Letteratitudini parla di Francesco De Sanctis, uno dei maggiori intellettuali del XIX secolo

Francesco Saverio De Sanctis nasce a Morra Irpino (oggi Morra De Sanctis, in provincia di Avellino) il 28 marzo 1817, da Alessandro De Sanctis e Maria Agnese Manzi, una famiglia di piccoli proprietari terrieri.

Due zii paterni, uno sacerdote e l’altro medico, vengono esiliati per aver preso parte ai moti carbonari del 1820-21.

De Sanctis vive a Morra fino all’età di nove anni.

Nel 1826, viene mandato a Napoli, insieme col cugino Giovanni, per compirvi gli studi ginnasiali presso lo zio prete Carlo Maria De Sanctis.

CASA NATALE DI FRANCESCO DE SANCTIS – MORRA DE SANCTIS

Studi e adolescenza a Napoli

Nel 1831 compie gli studi liceali presso l’abate Fazzini.

Nel 1833 comincia gli studi di legge presso l’abate Garzia e contemporaneamente entra nella «scuola di lingua italiana» del marchese Basilio Puoti, un maestro che rappresenta in quel momento uno dei punti di riferimento più vivi della cultura napoletana.

Alla scuola del Purista Basilio Puoti, De Sanctis incontra il più grande poeta contemporaneo, Giacomo Leopardi.

BASILIO PUOTI

IL POETA GIACOMO LEOPARDI

Prime esperienze d’insegnamento

Nel 1834 inizia l’insegnamento nella scuola dello Zio Carlo, dapprima in sostituzione del maestro di storia sacra, poi al posto dello zio gravemente ammalato (e perciò deve abbandonare gli studi giuridici).

Nel 1838 comincia ad insegnare grammatica nella scuola di Puoti, in via Costantinopoli.

Nel 1839, per la grande affluenza di studenti, Puoti affida a lui gli scolari più giovani e così De Sanctis comincia la sua scuola in una sala a Vico Bisi.

Per interessamento dello stesso Puoti, viene nominato insegnante di italiano nella scuola militare di San Giovanni a Carbonara; da lì, poco dopo passa al Collegio Militare della Nunziatella.

“Il Professore“ nella città dei mille professori

Tra i suoi allievi a Vico Bisi e alla Nunziatella figurano alcuni di quelli che sarebbero poi diventati tra i principali nomi della cultura italiana: i meridionalisti Giustino Fortunato e Pasquale Villari, il filosofo Angelo Camillo De Meis, il giurista Diomede Marvasi, il pittore Giacomo Di Chirico, il letterato Francesco Torraca. Il poeta Luigi La Vista, suo allievo prediletto nonché il più colto e il più ideologizzato, morirà invece durante i moti rivoluzionari del maggio 1848.

LE BARRICATE INNALZATE DURANTE LA RIVOLUZIONE DEL 15 MAGGIO 1848 A NAPOLI

La Rivoluzione del 1848

Il 18 febbraio 1848 De Sanctis pronuncia il famoso Discorso a’ giovani e qualche mese più tardi entra nella setta della «Unità italiana», presieduta da Luigi Settembrini.

Il 15 maggio 1848 è sulle barricate, innalzate a Napoli contro il governo borbonico, insieme ai suoi discepoli (fra cui Luigi La Vista, morto appunto in tale circostanza).

Dal governo costituzionale nato in seguito alla rivolta è nominato segretario del Consiglio Superiore della pubblica istruzione, e prepara quattro progetti di legge (mai giunti alla Camera per il fallimento della rivoluzione).

A novembre il governo reazionario lo destituisce dal Collegio militare con una modesta pensione.

La prigionia

Nel 1849, De Sanctis abbandona Napoli e si reca in Calabria, a Cosenza, come precettore in casa del barone Francesco Guzolini. Qui scrive i suoi primi “Saggi critici”, cioè le prefazioni all’Epistolario leopardiano e alle Opere drammatiche di Schiller.

L’anno successivo viene arrestato come mazziniano e condotto a Napoli, dove è rinchiuso a Castel dell’Ovo.

In carcere studia e impara il tedesco, si dedica allo studio approfondito di Hegel traducendone il Manuale di una storia generale della poesia e la Logica, traduce i primi due volumi del Manuale di Rosenkranz e le prime scene della seconda parte del Faust di Goethe.

