L’epifania nell’omelia di don franco galeone.

6-7 gennaio  2018  *  Epifania – Battesimo del Signore (B)

LA RICERCA DELLA VERITÀ … NON UN RITO MA UNA SCELTA!

Riflessioni pluri-tematiche sul Vangelo della Domenica

a cura di Franco Galeone (Gruppo biblico ebraico-cristiano)

השורשים הקדושים

 

La vicinanza dell’Epifania e del Battesimo del Signore mi consigliano di riflettere con i miei cinque lettori su tutte e due queste grandi feste, troppo importanti perché una sia dimenticata. Inizio con la prima riflessione sull’Epifania.

I Magi: viandanti della verità

Oggi, siamo ancora capaci di porre domande, di meravigliarci, di ricercare? Dio fa problema, suscita interesse ancora? E’ forse finita l’epoca dell’anticlericalismo virulento, del dichiarato ateismo; ma il guadagno è ben poco se al rifiuto dichiarato di Dio subentra l’indifferenza davanti ai grandi misteri della vita e della morte.  Oggi il nuovo e più pericoloso nemico della fede non è l’orgoglioso contrapporsi a Dio, in nome di una umanità ormai maggiorenne, ma l’incapacità di porre domande, di non scommettere, di non giocare la vita per qualcuno. I Magi i sono messi in cammino, hanno rischiato, e non poco. I Magi ci invitano a disboscare le nostre mediocri abitudini, a rifiutare i piccoli cabotaggi, a veleggiare verso il beatificante Mistero. “Provarono una grandissima  gioia”. Non siamo Erodi criminali, certo, ma nemmeno Magi coraggiosi, che seguono quella Stella che guida gli uomini a Cristo.

Beati coloro che dimenticano la sterile saggezza; che non vanno a rintracciare la parola di Dio nella polvere dei concili del passato, perché viva e imprevedibile è la parola di Dio, e si affida ai gesti, ai gemiti, alle insurrezioni, alla bellezza della vita, che nasce al di fuori degli steccati della nostra civiltà! Questa considerazione non è guidata da frustrazione storica o da volontà di autodenigrazione: esprime, invece, fiducia nella paternità universale di Dio, che non può essere intrappolato dalle astuzie della piccola ragione umana, né piegato dalle nostre preghiere a fare la nostra volontà. Verità scomode, ma liberanti! Diventano una sicurezza storica e una consegna di vita, perché ci obbligano a liberarci da concezioni magiche, da congelamenti ideologici, da giocattoli religiosi.

Per un’altra strada…

Come i Magi, siamo invitati alla conversione del cuore, a tornare in patria per un’altra strada, quella di un’altra vita, ma con la luce di una stella in fondo al cuore. Per sempre! E’ così che mi piace pensare ai Magi: non come intellettuali che il potere ha messo a tacere con la paura e i regali, ma come filosofi alla ricerca di una verità più grande. Uomini della statura del biblico Abramo, che lascia tutto, sfidando il ridicolo della gente, per addentrarsi nelle tenebre luminose dell’avventura divina, con poche certezze, molti rischi e la possibilità del fallimento. Stanchi di ruminare la vecchia verità, di riscaldare nelle gelide cosce lo sterile uovo, i Magi hanno provato una volta a credere all’utopia, alle stelle, ai sogni, alle voci del cosmo e, in fondo al viaggio, la felice scoperta: Cristo non li aveva attesi, ma era stato loro compagno e loro guida. Uomini come il mitico Ulisse, che non ha voluto entrare nel gregge della mediocrità generale e non si è rassegnato al conformismo. Fra le risate dei benpensanti, i Magi hanno testimoniato che Dio è il solo che mai può essere cercato inutilmente, neppure quando appare impossibile trovarlo.

La felice avventura dei Magi può essere anche la nostra, se avremo il coraggio di metterci in cammino, di rischiare, di essere coerenti, di credere ai sogni, di sfidare il sorriso della stupida maggioranza; se torneremo in famiglie e nel lavoro per un’altra strada, non in senso geografico ma spirituale: non ritornare al Palazzo di Erode, con il suo sterile potere, ma convertiti dentro, rifatti nel cuore, con la gioia di chi ha davvero incontrato il Signore! Buona Vita!

