a forte dispersione, carenza di dialogo e apprendimento reciproco nel campo popolare. Per i governi, cresce la tendenza demagogica “ anti-sistema” ma conservatori e progressisti sono uniti nel tentativo di soffocare le autonomie de los de abajo, le sole in grado di uscire dal caos creando mondi nuovi ostili al dominio del capitale e alla governabilità che gli è necessaria. Non è comunque sui governi che si gioca lo scontro più rilevante: nessuna transizione della storia è mai stata fatta dall’alto
RAÚL ZIBECHI

DECOLONIZZARE I DIRITTI UMANI
A settant’anni dalla firma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, continuiamo a fingere di non vedere la tendenza storica dell’Occidente a universalizzare la sua visione del mondo. Eppure, non possiamo non interrogarci sulle conseguenze dell’esclusione di grammatiche e linguaggi morali sulla vita e la dignità diverse da quelle imposte dalla concezione egemonica dei diritti umani. Al tempo dei linguaggi semplificati dei twitter dei Trump e dei Salvini, possiamo ancora liberarci dall’idea di dover difendere solo un concetto astratto, che ignora la pluralità delle culture per privilegiare coloro che detengono un potere segnato dalla modernità coloniale, capitalista e patriarcale? I diritti umani sono un modo di intendere la lotta per una vita degna di essere vissuta, non il solo
LOLA CUBELLS

RIBELLARSI ALL’ORDINE DELLE COSE
Per scuotere dall’apatia e stimolare la partecipazione diretta, è necessario un momento di rottura. E forse, dalla Francia al Belgio passando per l’Ungheria (foto), è quanto sta già avvenendo, neanche troppo sotto traccia. “Forse sta germogliando il seme di una protesta popolare non egoistica – scrive Lorenzo Guadagnucci – Forse nel corpo dell’Europa e in specie nella popolazione giovanile sta maturando la persuasione che è necessario, oltre che possibile, uscire dagli schemi di pensiero imposti…”
LORENZO GUADAGNUCCI

ATTO CONTRARIO
Incontri, videoproiezioni, partite di calcio, pranzi e cene in piazza, concerti, presentazioni di libri, passeggiate a piedi o in bici, presìdi, scuole di italiano all’aperto, giochi di strada, mostre fotografiche, letture di libri di scrittori del sud del mondo, assemblee, feste, spettacoli teatrali e un lungo, speriamo lunghissimo, eccetera. Dal 15 al 17 marzo, iniziative di ogni tipo contro il razzismo. Non canteremo il buio dei nostri giorni ma la bellezza della resistenza
AA.VV.

TORNA A SOFFIARE IL VENTO DI RIACE
La voglia di far rinascere Riace è già una bellissima pagina di speranza, spiega Alex Zanotelli. Il Comitato promotore della nascente Fondazione di partecipazione che avrà nome “È stato il vento” e che ha il pieno appoggio di Mimmo Lucano muove i primi passi per la riuscita del progetto. Zanotelli e Lucano sono anche tra i promotori della tre giorni
ALEX ZANOTELLI

PEDALANDO VERSO RIACE
Poteva venire in mente solo a chi ha fatto della leggerezza, della solidarietà e dell’impatto zero il proprio stile di vita: un viaggio invernale in bici da Roma a Riace, per mostrare idealmente e concretamente la necessità di rendere questi tempi meno idiotamente feroci e repellenti. Sto parlando della Ciclostaffetta della Pace, iniziativa partita in sordina e che sta diventando una specie di critical mass a tappe lungo 626 chilometri di stivale, con partenza il 16 febbraio. Fatta a mano, via social, senza mezzi né bandierine di questa o quella associazione
ROTAFIXA

L’ANNO NUOVO MI PORTERÀ FORTUNA
“La stanza era vuota… Nessuno lo aveva visto rientrare la sera prima… Non ce la faceva più a fare quella vita. Di quel posto, che sembrava accanirglisi contro ogni giorno di più, non sopportava più nulla. La situazione era precipitata verso l’estate per un pacco spedito e arrivato a destinazione, ma mai consegnato… Non era una nazionalità fortunata, la sua. La risposta alla sua domanda di asilo sarebbe stata quasi certamente negativa. Un permesso ce lo aveva avuto un tempo. Era scaduto, lo avevano rimandato indietro, e poi era tornato rientrando dalla Libia… Si sentiva un condannato… senza nemmeno un angolino per sé dove mettersi a pensare…”Per quale ragione i richiedenti asilo devono vivere come detenuti? Un racconto
SARA FORCELLA

