LETTERATITUDINI PARLA DELLA STORIA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI: PERCHE’ SI SPOGLIO’ DI OGNI BENE MATERIALE.

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Chi è San Francesco, religioso e poeta, conosciuto anche come “il poverello d’Assisi” per via della sua scelta di spogliarsi di ogni bene materiale e condurre un’esistenza minimale. Grazie al Cantico delle creature, è stimato anche come uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana. Scopriamo insieme la sua vera storia e il legame profondo con la città umbra.

 

Francesco d’Assisi nasce nel 1182. Viene battezzato con il nome Giovanni, ma il padre, Pietro di Bernardone, noto commerciante, lo chiama Francesco. Rampollo di una famiglia agiata, ha avuto una buona istruzione. Dipinto dalle fonti francescane come un giovane allegro, che sogna grandi cose per il suo futuro. Non superficiale, ma leggero e sensibile. A cambiarlo profondamente la prigionia provata durante la battaglia di Collestrada. Rientrato ad Assisi Francesco è un’altra persona: ammalato di un morbo misterioso si chiude in se stesso. Il giovane incomincia a cercare la solitudine, continua ad aiutare il padre nei commerci e frequentare feste, ma tutto gli sembra vano, superfluo. Nel 1204, deciso a partire per la spedizione militare nelle terre di Puglia, è preda di una crisi che lo spinge ad abbandonare cavallo e armi. Torna così a casa e soltanto l’incontro con un lebbroso mesi dopo gli fa provare una gioia profonda. Sceglie la compagnia dei poveri e bisognosi: Francesco è dalla parte degli ultimi. Il padre non accetta la situazione, ma i suoi tentativi si riveleranno vani. Difatti nell’inverno del 1206 Francesco si spoglia di tutti i suoi averi: «D’ora in poi potrò dire liberamente: “Padre nostro che sei nei cieli”, non padre Pietro di Bernardone».

L’incontro con Chiara, i viaggi e il legame con l’Umbria

Vive per un po’ nel “tugurio” di Rivotorto, dove comincia ad attirare l’attenzione di qualche seguace. Decisivo l’incontro con Chiara, una giovane nobile di Assisi, che prenderà dimora a San Damiano. Negli anni a venire si diffonderà l’Ordine francescano, attraverso predicazioni, in Italia, ma anche in Europa. Il «Poverello di Assisi» affascina tanti: donne e uomini di tutto il mondo. Francesco si è avventura in vari viaggi. Tra i più importanti quello in Egitto, dove avviene l’incontro con il sultano Melek-el-Kamil. II 29 novembre 1223 Onorio III approva la regola francescana, sancendo la nascita ufficiale dell’Ordine dei Frati Minori. Ormai quasi cieco, nel 1224, Francesco si è ritirato nell’eremo de La Verna, dove ha ricevuto le stigmate. Si è spento il 3 ottobre del 1226 alla Porziuncola. È stato canonizzato da Gregorio IX il 16 luglio 1228. 

I Miracoli di San Francesco d’Assisi

I miracoli di San Francesco sono il segno del suo percorso di conversione e santità: ecco alcuni dei suoi prodigi più significativi

San Francesco d’Assisi è famoso per i tanti Miracoli che rappresentano il segno della radicale trasformazione della sua vita da giovane ricco e gaudente a fondatore dell’ordine francescano vocato in effetti alla povertàcastitàubbidienza e aiuto ai bisognosi.

I Miracoli di San Francesco d’Assisi seguono la sua radicale conversione

Francesco nacque ad Assisi nel 1182 da Pietro e Pica Bernardone e suo padre era mercante di stoffe, viaggiando anche all’estero. Dopo aver imposto al figlio il nome di Giovanni durante il battesimo, Pietro aveva deciso di cambiarglielo in Francesco, proprio in onore alla Francia che amava molto.

Nel 1202 Francesco aveva partecipato come volontario alla guerra tra Perugia e Assisi, ma la vittoria dell’esercito perugino lo aveva coinvolto drammaticamente, costringendolo a un anno di prigionia, che lo aveva fatto ammalare, prima che il padre lo riscattasse per ragioni di salute.

