L’età dell’Innocenza

L’ETÀ DELL’INNOCENZA

Regia di Martin Scorsese. Un film Da vedere 1993 con Geraldine ChaplinMichelle PfeifferWinona RyderDaniel Day-LewisHugh SmithCast completo Titolo originale: The Age of Innocence. Genere Drammatico – USA1993durata 120 minuti.

Tratto dal romanzo premio Pulitzer di Edith Wharton. Nella New York del 1870 il giovane Newland Archer (Lewis), appartenente a una famiglia molto in vista, sta per sposare la dolce May (Ryder) a sua volta figlia di cospicua famiglia. Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, ha vinto 2 Nastri d’Argento, 4 candidature e vinto un premio ai Golden Globes. Al Box Office Usa L’età dell’innocenzaha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 29 milioni di dollari e 2,3 milioni di dollari nel primo weekend.

CAPOLAVORO ROMANTICO E LETTERARIO TARGATO SCORSESE.

Tratto dal romanzo premio Pulitzer di Edith Wharton. Nella New York del 1870 il giovane Newland Archer (Lewis), appartenente a una famiglia molto in vista, sta per sposare la dolce May (Ryder) a sua volta figlia di cospicua famiglia. La ragazza ha una cugina, Ellen (Pfeiffer), bellissima e triste, fuggita da un nobile marito europeo, creando, di conseguenza, scandalo. È già evidente al primo incontro fra i futuri cugini che qualcosa succederà. Newland, perbene a oltranza, letteralmente ammanettato dalle severissime convenzioni di quella società, non si decide a fare il primo passo. Protegge Ellen nei giusti termini, facendola accettare in società; oppresso dai sensi di colpa, anticipa il matrimonio con May, ma è sempre più innamorato dell’altra. Quando i due si decidono a dichiararsi e a “consumare”, ancora una volta le circostanze sono contro. Rimane loro un infinito amore platonico e in contumacia. Ormai vecchio e libero, a Parigi, Newland non avrà nemmeno il coraggio di rivedere la sua amata. Film decisamente importante. Si potrebbe dire “esercizio multiplo” del grande regista americano, che si concede un cameo nel ruolo di un fotografo. Sono emersi i nomi del Visconti di Senso, di Frears e di altri, in realtà Scorsese non ha bisogno di imitare nessuno, se si applica a un genere lo conquista di puro talento, come aveva fatto con un altro film fuori dal suo… paniere, Cape Fear. Non calligrafismo, ma arte applicata, la ricerca del lusso d’ambiente, fatto di composizioni di frutta, di salotti con dipinti d’autore, di pizzi, di servizi smaltati, di portate che farebbero impallidire Marchesi e toilettes di una società ricchissima che si ispirava a quella inglese. Da segnalare inoltre l’uso della voce fuori campo che sovrasta spesso la rappresentazione, ma che si vale della scrittura straordinaria della Wharton e della voce altrettanto straordinaria della nostra Maria Pia Di Meo.

Recensione 

New York, 1870. Newland Archer, un giovane e brillante avvocato, è prossimo a sposare May Welland, una ragazza di buona famiglia, graziosa ma superficiale; tuttavia, poco dopo l’annuncio del loro fidanzamento, Archer si innamora della contessa Ellen Olenska, appena tornata dall’Europa e messa al bando dalla società newyorkese per il suo comportamento libero e anticonformista.
L’età dell’innocenza, diretto da Martin Scorsese, che ha collaborato di persona alla riduzione del testo originale insieme allo sceneggiatore Jay Cocks, è il terzo adattamento cinematografico (dopo quelli girati nel 1924 e nel 1934) dell’omonimo romanzo di Edith Wharton. Ambientato nei quartieri alti della New York di metà Ottocento, il film si distacca dal resto della produzione di Scorsese per la sua estrema attenzione all’aspetto formale, per l’ostentata eleganza della ricostruzione d’epoca, e per lo stile impeccabile e raffinato tipico del cinema di James Ivory. Ma dietro l’apparenza del dramma letterario in costume, Scorsese in realtà continua il discorso già avviato con Mean streets e Quei bravi ragazzi, e che proseguirà in seguito con Gangs of New York; vale a dire la descrizione (o piuttosto la cronistoria) della società americana, e in particolare di New York, in diversi momenti della sua evoluzione e della sua cultura, soffermandosi nell’illustrazione dei conflitti e delle spietate leggi che ne determinano l’esistenza.
Ed è proprio contro le inflessibili regole della morale vittoriana (prontamente importata dalla madrepatria) e di un perbenismo fascista e ipocrita, che tentano invano di battersi i due protagonisti di questa tormentata storia d’amore: l’avvocato progressista Newland Archer (Daniel Day-Lewis), insofferente verso i dettami puritani, e la bellissima contessa Ellen Olenska (Michelle Pfeiffer), che ha deciso di ribellarsi al ruolo di moglie tradita e umiliata e ha abbandonato il marito suscitando lo scandalo e il disprezzo degli altri membri della sua classe sociale. Attraverso la rappresentazione dell’opulenza e del lusso nel quale sono immersi questi anomali “gangster” del XIX secolo, dei loro salotti arredati con uno sfarzo quasi opprimente (impressionante l’horror vacui delle pareti riempite di quadri), il film esalta il contrasto tra gli inviolabili riti imposti dall’etichetta, e la ferocia di una civiltà schiava delle convenzioni e dominata dal denaro. Alla fine, infatti, la “tribù” dei signori della buona società costringerà Archer e la contessa Olenska a sacrificare la propria felicità e a separarsi definitivamente.
La pellicola può essere considerata senza dubbio una delle opere più originali e riuscite nella carriera del celebre cineasta italo-americano, un vero e proprio gioiello all’interno della sua filmografia. All’eccellente regia di Scorsese (magistrali alcune inquadrature e l’uso espressivo della fotografia di Michael Ballhaus) si aggiunge il fondamentale contributo delle scenografie di Dante Ferretti, degli splendidi abiti di Gabriella Pescucci (premio Oscar per i migliori costumi), della magnifica colonna sonora composta da Elmer Bernstein, e della squadra di grandi interpreti presenti, con un ottimo Daniel Day-Lewis, e una Michelle Pfeiffer che brilla per intensità e fascino, in grado di trasmettere al suo personaggio un’aurea di doloroso romanticismo e di straziante malinconia.

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