NATALISMO, MIGRANTI E CRESCITA
Da un lato si alimenta l’angoscia per il cosiddetto aumento costante della popolazione mondiale e dall’altro si ha paura del calo della popolazione in Europa e in particolare in Italia. Ma basta sbirciare tra pochi dati per scoprire come l’immigrazione compensa ancora poco il declino demografico italiano ma anche della maggioranza degli altri paesi europei. Intanto i conti dell’Inps dicono che se continua così non si avranno fondi per pagare le pensioni: per questo alcuni economisti e scienziati sociali pensano che ci vogliono più immigrati e più crescita economica. “Non sempre lo dicono ma tutti sanno che si vuole questo perché i migranti assicurano tassi di produttività più alti degli italiani – spiega Salvatore (Turi) Palidda -, costretti a remunerazioni più basse, a lavoro più a rischio di incidenti e malattie e sono anche costretti a essere poco rivendicativi… Anziché incitare all’allarme contro la sovrappopolazione mondiale si dovrebbe dire che occorrerebbe una distribuzione più equilibrata degli abitanti della Terra e innanzitutto più equa della ricchezza…”
SALVATORE (TURI) PALIDDA

NON DOBBIAMO ALIMENTARE L’ODIO
Ma come si fa a dirsi felici se diminuiscono gli sbarchi in Italia e aumentano i morti nel Mediterraneo? La Costituzione italiana dice che tutti devono avere gli stessi diritti ma qui non è più così. Se un sindaco viola delle norme per salvare delle persone, per fare quello che è giusto, cioè quello che indica nostra la legge più importante, quel sindaco non ha sbagliato. Sta facendo disobbedienza civile ma non commette un reato. A volte, il nostro dovere istituzionale è di cercare lo Stato anche dove lo Stato non arriva. Parla Alessio Pascucci, il sindaco di Cerveteri, 40 mila abitanti che diventano 150 mila d’estate. È al secondo mandato, eletto da una lista civica che ha formato una giunta con tutte le forze politiche nazionali, dai Cinque Stelle al Pd, all’opposizione
SARA NUNZI

I PADRI CAMBIANO I PANNOLINI
I padri di oggi preparano la cena, fanno il bagnetto ai bambini, cambiano i pannolini. Tutto bene? In realtà sono ancora soprattutto le donne a gestire e organizzare la parte più consistente del lavoro. “Ad esempio mi chiedo chi pensa a cosa preparare per cena, chi pensa a comprare gli ingredienti, chi pensa alle merende dei bambini… – scrive Penny – Quali scarpe servono per i vari periodi dell’anno. Chi divide le cose che non servono più da quelle che potrebbero servire più avanti… Chi si occupa di chiamare il pediatra… Chi pensa ai regali dei compleanni di amichetti e parenti. Chi pensa al bucato, cambio delle lenzuola, dei piumini, differenziare i lavaggi… Chi pensa a come gestire i figli quando non c’è la scuola… A chi sostiene che oggi i padri cambiano i pannolini ai figli e dobbiamo ritenerci fortunate, perché un tempo non era così, vorrei dire che non basta. E me ne frego se storceranno la bocca o penseranno che sono noiosa…”
PENNY

BENVENUTI NELL’ASILO DEL BOSCO
Gli asili nel bosco sono presenti ormai in ogni angolo del pianeta e la loro ricchezza più grande è che non si presentano come scuole che seguono modelli educativi rigidi ma come percorsi educativi aperti alle pedagogie critiche del passato e del presente. Tutti gli asili nel bosco svolgono le proprie attività in natura, tutti hanno un rapporto educatore-bambino/a che è al massimo uno a dieci e non uno a venticinque come nelle altre scuole tradizionali, tutti mettono al centro il “muoversi, esplorare, apprendere” tra creatività, passione del fare e cooperazione, per il resto ciascun progetto percorre sentieri autonomi partendo dalle idee del gruppo educativo ma soprattutto dai bisogni specifici di chi questi progetti li frequenta ogni giorno. La mattina negli asili del bosco comincia con un cerchio: intanto gli asili di diversi paesi si sono messi in cerchio anche loro, mettendo su una rete internazionale
PAOLO MAI