Nonostante rovesci e malasorte, Francesco non era ancora diventato un fervente cristiano, anzi, nel 1205 si arruolò come volontario per combattere le truppe pontificie in Puglia ma, giunto a Spoleto, aveva udito una voce misteriosa che lo esortava a tornare ad Assisi e alla quale decise di ubbidire dando avvio alla sua conversione.

Alla fine dello stesso anno, si verificò il primo contatto diretto con Dio che le cronache riportano, mentre pregava davanti al Crocefisso posto nella Cappella di San Damiano, aveva ricevuto da Cristo Gesù una richiesta perentoria: “Va e ripara la mia Chiesa” e Francesco accolse l’invito cominciando, in poche parole, a restaurare le chiese ormai in rovina poste nei dintorni di Assisi.

Francesco d’Assisi inizia il suo percorso di cambiamento spirituale

La frase di Gesù aveva però un significato più ampio e non si limitava alla ristrutturazione degli edifici sacri perché, in realtà, invitava Francesco a riparare la casa che andava in rovina, intesa come Chiesa istituita da Cristo, che soffriva di una crisi profonda e necessitava di una grande riforma interna.

Il primo ad accorgersi del profondo cambio di passo spirituale di Francesco fu il vescovo Guido, ordinario episcopale di Assisi, che era intervenuto proprio su richiesta di Pietro Bernardone perché facesse “rinsavire” il figlio dai suoi propositi mistici per richiamarlo ai doveri e ai compiti familiari e professionali che lo attendevano.

Contrariamente alle aspettative paterne, però, il prelato era stato colpito dalla sincerità e serietà religiosa di Francesco e lo aveva accolto in Chiesa mettendolo sotto la sua protezione, mentre il giovane aveva rinunciato all’eredità paterna e si era spogliato pubblicamente nudo dinanzi a suo padre, ai concittadini e al Vescovo, che lo aveva coperto con il suo mantello.

La svolta mistica di Francesco apre la strada ai suoi prodigi

Francesco iniziò quindi la sua missione religiosa restaurando le chiese dei dintorni e una di queste avrà un ruolo chiave: la Porziuncola cioé è La chiesetta intitolata a Santa Maria degli Angeli, edificata probabilmente nel IV secolo, e passata poi ai monaci benedettini, che prende il nome dalla zona denominata “Portiuncula”, cioè la piccola porzione di terreno su cui sorgeva.

Proprio alla Porziuncola, Francesco fondò l’Ordine dei Frati Minori nel 1209 e lo affidò alla protezione della Vergine Madre di Cristo, cui la chiesina è dedicata, mentre i benedettini decisero di donargli il luogo e la cappella che diventerà il centro del suo ordine.

Inoltre, fu il punto d’inizio della vita religiosa anche della futura Santa Chiara, sua seguace nella regola francescana, che ricevette l’abito da Francesco nel 1211 fondando in seguito l’Ordine delle Povere Dame (le future suore Clarisse).

Alla Porziuncola, Francesco ricevette in visione da Gesù nel 1216 anche il privilegio di remissione dei peccati con “Indulgenza della Porziuncola” o “Perdono di Assisi” che fu approvata quindi da Papa Onorio III.

La regole dell’ordine fondato da Francesco

La regola e la vita dei frati minori si basa sulla rigorosa osservanza del Vangelo di Gesù, vivendo in obbedienzapovertà e castità come ordine mendicante che raccoglie fondi per poveri e malati, ai quali i frati hanno offerto per secoli anche piena assistenza. Ovviamente, i frati potevano partire per evangelizzare in terra di missione.

In ongi caso, Francesco è noto per l’applicazione delle virtù in grado eroico con la pratica della penitenza e digiuno, come mortificazione corporale e distacco dai beni terreni, oltre al legame mistico con Dio, dal quale aveva frequenti messaggi che indirizzavano la sua opera nel corso delle sue visioni, quando si ritirava in isolamento e meditazione.

I miracoli di san Francesco documentati per la canonizzazione

Francesco aveva quindi avuto in dono anche le stigmate sulla vetta della Verna, in provincia di Arezzo, il 14 Settembre del 1224, come segni visibili della condivisione della Passione di Cristo, e aveva quindi abbracciato ulteriormente le sofferenze fisiche unendosi al sacrificio del Signore sulla Croce.

