Inquinamento: l’autotrasporto non è la principale causa. Servono azioni decise per favorire modernizzazione del settore

Assotir: l’autotrasporto non è la principale causa di inquinamento. Ma servono azioni decise per favorire una modernizzazione del settore

L’Italia è il fanalino di coda in Europa per età media dei mezzi (ben 13,5 anni). Servono nuovi investimenti e una politica lungimirante che non sia fatta di slogan e propaganda” sottolinea Claudio Donati, Segretario Generale di Assotir

Il recente dibattito provocato dalla bozza di decreto-legge “salva ambiente” presentata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nei primi giorni di ottobre, poi di fatto espunta, a causa delle molteplici proteste pervenute da parte di più settori della società, ha posto nuovamente l’autotrasporto sul banco degli imputati, ritenuto dai più come il principale “soggetto inquinatore”.

L’AUTOTRASPORTO NON E’ LA PRINCIPALE CAUSA DI INQUINAMENTO – Il tema della lotta all’inquinamento per fronteggiare i cambiamenti climatici è estremamente complesso e delicato. Per affrontarlo seriamente serve dunque una riflessione seria con solide basi tecniche e con competenze precise sulla sostenibilità socio-economica, che permetta un pieno coinvolgimento di tutti gli attori; deve essere invece evitata la via della propaganda semplicistica e la politica basata sugli slogan.

“Una prima distinzione utile per una corretta impostazione dell’argomento si rinviene tra il concetto di inquinamento atmosferico (prodotto essenzialmente dalle polveri sottili) e quello di Riscaldamento Globale (dovuto dall’aumento della CO2 immessa in atmosfera) sottolinea il Segretario Generale di Assotir Claudio Donati. – Per quanto riguarda gli effetti sul riscaldamento globale, la tecnologia non offre ancora soluzioni più sostenibili alternative a quelle esistenti. Anche i mezzi elettrici non sono al momento utilizzabili nel settore dei veicoli pesanti. Quindi, per il momento, sarebbe molto più ragionevole concentrare l’attenzione sulla riduzione, fino alla completa eliminazione, delle polveri sottili emesse dai motori per autotrazione”.

UN PARCO MEZZI VECCHIO E OBSOLETO – Il contrasto all’inquinamento atmosferico necessita di misure significative, che dovrebbero partire da un progressivo e radicale, rinnovo del parco veicolare italiano. L’Italia, infatti, è il fanalino di coda in Europa per età media dei mezzi (ben 13,5 anni). Per raggiungere l’obiettivo di eliminare dal mercato i veicoli più inquinanti occorrerebbe uno sforzo economico rilevante, sia da parte delle imprese di autotrasporto sia da parte dello Stato: un investimento complessivo dai 30 ai 50 miliardi di euro.

Il parco veicolare italiano dei mezzi pesanti, inclusi anche i veicoli per il trasporto di persone, è costituito da circa 5 milioni di unità – spiega la Presidente Nazionale di Assotir Anna Vita Manigrasso. – Di questi, solo ¼ riguarda il trasporto professionale (cioè, il trasporto di merci per conto di terzi) e per ben ¾ si tratta di veicoli che trasportano merci in conto proprio (veicoli, cioè, di proprietà di aziende industriali, commerciali, agricole, ecc, utilizzati per il trasporto esclusivo di merce di produzione o, comunque, attinente alle specifiche attività aziendali). Per trasportare la medesima quantità di merce attualmente trasportata dai veicoli in conto proprio sarebbe necessaria, in via teorica, una capacità di carico corrispondente ad appena la metà dei veicoli oggi impiegati. Ecco perché sarebbe opportuno pensare a una riorganizzazione e razionalizzazione del trasporto in conto proprio, con l’obiettivo di trasportare la stessa quantità di merce con un numero di mezzi abbondantemente inferiore. In tal modo si andrebbe ad incidere in maniera significativa sul volume del parco circolante e, quindi, sull’inquinamento ad esso dovuto”.

IL TEMA DEL GASOLIO – Meno mezzi inquinanti in circolazione ed efficientamento del trasporto in conto terzi sono quindi le ricette avanzate da Assotir, che non si sottrae neppure ad affrontare il tema del gasolio.

Il gasolio per autotrazione in Italia è uno dei più cari d’Europa (siamo terzi, dopo Svezia e Regno Unito). Nonostante la riduzione dell’accisa di 0,2142 centesimi al litro, che viene riconosciuta a tutti i mezzi pesanti superiori alle 7,5 tonnellate e di categoria Euro 3 e superiore, il costo del gasolio resta sempre tra i più elevati a livello europeo. Considerando, inoltre, che su ogni euro di spesa destinato al suo acquisto 60 centesimi (tra IVA e accise) vanno allo Stato, ogni ipotesi di taglio lineare delle attuali riduzioni sulle accise, che colpisse in maniera indifferenziata tutto il parco veicolare, appare quanto mai controproducente, sia sotto il profilo ambientale, sia sotto l’aspetto economico.

Porre sullo stesso piano veicoli appartenenti a classi ecologiche diverse produrrebbe un effetto paradossale, dal punto di vista del contrasto all’inquinamento, poiché si finirebbe per penalizzare i veicoli meno inquinati (Euro 6) rispetto ai veicoli  più inquinati (Euro3). – afferma il Segretario Nazionale Assotir Claudio Donati. – Inoltre, eventuali ulteriori aggravi di costi sul gasolio spingerebbero i vettori ad approvvigionarsi mediante gasolio proveniente dall’estero (spesso in maniera illegale), stimato già oggi, in via del tutto prudenziale, intorno al 10% dell’intero gasolio consumato in Italia o, per chi ne avesse l’opportunità (ad esempio, le imprese italiane ubicate vicino ai confini settentrionali), andando a fare rifornimento di carburante oltre confine, dove il costo del gasolio è molto più basso che in Italia”.

Tutti questi temiaggiunge Anna Vita Manigrasso, Presidente Assotir  – nonostante al momento possano sembrare accantonati, sono destinati a tornare centrali nel dibattito politico. È infatti assai probabile che vengano reintrodotti nella fase di definizione della manovra finanziaria per il 2020. Noi siamo pronti al confronto, che, anzi, auspichiamo. Non pretendiamo di avere la verità in tasca, ma rivendichiamo il diritto ad avere un confronto serio, al cui interno esprimere il nostro punto di vista”.

 

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