“HAI TEMPO” È UNA COSA BELLA DA DIRE A UN BAMBINO
“La settimana scorsa ho chiesto ai bambini di ricopiare un breve testo su un foglio. Non ho dato un tempo… Suonata la campanella c’erano ancora due bambini che stavano scrivendo. Uno si è alzato e me l’ha consegnato, l’altro… siccome ne aveva copiato solo metà, mi è venuto vicino e mi ha detto con una voce sconsolata: “Ma io non l’ho finito!”. “Non importa”, gli ho risposto, “hai tempo, la prossima volta lo finirai con calma….”. Mi ha sorriso, si è tranquillizzato ed è volato a mensa…. Abbiamo sempre paura di rimanere indietro. Di non essere giusti. Andiamo dietro a questa frenesia che coinvolge le nostre vite, come un’ossessione. Su venti bambini nessuno ha finito contemporaneam ente. Nessuno è uguale all’altro…”
C.P.

L’AGENTE PROVOCATORE ALLA WORLD BANK
La Banca Mondiale ha un nuovo presidente. Lo ha nominato, come vuole la consolidata tradizione, il presidente degli Stati Uniti. Dopo aver ricoperto incarichi di un certo rilievo nelle amministrazioni Reagan e Bush, David Malpass era fino ad oggi il sottosegretario al Tesoro di Donald Trump, postazione da cui aveva criticato con asprezza l’Istituzione che va a presiedere – la cui mission ufficiale (non ridete!) è di metter fine alla povertà estrema nel pianeta – perché “intrusiva”, cioè responsabile di concedere troppi prestiti alla Cina. Il contributo annuale italiano alla prestigiosa istituzione di cui Malpass assume gagliardamente la guida è di 200 milioni di euro
LUCA MENES

IL DOVERE DI PRENDERE POSIZIONE
Prendete posizione, altrimenti sarete complici! Ma dai, siamo seri, ma che c’entra il petrolio con il fatto che la popolazione sta soffrendo? E quando la gente soffre, l’opinione pubblica internazionale, i cittadini e i paesi responsabili sono chiamati a pronunciarsi, a dire da che parte stanno. Sempre, ogni volta che la democrazia viene minacciata. Il Venezuela e gli altri
ALESSANDRO GHEBREIGZIABIHER

SIAMO CIRCONDATI, NON SMETTIAMO DI LOTTARE
Nel nuovo singolo di Treble, cofondatore e storico componente dei sud Sound System, e Rocky risuonano gli echi della resistenza NoTap: le sonorità reggae del brano “Sono Circondato” raccontano che si può fuggire dalla prigione mentale e materiale creata dall’ideologia dello sviluppo e dal suo braccio destro, l’estrattivismo. Accendete le casse
R.C.

UN LAVORO COME AU PAIR
Lavorare “Au pair” è per molti giovani la possibilità di fare un’esperienza in un altro paese, coltivare la liberà di viaggiare (sì, la stessa negata ai migranti), aprire nuovi orizzonti, cercare opportunità, soprattutto muoversi, cambiare. Un’esperienza certamente ricca di senso, che può avere a volte risvolti negativi, quale ad esempio lo sfruttamento lavorativo a basso costo. Ma al di là di alcuni casi particolari, l’esperienza “Au pair” resta ancora oggi sentita come un momento di trasformazione personale
ILARIA PALUZZI

 

RIBELLARSI FACENDO: UN’AGENDA COMUNE

13 FEBBRAIO, PALERMO I BAMBINI CI GUARDANO
Presentazione del nuovo libro di Franco Lorenzoni

13 FEBBRAIO, ROMA LE MASCHERE DI PICASSO
Laboratorio per bambini a Casetta rossa

14 FEBBRAIO, MONZA LA BRIANZA CHE ACCOGLIE
Incontro con Mimmo Lucano

15 FEBBRAIO, PISA NESSUNO È ILLEGALE
Intervento di intervento don Massimo Biancalani e molta musica

16 FEBBRAIO, ROMA LIBERTÀ PER OCALAN
Manifestazione nazionale per Ocalan e per la difesa del Rojava

17 FEBBRAIO, ROMA ANTIRAZZISTA ALL’ESQUILINO
Appello dell’Associazione Genitori Di Donato

2 MARZO, ROMA ASCANIO CELESTINI E LA REDAZIONE DI COMUNE
Una conversazione e una cena per annunciare #Attocontrario

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