Le poesie di Bertolt Brecht

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Francobollo della Germania in occasione del 100° anniversario della nascita di Bertolt Brecht
fonte: Wikimedia Commons

 

Le poesie di Brecht:

Brecht è noto soprattutto come drammaturgo, ma è anche autore di numerose poesie, tra le più toccanti della lirica tedesca novecentesca. La sua scrittura poetica è diretta, con il tono della semplice annotazione immediata, della confessione di un intellettuale che vive in un’epoca di atroci crudeltà. Vuole essere utile e non ci porta in nessun mondo fantastico o enigmatico. Eppure ha un fascino, una bellezza a cui è difficile sottrarsi. Le sue poesie non hanno la rima, hanno però un ritmo molto ben studiato.

 

Le unghie del leoncino cinese:

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Un leoncino cinese
foto: Wilai

 

Brecht amava l’arte cinese, nelle sue opere si trovano spesso riferimenti alla Cina e alla sua civiltà. Nel 1951, osservando un leoncino cinese ritagliato dalle radici della pianta del tè, Brecht scrive le seguenti righe che possono essere considerate una specie di programma della sua opera poetica:

Die Schlechten fürchten deine Klaue
Die Guten freuen sich deiner Grazie
Derlei
Hörte ich gern
Von meinem Vers

I cattivi temono le tue unghie
I buoni si rallegrano della tua grazia
Un cosa così
Mi piacerebbe sentire
Dei miei versi.

Quindi: grazia e unghie sono gli elementi che Brecht vuole che si percepiscano nelle sue poesie. Per sentire la grazia basta leggere – ad alta voce e possibilmente nella versione originale tedesca – una qualsiasi delle sue tante poesie. Del tutto indipendente da quello che ensprimono sono di una innegabile eleganza formale. Non è un caso che le sue poesie si adattano molto bene ad essere musicate, come fecero p.e. Kurt Weill con dei testi contenuti nei pezzi teatrali di Brecht e Hanns Eisler con molte delle poesie contenute nella raccolta delle “Poesie di Svenborg”. Le unghie non vogliono essere una metafora per l’aggressività, sono piuttosto quello che si annida nella testa di chi legge le poesie e ne viene stimolato a pensarci.

Il sentimento e la ragione:

Non è giusto trasformare la lirica in un veicolo per la ragione, la lirica fa parte della sfera del sentimento! A questa critica che si sente dire molto spesso Brecht risponde – ironicamente: non capisco perché certi lirici, in particolare i principicianti, abbiano paura della ragione. E aggiunge, come linea di guida per le sue poesie:

Ist das lyrische Vorhaben ein glückliches,
dann arbeiten Gefühl und Verstand
völlig im Einklang.
Sie rufen sich fröhlich zu: Entscheide du!

Se l’intento lirico è riuscito
allora sentimento e ragione
sono in piena sintonia.
L’uno dice all’altro, allegramente: Decidi tu!

 

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Frontespizio originale delle “Poesie di Svendborg”,
una delle raccolte di poesie più importanti di Brecht.
foto: Karel Schulz

A quelli nati dopo di noi:

Un’altra sua poesia, in un certo senso “programmatica”, si intitola “An die Nachgeborenen” (A quelli nati dopo di noi). Questa poesia che nasce tra il 1934 e il 1938 rappresenta uno dei testi più importanti della letteratura tedesca dell’esilio e descrive in maniera magistrale la situazione del poeta lacerato tra impegno antinazista e la voglia di “fare un discorso sugli alberi”. Qui alcune parti significative di questa poesia:

Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!
Das arglose Wort ist töricht. Eine glatte Stirn
Deutet auf Unempfindlichkeit hin. Der Lachende
Hat die furchtbare Nachricht
Nur noch nicht empfangen.

Was sind das für Zeiten, wo
Ein Gespräch über Bäume* fast ein Verbrechen ist
Weil es ein Schweigen über so viele Untaten einschließt!
Der dort ruhig über die Straße geht
Ist wohl nicht mehr erreichbar für seine Freunde
Die in Not sind?
[…]

Veramente, vivo in tempi bui!
La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia
Indica insensibilità. Colui che ride
Probabilmente non ha ancora ricevuto
La terribile notizia.