I fedeli si erano accorti ben presto che il fraticello di Assisi aveva carismi speciali e i miracoli cominciarono presto a moltiplicarsi. Non a caso, nel processo di canonizzazione, le autorità ecclesiastiche ne hanno riconosciuti oltre quaranta che sono dei veri prodigi e iscritti come documenti ufficiali nella causa che lo riguarda.

Miracoli di Risurrezione

Una donna particolarmente devota a San Francesco era morta nella città di Montemarano e improvvisamente si era risvegliata durante la veglia funebre tra i presenti esterrefatti. La donna aveva chiesto al  Sacerdote di confessarsi e gli aveva quindi confidato: “Ero in attesa di essere condannata a una dura pena ma San Francesco ha chiesto e ottenuto per me la grazia di tornare in vita, per pentirmi e confessare tutte le mie colpe”. Dopo la donna si riaddormentò per sempre nel Signore, ma riconciliata con Lui.

A Pomarico vivevano due genitori che avevano sofferto terribilmente per la morte improvvisa della loro bambina, ma la mamma aveva rivolto ardenti suppliche a San Francesco che le apparve rassicurandola e, poco dopo, la figlioletta si era svegliata tra la meraviglia dei presenti, alzandosi come se nulla fosse.

A Sessa Aurunca, una casa era crollata uccidendo sul colpo una ragazza che era all’interno e la madre, si era messa a pregare Dio, mediante l’intercessione dei meriti di San Francesco e, all’una di notte, la figlia si era risvegliata in perfette condizioni tra le acclamazioni dei testimoni presenti.

Miracoli di guarigione oculare

A Tebe viveva una donna devota a San Francesco ma era cieca dalla nascita e, alla vigilia della festa del Santo, aveva praticato il digiuno per rendergli omaggio. Non potendosi muovere da sola, l’avevano accompagnata Il giorno seguente nella Chiesa dei frati per assistere alla Santa Messa e, durante l’elevazione del Corpo di Cristo, i suoi occhi acquistarono improvvisamente la luce e ci vedeva di nuovo.

Nel Gargano, un uomo che stava accudendo ai tralci di una vigna si era inferto un colpo di roncola e gli aveva reciso l’occhio, ma si era appellato con fede a San Francesco e l’occhio si cicatrizzò all’istante, e in modo così perfetto, che i testimoni erano stupiti perché non si vedeva più nemmeno il segno della lesione.

Un uomo, nella città di Assisi, aveva subito un’inaudita ingiustizia perché gli avevano strappato gli occhi accusandolo di rapina. Nonostante l’orribile mutilazione, era corso all’altare di San Francesco protestando la sua innocenza e implorando l’intervento del santo che non si fece attendere: dopo tre giorni gli spuntarono nuovi occhi, più piccoli dei precedenti a rimarcare il prodigio, e quindi la vista.

Il miracolo del malato di tumore

Al Castello di Cori, nella diocesi di Ostia, un uomo era disperato perché aveva perso l’uso della gamba a causa di un tumore, ma decise di appellarsi a San Francesco proprio per ottenere la guarigione, il santo gli era apparso e, con un bastoncino a forma di Tau, gli aveva toccato la parte malata della gamba risanandola all’istante.

Il Tau è una croce a forma di T che è indossata dai francescani ed è simbolo dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, che indicava il compimento come l’omega greca, cioè Dio inteso non solo come principio ma anche come il fine di tutto. Inoltre, i cristiani l’hanno adottata perché la sua forma ricorda la Croce su cui Cristo si è immolato per la salvezza del mondo.

Il Tau, come segno concreto di devozione, indica inoltre l’impegno di vita sulle orme di Cristo povero e crocifisso, proprio come San Francesco aveva testimoniato nella vita. Per questa ragione, il miracolo di Cori si è unito a un secondo perché, sulla gamba del miracolato, era rimasto impresso proprio il simbolo del Tau. Cristo aveva permesso quindi che Il santo di Assisi ponesse la sua firma d’intercessione, come prova dell’avvenuto prodigio.

