LETTERATITUDINI DA INIZIO AL NUOVO ANNO CULTURALE CON “ISTANZE POETICHE – Fottutissimi pensatori in liberi versi” DI PAOLO MIGGIANO E ALESSIA GUERRIERO.

Cancello ed Arnone (Redazione) – E’ in fase di programmazione il primo evento autunnale di Letteratitudini, previsto per giovedì 24 Settembre 2020 alle ore 19,30 sempre presso il ‘salotto letterario’ di Matilde Maisto sito in V.le Europa n. 33 – Cancello ed Arnone (Caserta).

 Sarà affrontato il tema della poesia con “ISTANZE POETICHE”.    

In effetti “Istanze poetiche” è il risultato di un incontro tra due liberi pensatori e due giovani creativi, si tratta di una raccolta illustrata in liberi versi sui generis. Essa dà vita ad un gioco imperfetto di parole immaginate prima ancora di essere costruite, secondo un’architettura di suono e di senso.

Le Istanze Poetiche, tenute nei taccuini di Alessia Guerriero e nel cassetto di Paolo Miggiano trovano spazio in un alternarsi di versi fondendosi come se non ci fosse un confine alle loro singole individualità.

Come operai della parola, Paolo Miggiano descrive poeticamente, Alessia Guerriero astrae poeticamente, dando corpo e forma ai loro liberi versi, mentre l’indispensabile e prezioso tratto di Arianna e Oreste Montinaro ne coglie l’essenza, restituendo alla parola una dimensione creativa e onirica.

Invece Vincenza Alfano, che è ha scritto la prefazione dice: – Sono versi sciolti, parole che corrono libere a catturare emozioni, frammenti di vita, delusioni, sogni, speranze. Parole che si incrociano senza eccessive ambizioni. Rifiutano il nome poesia, scelgono di essere istanze, pensieri che assumono forma poetica nel ricercare suoni e assonanze, restando in bilico tra la prosa e la lirica. L’attenzione al segno caratterizza questo libro che raccoglie un’esperienza, racconta un incontro, il bisogno di parlare d’amore attraverso una formula nuova, “Le parole d’amore a colmare il tempo passato ed il vuoto del cuore”.

Alessia Guerriero e Paolo Miggiano intrecciano le loro parole, fanno nascere i versi dalla crasi di sillabe e pensieri “Siamo tu ed io questa parola, siamo la somma e il totale insieme. Tutti gli eserciti da reclutare e tutti i vinti e gli sconfitti, dimenticati amori. Noi siamo questo. Noi siamo le nostre fottutissime parole”.

E’ quasi un diario sentimentale, in cui le parole, come corpi si mescolano e uniscono secondo traiettorie non sempre prevedibili “in questo rincorrersi ci siamo sognati, cercati, sfiorati,   trovati, ri-trovati”. La fiducia nella parola scritta, segno tangibile di emozioni incorporee, appare rinvigorita, pagina dopo pagina, dal confronto delle due voci dal rimbalzo di temi e riflessioni. La forma del dialogo è un esplicito invito alla dimensione di ascolto della parola poetica che si rivela in queste pagine, con la sua forza taumaturgica, veicolo di scoperta di sé e dell’altro, resistenza. “Poesia breve per una breve resistenza. Dove sei andato poeta? Non vedo altra parola che la tua”.

Guedalmig e Midaguer non hanno nulla di perfetto, nascono così per caso, sono inventati e vivono nell’imperfezione. Sono l’opposto della Perifrasi, sono l’unione di due nomi, di due entità, di due individualità. Un gioco, un gioco di parole, un rimescolamento di sillabe che diventano unione, unicità nell’amore per le storie che evocano.

L’amore per le antiche passioni, che pensi possa albergare solo nella fantasia dei libri e invece scopri che è tutto vero, che due nomi possono formarne uno solo, in un indissolubile destino. Come operai della parola, lui descrive poeticamente, lei astrae poeticamente.

Solo attraverso la parola Guedalmig e Midaguer stemperano la malinconia e ridono di loro e finanzhe delle loro stesse parole, dondolando come sopra un’altalena della memoria e delle passioni antiche.

I tramonti, le albe, le sere le fiabe, i ricordi, le antiche memorie, le nostalgie, le misteriose melodie e le parole, le ansie e le paure, le gioie e le triangolazioni sinergiche Salento, Caserta, Napoli, i segni, i sogni e i disegni, l’operaio e la giovane donna e volere il futuro con il cuore antico e le radici nel passato. Questo sono Guedalmig e Migdaguer, due fottutissimi, imperfetti pensatori che guardano all’infinito.

QUALCHE POESIA:

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