Che tempi sono questi in cui
Un discorso sugli alberi* è quasi un reato
Perché comprende il tacere su così tanti crimini!
Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada
Forse non è più raggiungibile per i suoi amici
Che soffrono?
[…]

* Con “ein Gespräch über Bäume” (un discorso sugli alberi) Brecht allude alla poesia politicamente non impegnata
che per lui, almeno nell’epoca del nazismo, non era possibile.

Ich wäre gern auch weise.
In den alten Büchern steht, was weise ist:
Sich aus dem Streit der Welt halten
und die kurze Zeit ohne Furcht verbringen.
Auch ohne Gewalt auskommen
Böses mit Gutem vergelten
Seine Wünsche nicht erfüllen,
sondern vergessen
Gilt für weise.
Alles das kann ich nicht:
Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!
[…]
Ihr, die ihr auftauchen werdet aus der Flut
In der wir untergegangen sind
Gedenkt
Wenn ihr von unseren Schwächen sprecht
Auch der finsteren Zeit
Der ihr entronnen seid.
Gingen wir doch,
öfter als die Schuhe, die Länder wechselnd
*
Durch die Kriege der Klassen, verzweifelt
Wenn da nur Unrecht war und keine Empörung.

Mi piacerebbe anche essere saggio.
Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio:
Tenersi fuori dai guai del mondo e passare
Il breve periodo senza paura.
Anche fare a meno della violenza,
Ripagare il male con il bene,
Non esaudire i propri desideri,
ma dimenticare
Questo è ritenuto saggio.
Tutto questo non mi riesce:
Veramente, vivo in tempi bui!
[…]
Voi, che emergerete dalla marea
Nella quale noi siamo annegati
Ricordate
Quando parlate delle nostre debolezze
Anche i tempi bui
Ai quali voi siete scampati.
Abbiamo camminato,
cambiando più spesso i paesi delle scarpe,
*
Attraverso le guerre di classe, disperati
Quando c’era solo ingiustizia e nessuna rivolta.

* Brecht si riferisce al suo esilio in vari paesi.

Dabei wissen wir doch:
Auch der Haß gegen die Niedrigkeit
Verzerrt die Züge.
Auch der Zorn über das Unrecht
Macht die Stimme heiser. Ach wir
Die wir den Boden bereiten wollten
für Freundlichkeit
Konnten selber nicht freundlich sein.
Ihr aber, wenn es so weit sein wird
dass der Mensch dem Menschen ein Helfer ist
Gedenkt unser
Mit Nachsicht.

Eppure sappiamo:
Anche l’odio verso la bassezza
Distorce i tratti del viso.
Anche l’ira per le ingiustizie
Rende la voce rauca. Ah, noi
Che volevamo preparare il terreno
per la gentilezza
Noi non potevamo essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuto il momento
In cui l’uomo sarà amico dell’uomo
Ricordate noi
Con indulgenza.

La traduzione in italiano delle poesie è di Wolfgang Pruscha.

Brecht e la tradizione poetica:

“Brecht ha operato una vera e propria inversione di tendenza rispetto agli orientamenti otto-novecenteschi. Alle suggestioni dell’ineffabile e alla dilatazione semantica della parola ha sostituito la concretezza del linguaggio preciso e, come è stato detto, “oltraggiosamente prosastico”, all’ansia dell’ignoto il rapporto con concrete situazioni storico-sociali, alle disperazioni solipsistiche il dovere per il poeta di assumere nel suo lavoro precise responsabilità sociali, all’evasione dalla realtà i concreti interrogativi sulla realtà.”

da: Bertolt Brecht e la poesia dell’impegno, di Chiara Scionti

 

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Illustrazione della poesia di Brecht “Der Kirschdieb” (1938),
sulla parete di un condominio a Berlino (Berliner Allee 177)
foto: 44Pinguine

 

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