Miracolo di conversione

La conversione è considerata dalla teologia cristiana il miracolo più grande che supera persino la risurrezione dei morti, dato che non si limita a restituire la vita del corpo, evento in sé già prodigioso, ma anche quella dell’anima, con un cambiamento radicale che fa rinascere cuore e mente a vita nuova per la salvezza eterna.

Tra i tanti miracoli, i Fioretti che narrano i prodigi di San Francesco ne citano uno molto significativo perché riguarda la conversione di un avaro di nome Silvestro che pretendeva da Francesco molti più soldi in pagamento delle pietre che il santo gli aveva chiesto per ricostruire le chiese.

Il fraticello lo aveva accontentato pescando dai soldi che il fido Bernardo aveva raccolto aiutandolo nella questua ma, nelle notti successive, Silvestro aveva avuto visioni divine che gli avevano mostrato tutta la luminosa santità di Francesco e la meschinità del suo gesto, portandolo alla conversione, nell’ingresso nei frati minori e alla santità.

Il testo originale della conversione di Silvestro

Veggendo uno ch’avea nome messere Salvestro, che santo Francesco dava tanti danari a’ poveri e facea dare, stretto d’avarizia, disse a santo Francesco: Tu non mi pagasti interamente di quelle pietre che tu comperasti da me per racconciare le chiese e però, ora che tu hai danari, pagami.

Allora santo Francesco, maravigliandosi della sua avarizia e non volendo contendere con lui, siccome vero osservatore del santo Vangelo, mise le mani in grembo di messere Bernardo, e piene di danari, le mise in grembo a messere Salvestro, dicendo che, se più ne volesse, più gliene darebbe.

Contento messere Salvestro di quelli, si partì e tornossi a casa; e la sera ripensando quello ch’egli aveva fatto il dì, e riprendendosi della sua avarizia e considerando il fervore di messere Bernardo e la santità di santo Francesco, la notte seguente e due altre notti ebbe da Dio una cotale visione:

che dalla bocca di santo Francesco usciva una croce d’oro, la cui sommità toccava il cielo, e le braccia si distendevano dall’oriente infino all’occidente. Per questa visione egli diede per Dio ciò che egli avea e fecesi frate Minore; e fu nell’Ordine di tanta santità e grazia, che egli parlava con Dio, come fa l’uno amico con l’altro“.

Il sigillo della Chiesa alla santità di Francesco

Giunto alla fine della sua intensa e sofferta esistenza, Francesco aveva dato testimonianza anche in punto di morte della sua santità e, a soli 44 anni, era spirato alla Porziuncola il 3 ottobre del 1226, dopo aver accettato la vicinanza di “sorella morte” a gloria di Dio.

Ma i miracoli non erano finiti poiché uno dei Frati presenti vide la sua anima come una stella, delle dimensioni della luna e splendente come il sole, ascendere direttamente al cielo, mentre le allodole si radunarono nel luogo dove egli giaceva morente e volarono attorno cantando.

Sulla sua tomba, sotto l’altare della Chiesa di San Giorgio, i miracoli non si contavano più: ciechi, storpi, sordi, muti, paralitici, e affetti da qualunque malattia, riacquistavano improvvisamente la salute del corpo, mentre le anime si convertivano alla Fede con un totale rinnovamento interiore.

Papa Gregorio IX, in arrivo da Perugia, si era fermato ad Assisi per iscriverlo nell’albo dei santi. La sua canonizzazione avvenne in effetti a tempo di record il 16 luglio 1228, a poco più di due anni dalla morte e, ancora oggi, il santo di Assisi è venerato come alter Christus, un secondo Cristo.

San Francesco d’Assisi patrono d’Italia

Il 18 giugno 1939, Papa Pio XII ha proclamato San Francesco  e Santa Caterina da Siena Patroni primari d’Italia e lo storico del francescanesimo Don Felice Accrocca ha condotto uno studio, commissionato dai frati del Sacro Convento di Assisi, in cui dimostra che la famosa frase “Il più santo degli italiani e il più italiano dei santi” trae in realtà origine dal “Primato morale e civile degli italiani” (1843) di Vincenzo Gioberti.

