La battaglia di (via) Solferino

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Ha una squadra di calcio (il Torino), come Silvio Berlusconi (ilMilan).

Ha case editrici di libri e periodici (Cairo publishing, Cairo editore, Editoriale Giorgio Mondadori), come Silvio Berlusconi (Arnoldo Mondadori Editore, Einaudi,Rizzoli Libri).  

Ha due tv (La 7 e La 7D), come Silvio Berlusconi (beh, lui ne ha qualcuna in più…).

Ha una concessionaria di pubblicità (Cairo pubblicità), come Silvio Berlusconi (lui, due:Publitalia ‘80 e Mediamond).

Gli manca solo un quotidiano.

Che Silvo Berlusconi, seppur per interposto fratello, ha (il Giornale).

Ma se riuscirà a mettere le mani sul Corriere della sera e La Gazzetta dello Sport, oplà!

Avrà fatto anche meglio di Silvio Berlusconi.

E, soprattutto, in un arco di tempo strabiliante: appena quattro lustri!

Signore e signori, ecco a voi Urbano Cairo, 58 anni, nato ad Alessandria, laureato inBocconi, primo lavoro assistente di… Silvio Berlusconi, oggi imprenditore sulla bocca di tutti.

Eh sì, perché si è lanciato nell’ennesima avventura imprenditoriale della vita, la più difficile e affascinante: conquistare la maggioranza di RCS, il brutto acronimo che sta per Rizzoli Corriere della sera, ossia la più importante (per storia, peso politico, fascino) azienda editoriale italiana.

Come?

Per ora c’è solo (si fa per dire) una OPS, ossia un’Offerta pubblica di scambio.

Che funziona così…

… Cairo propone un’azione della ultraliquida Cairo Communication a chi gli consegnerà 8,3 azioni della indebitatissima RCS….

… vuole arrivare ad avere in mano il 50,1% del capitale…

… chiede alle banche di congelare i crediti fino all’approvazione del bilancio 2017

… ed è pronto a togliersi la giacca, rimboccarsi le maniche della camicia, fare pulizia per riportare l’antica maison in acque finanziarie tranquille e sicure.

Al suo fianco, Banca Intesa San Paolo.

Di fronte, capitalisti (Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle) e istituzioni finanziarie (Mediobanca, Finsoe-Unipol).

Contro, l’intero consiglio di amministrazione di RCS, espresso dalla maggioranza degli azionisti di cui faceva parte anche il gruppo Fiat, in uscita dall’azienda dopo lafusione (contestata) tra la Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX.

Che sfida, vero?

Era venerdì 24 giugno 1859 quando la battaglia di Solferino diede il là all’unità d’Italia.

Era venerdì 8 aprile 2016 quando Cairo è partito all’assalto di via Solferino 28, storica roccaforte del Corriere della sera.

Dovesse vincere, sarebbe il Giuseppe Garibaldi dell’editoria, un rampante giovanotto di provincia che mette fino al regno del salotto buono, quella sorta di monarchia finanziaria – instaurata da Mediobanca e guidata con discrezione dal mitico Enrico Cuccia – che per tutto il dopoguerra ha tenuto in pugno il capitalismo italiano pubblico e privato.

Ma Cairo ce la farà a vincere?

Molti pensano di sì, pochi lo dicono ad alta voce.

Tutti si sono messi in modalità wait and see.

Nell’attesa, val la pena di notare che se l’emulo di Berlusconi riuscisse nell’impresa, sarebbe l’ennesimo acquisto fatto senza sborsare un euro (o quasi).

Cairo, infatti, ha preso il Torino dal fallimento, come Berlusconi prese il Milan sull’orlo del crac.

Cairo ha preso La 7 in profondo rosso per pochissimi spiccioli, come Berlusconi prese Retequattro in crisi e Italia 1 in stallo a prezzi che oggi fanno sorridere.

Cairo conquisterebbe il Corriere della sera risucchiato dalla crisi economica senza mettere mano al portafogli, ma solo scambiando carta con carta; e passando per un salvatore, come Berlusconi, che si accollò i debiti de il Giornale e salvò Indro Montanelli.

Insomma, dice Maurizio Crozza, star di punta de La 7, “Cairo riesce a comprarsi tutta Italia senza tirar fuori una lira”.

Fortuna, certo.

Ma, ammetterete, ci vuole anche un certo talento.

Oltreché un bel coraggio.

A Cairo non difettano né l’uno né l’altro.

Quando, per esempio, dopo aver patteggiato al processo in cui era imputato con altrimanager di Publitalia ’80, fu licenziato da Berlusconi, ripartì da zero costruendo una concessionaria di pubblicità e facendosi dare da RCS (toh!) il mandato a vendere spazi suOggi e Io donna (fu un successo).

Quando decise di quotare la società, divenne il testimonial di se stesso: sotto lo sloganCairo entra in borsa” lo si vedeva immortalato mentre stava, ritto e spavaldo, con i due piedi dentro una preziosa borsa di pelle (l’idea piacque e il titolo partì subito forte).

Quando lanciò Di Più, lo mise in vendita a un euro, mandando in tilt Gente e Oggi che costavano quasi il doppio (e conquistando la leadership fra i settimanali popolari).

E quando prese La 7, era talmente conciata male che Telecom gliela vendette sì per un milione, ma gliene diede più di 80 in dote a copertura delle perdite future (oggi La 7, ripulita da cima a fondo, fila come un treno).

Adesso, appunto, è alle prese con la sfida più grande: conquistare il santuario del giornalismo italiano disarcionando il salotto buono.

Se gli riesce, dovrà trovare il modo di liberare RCS da quasi mezzo miliardo di debiti.

E, poi, naturalmente, tentare di ricondurre via Solferino 28 ai fasti antichi.

Compirà l’ennesima mission impossible?

Vero che la dea Fortuna aiuta gli audaci.

Ma stavolta anche lei dovrà impegnarsi.

E non poco…

In bocca al lupo!

 

 

Nella foto: Urbano Cairo, presidente del Torino Calcio, durante l’incontro del collegio dei fondatori dello Stadio Filadelfia, Torino, 11 aprile 2016

 

http://www.tvsvizzera.it/radio-monteceneri/Hypercorsivi/La-battaglia-di-via-Solferino-7218992.html

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