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Il battesimo: una scelta e un impegno più che una data e una festa

Se chiedessimo: “Cos’è il battesimo?”, avremmo qualche risposta, perché “battesimo” e “battezzare” sono termini ricorrenti; significano: iniziare, inaugurare; abbiamo così il battesimo dell’aria, di una nave, di un bambino. Battesimo significa inizio. Il sacramento del battesimo ci  rende figli di Dio non in senso naturale ma adottivo; l’adozione non è solo esteriore ma interiore, per cui possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo Padre. Questa è la nostra nuova dignità: formiamo la famiglia di Dio. Chi ha adottato un bambino, può meglio  comprendere questa verità. Non si tratta di un’adozione a distanza, ma Dio chiama noi, estranei, nella sua casa, e ci dà tutto: nome, cognome, affetto, vita eterna. Questa scena del battesimo è stata scritta per noi, perché almeno una volta all’anno facciamo memoria di questa misteriosa e dimenticata adozione. Purtroppo, nessuno di noi ricorda il giorno del suo battesimo. E’ un male! Chi di noi ricorda di essere stato profumato con olio benedetto, di avere ricevuto una veste bianca, di avere promesso di seguire Cristo e di rinunziare al male? Ricordi lontani, e perciò è urgente riflettere su quell’inizio della nostra storia di salvezza: da quel momento siamo entrati nella Chiesa, famiglia di Dio. Il battesimo di acqua, di privilegio, di separazione, lo hanno chiesto altri per noi; ma il battesimo di fuoco, di consacrazione, di testimonianza, dobbiamo chiederlo noi. Se pensiamo

> che la famiglia non è più oggi l’unica agenzia educativa;

> che i genitori non possono fare scelte definitive per i figli;

> che molti figli non avranno un’educazione religiosa;

> che molti genitori chiedono il battesimo per paura o per tradizione o per convenienza (un padrino importante!);

> che aborto, convivenze, separazioni, fecondazione eterologa … provocano un calo demografico e guasti nella coppia;

> che dobbiamo convivere  con culture e religioni diverse dalla nostra;

> che solo il 15% di giovani fa riferimento al Vangelo nella vita; che il 70% rifiuta l’etica della Chiesa; che l’80% si stacca dalla parrocchia dopo la cresima … è a tutti evidente che cristiani non si nasce, ma si diventa!

Nati e vissuti in una religiosità da scenario, una “cristianità senza cristianesimo”, direbbe S. Kierkegaard, dobbiamo riscoprire le esigenze e la grandezza, la gioia e la fatica di essere cristiani. Non è facile, perché viviamo in un’epoca da molti definita post-cristiana, dove sarà sempre più necessario scegliere, rischiare, schierarsi. Qualcuno addirittura sostiene che i cristiani siano una razza in estinzione! Ciò che deve contare non è fissare la data o il ristorante o il regalo o il padrino, ma percorrere insieme un cammino di fede.

Dal “battesimo religioso” al “battesimo messianico”

Mentre il battesimo “religioso” è un rito che separa il neonato dalla comunione degli uomini, il battesimo “messianico” rende il battezzato solidale con tutte le gioie e le speranza del mondo, al di fuori di ogni discriminazione: è un compito di straordinaria importanza. Abbiamo tutti la possibilità di fare il bene nella famiglia, nella scuola, nella società. Vivere secondo le beatitudini dovrebbe diventare lo stile del cristiano, che dunque non si distinguerà più per il cumulo delle pratiche religiose o per un abito sacro; noi stiamo perdendo tante caratteristiche esterne, che ci distinguevano dagli altri; ma questa è una grazia: immergendoci nel mondo, come Gesù ha fatto con la sua vita, noi troviamo continue occasioni per vivere il vangelo; noi siamo nella possibilità di vivere come fermento dentro la pasta: la pasta non è fatta per il lievito, ma è il lievito per la pasta; il mondo non è fatto per i cristiani, ma i cristiani sono per il mondo. Il battesimo esce così dalle angustie sacrali e diventa invece assunzione di responsabilità. Buona Vita

 

בְּדֶ֖רֶךְ עֵדְוֹתֶ֥יךָ שַׂ֗שְׂתִּי כְּעַ֣ל כָּל־הֽוֹן׃

Seguire i tuoi insegnamenti mi dà gioia!

(Salmo 119,14)

 

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