Intitolato una piazzetta a Capua al maestro Ettore Bova (1886-1961)

Il 25 maggio 2015 scorso si è volta a Capua una cerimonia per l’intitolazione del largo, sito in via Principi Longobardi, all’educatore e maestro di vita Ettore Bova (1886-1961), insegnante presso le Scuole Elementari di Capua dal 1926 al 1950. Presente alla cerimonia l’assessore alla Cultura, prof.ssa Jolanda Carmela Capriglione, i nipoti dell’insegnante: dott. Ettore Bova, prof. Giancarlo Bova, dott. Anna Bova, avv. Giampiero Bova, dott. Virginia Bova e le pronipoti Laura Bova e Marina Bova.
Ettore Bova, discendente da nobile famiglia aversana, che vanta più generazioni di medici presso la corte dei re di Napoli, era nato ad Aversa dal n.h. Emilio e dalla n.d. Laura Diana.
Dopo aver prestato servizio militare come sottotenente di fanteria durante la Prima Guerra Mondiale, Ettore Bova nel 1919 vinse il concorso come maestro elementare di ruolo.
Tra il 1913 e il 1926 insegnò a Casal di Principe, ad Aversa e a Pignataro. In seguito si trasferì a Capua, dove insegnò ininterrottamente fino al 1950. Negli stessi anni svolse anche altri servizi di notevole impegno: fu maestro nella Scuola serale per adulti analfabeti nei centri agricoli di Lusciano e Ducenta; insegnò pure nella Scuola autunnale per i figli dei profughi delle zone di guerra; fu docente nella Scuola serale per adulti analfabeti di Pignataro Maggiore; insegnò inoltre nella Scuola elementare militare serale presso l’aeroporto “O. Salomone” di Capua.
Nella città bagnata dal Volturno s’interessò pure dell’insegnamento della ginnastica, della preparazione dei saggi di educazione fisica nella Scuola elementare e di Filodrammatica. Fu componente tra l’altro dell’Opera Nazionale Balilla (O.N.B.) e inoltre fu Segretario dell’Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.).
Dopo la distruzione delle scuole di Capua per gli eventi bellici, contribuì a far risorgere e a far funzionare le scuole distrutte in locali di fortuna.
Nel 1957 la Fondazione premi al merito educativo gli assegnò uno dei trenta premi, che aveva destinato per quell’anno a maestri particolarmente meritevoli. Tale fu la motivazione:

All’educazione dei fanciulli e del popolo diede sempre tutto sé stesso. Per tredici anni maestro in piccoli centri rurali, vi tenne corsi diurni e serali. A Capua diede spontaneamente e per anni la sua fattiva opera al Dopolavoro e ad una fiorente Filodrammatica. Apprezzatissima fu la sua attività nella Scuola serale del locale Aeroporto.
Ad un ragazzo, figlio di povera gente, colpito da poliomelite, impossibilitato di recarsi a scuola, impartì insegnamento gratuito e recò conforto ed aiuto.
Quando il bombardamento del settembre 1943 distrusse per quattro quinti la città, rimasto senza casa, fu costretto a rifugiarsi a S. Maria C.V. Ma appena i Comandi militari permisero il transito per le strade, pensando ai suoi scolari sbandati (nessuno lo chiamava), tornò a Capua e in un buio sottoscala dell’Istituto Magistrale, dove l’acqua piovana spesso invadeva il pavimento, riaprì la sua scuola. E ogni giorno, tra andata e ritorno, eran dieci chilometri, a piedi, in mezzo al traffico militare, con l’unico alimento del pane scarso e poco commestibile. Così sentiva il dovere.
Ma tale dura vita fiaccò l’organismo e dovette mettersi a riposo anzi tempo: riposo relativo, ché la sua casa è sempre aperta alla povera gente che si rivolge a lui come a un padre.

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