Le tante leggente dell’Albero di Natale

Ci sono molte leggende che riguardano le origini dell’Albero di Natale. La prima colloca l’abete nel giardino dell’Eden. Anzi, era addirittura l’Albero della Vita.

Quando Eva colse il frutto proibito, le sue foglie avvizzirono fino a diventare aghi e non fiorì più fino alla nascita di Gesù Bambino.

Un’altra leggenda parla di un altro albero dell’Eden, l’Albero del Bene e del Male. Quando Adamo fu scacciato dal Paradiso terrestre. portò con sè un ramoscello che in seguito divenne l’abete che servì per la Santa Croce per poi diventare l’Albero di Natale.

Altre leggende parlano addirittura proprio dell’Albero del frutto proibito e, nel Medio Evo, fu messo al centro delle rappresentazioni sacre.

Le leggende che seguono fanno invece nascere la tradizione presso i Germani.

Un boscaiolo, tornando a casa in una fredda notte invernale, restò incantato a guardare la bellezza di un abete che brillava di mille ghiaccioli e stelle. Gli venne così l’idea di adornare con luci e carta colorata un albero simile che sorgeva davanti la sua casa.

Ed ancora. In un villaggio, alla Vigilia del Natale, un ragazzo si recò nel bosco per cercare un ceppo di quercia da bruciare nel camino così come era tradizione. Però, attardatosi, si perse durante una fitta nevicata. Per ripararsi dalla neve si rifugiò sotto l’unico albero ancora verdeggiante, in mezzo a tutte le altre piante spoglie. Quell’albero era l’abete. Il ragazzo, infreddolito e impaurito, si raggomitolò ai piedi del tronco e si addormentò.

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L’albero si impietosì e per meglio ripararlo abbassò i suoi rami fino a terra, quasi a formare un riparo per proteggere il ragazzo dalla neve e dal freddo. Al mattino fu svegliato dalle voci dei suoi compaesani che lo stavano cercando.

Solo allora si accorse, e con lui i suoi soccorritori, del meraviglioso spettacolo che la natura aveva creato: la neve, posandosi sui rami, aveva formato decorazioni scintillanti che, insieme ai tanti ghiaccioli, brillavano alla luce del sole.

Così l’abete venne preso come simbolo del Natale e in tutte le case lo si decora e lo si illumina per ricreare lo spettacolo sfolgorante che apparve in quel bosco ai contadini, la mattina di Natale. Da allora anche gli abeti nelle foreste mantennero la caratteristica di piegare i rami verso il basso.

Un’altra leggenda è invece legata al miracolo compiuto dal vescovo Winfried, divenuto poi santo col nome di Bonifacio. Mentre era missionario nella Germania settentrionale si imbattè in alcuni pagani, adoratori di una quercia, che preparavano il sacrificio del piccolo principe Asulf al dio Thor.

Bonifacio fermò tale atto barbaro e abbattè la quercia, al cui posto apparve subito un abete. Il vescovo spiegò ai pagani che, trattandosi di un albero sempreverde, era l’albero della vita e pertanto rappresentava Cristo.

Fin qui le leggende. Nella tradizione cristiana l’albero di Natale è “l’albero cosmico”, cioè la manifestazione divina del Cosmo, dove le luci rappresentano Cristo che illumina l’umanità (in quanto Gesù è la luce del Cosmo) e i doni e le decorazioni simboleggiano la sua generosità verso gli uomini.

Gli antichi germani appendevano alcune pietre colorate per richiamare gli spiriti fuggiti con la caduta delle foglie. Questi sassi colorati vennero con il tempo sostituiti con ghirlande, nastri e frutti colorati e la tradizione venne sempre più collegata al Natale al punto che i missionari sostituirono la quercia con l’abete, perché la sua forma triangolare simboleggiava la Santissima Trinità.

La tradizione dell’albero di Natale, così come lo conosciamo noi, nacque in Germania nel 1611. Si racconta che la duchessa di Brieg avesse già preparato tutto nel suo castello per festeggiare il Natale ma notò che un angolo del salone appariva vuoto.

Uscì allora nel parco per cercare qualcosa di adatto e trovò un piccolo abete. Lo fece trapiantare in un vaso e trasferire nel salone. In Francia, invece, il primo albero di Natale fu introdotto nel 1840 dalla duchessa D’Orleans.

Un’altra tradizione racconta invece che i contadini, nella Notte Santa, per ringraziare la terra della sua generosità, usassero appendere ad un grosso abete i frutti del loro lavoro.

(A cura di Matilde Maisto)

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