Gioberti, infatti, aveva definito Francesco d’Assisi: “il più amabile, il più poetico e il più italiano de’ nostri santi!” ed Enrico Filiziani, nell’articolo dedicato al santo e pubblicato sul giornale cattolico «La Vera Roma» il 18 gennaio 1903, ha quindi riformulato la frase nella versione che molti conoscono: “Nessuno ardisca di toccare con indegno e vile pennello uno dei capolavori della grazia! San Francesco resti, quale ce lo presenta la realtà, il più santo fra gli Italiani, il più Italiano fra i santi“.

Secondo la tradizione, San Francesco nel settembre del 1224 riceve le stimmate sul monte Verna.

Sul suo corpo stremato si aggiunge anche una grave malattia agli occhi; per obbedienza verso i superiori si reca a Rieti per essere curato, ma a nulla valgono le cure (1225-1226).

Morte di San Francesco

Nel 1226, sentendo prossima la morte, chiede di essere portato nella prima chiesetta che egli ha costruito, la Porziuncola, presso Assisi, ed esprime il desiderio di essere sepolto nella nuda terra.

San Francesco muore in estrema povertà il 3 ottobre 1226.

Francesco d’Assisi: Santo e Patrono d’Italia

Il 16 luglio 1228 Francesco d’Assisi è proclamato santo da papa Gregorio IX. Il 18 giugno 1939, papa Pio XII lo proclama Patrono d’Italia assieme a Caterina da Siena.

Opere di San Francesco

Di San Francesco rimangono molti scritti latini. Sono noti con il nome di Opuscolae e comprendono:

  • 27 Admonitiones (Esortazioni);
  • 10 Epistolae (lettere indirizzate ai fedeli, ai frati dell’ordine, ecc.);
  • preghiere e laudi;
  • il Testamento spirituale per i suoi frati.
  •  

In volgare sono invece le Laudes creaturarum (Lodi delle creature) dette anche Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature scritte poco prima della morte.

Il Cantico delle Creature o Laudes Creaturarum o Cantico di Frate Sole secondo la tradizione, rappresentata soprattutto dalla Legenda antiqua perusina e dallo Speculum perfectionis, fu composto da San Francesco di Assisi due anni prima di morire, dopo una notte di intensa sofferenza e preghiere.

Testo Cantico delle creature

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual’ è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’acqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ke da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
de la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a’ quelli ke morranno ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Analisi Il cantico delle creature

Il Cantico delle Creature è tra i pochissimi scritti pervenuti di  San Francesco di Assisi e rappresenta il primo testo poetico della letteratura italiana.

Il testo è una lauda, cioè un componimento di lodi a Dio destinato alla recitazione e al canto accompagnato dalla musica.

Non ha una definizione metrica precisa. È infatti suddiviso in gruppi di due, tre, cinque versi con poche rime vere e proprie (stelle / belle vv. 10-11; ringratiate / humiltate v. 33).

Prevalgono le assonanze, costituite dall’identità delle vocali finali di due o più parole (ad esempio vento/tempo/sustentamento).

Nel Cantico è presente l’anafora, una figura retorica che consiste nella ripetizione di una o più parole all’inizio di più versi consecutivi: Laudato sì’, mi’ Signore.

La sintassi è semplice con l’uso paratattico di coordinazioni e ripetizioni.

La lingua del Cantico è un misto di dialetto umbro (messoriornoellubellu…), di parole latine (laudebenedictionementovarenoctepeccatahumiltate…) e di altre parole che rappresentano il passaggio dal latino all’italiano («frate» da frater, «matre» da mater, «sora» da soror…).

Commento Cantico delle creature

Il Cantico delle creature è un inno di lode a Dio per tutto ciò che Egli ha creato: il cielo, le stelle, la terra e tutti i suoi abitanti.

Esorta alla pace, al perdono e alla accettazione della sofferenza, che purifica e conduce alla beatitudine eterna.

Il Cantico è altresì un inno di amore e di fraternità, in cui si riflette tutta la vita spirituale di San Francesco.

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