Sempre in carcere approfondisce i motivi mazziniani della propria ideologia, espressi nella composizione di un carme intitolato La prigione. Compone i drammi Cristoforo Colombo e Torquato Tasso.

CASTEL DELL’OVO – NAPOLI – DE SANCTIS È STATO RINCHIUSO NELLE PRIGIONI DEL CASTELLO PER QUASI TRE ANNI

L’esilio

Nel 1853, dopo due anni e mezzo di prigionia, ad agosto, De Sanctis viene scarcerato ed imbarcato su un piroscafo alla volta dell’America, ma riesce a scendere a Malta, e da lì, in settembre, raggiunge Torino.

Quasi subito ottiene un incarico di insegnamento dell’italiano in un istituto per giovinette. Ha anche alunni privati dal nome prestigioso (come Virgina Basco – futura destinataria del Viaggio Elettorale).

L’esperienza centrale del periodo torinese si realizza attraverso una serie di conferenze dantesche organizzate dai suoi amici per soccorrerlo nella dignitosa povertà dell’esilio e che di fatto lo rivelano alla cultura italiana.

Nel 1854-55 comincia la sua collaborazione con alcuni periodici torinesi: «Il Cimento», «Il Piemonte», «Il Diritto». Proprio sul «Diritto» pubblica i primi articoli politici contro i sostenitori delle aspirazioni di Luciano Murat al trono di Napoli, interventi che rappresentano la prima fase di avvicinamento del De Sanctis alla monarchia sabauda.

FRANCESCO DE SANCTIS NEL PERIODO ZURIGHESE 1856 – 1859

Zurigo

Nel 1856 De Sanctis parte per Zurigo, dove gli è stata offerta una cattedra di Letteratura al Politecnico e due anni dopo pubblica il saggio su Schopenhauer e Leopardi.

A Zurigo, tra il 1856 e il 1860, tiene lezioni su Dante, sui poemi cavallereschi italiani e su Petrarca.

Zurigo, che in quegli anni è sede di grande confronto intellettuale, gli dà l’occasione di elaborare meglio il proprio metodo critico, di approfondire le proprie meditazioni filosofiche e di raccogliere il materiale documentario per i futuri Saggi Critici.

L’Unità d’Italia

Caro Camillo, ho la febbre addosso, pensando all’audace impresa di Garibaldi. Ecco la terza volta che gli italiani vanno a Napoli: sarà egli più fortunato di Bandiera e Pisacane? Lo credo. C’è dentro di me non so che cosa che mi dice che riuscirà, se non a vincere, almeno a mantanersi per qualche tempo. La vittoria è possibile, se il suo nome, appena giunto, produrrà lo sconcerto e la paura tra’ sicari e assassini di Sicilia. Sento che vari napoletani sono partiti con lui. […] Ora il dado è tratto, e secondo me, volere o non volere, bisogna secondarlo con tutti i mezzi; spesso l’audacia è più prudente della prudenza.

Da Epistolario 1859-1860, lettera inviata all’amico Camillo De Meis

Il ritorno a Napoli e la nomina a Governatore di Avellino

Nel 1860 De Sanctis conosce Giuseppe Mazzini e sottoscrive il manifesto del Partito d’Azione per caldeggiare l’unificazione e per combattere le idee estremiste dei repubblicani.

Nell’agosto del 1860 De Sanctis ritorna a Napoli.

Dopo l’ingresso di Garibaldi accetta la nomina a Governatore di Avellino (e in tale qualità attende alla preparazione del plebiscito nella sua provincia). Nominato Direttore dell’Istruzione pubblica, provvede al rinnovamento dell’Università e a un vasto piano di riforma dell’insegnamento.

Nomina a Ministro dell’Istruzione Pubblica del Regno d’Italia

In questo periodo egli si immerge di slancio nella nuova realtà politica italiana ritrovando nell’azione la possibilità di rendere concreto l’ideale appreso da Machiavelli, Hegel e Manzoni e cioè quello dell’uomo totalmente impegnato nella realtà.

Nel 1861 Francesco De Sanctis viene eletto deputato del Regno d’Italia e, dal 20 marzo diviene Ministro dell’Istruzione nel Governo Cavour, primo Ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia.

FOTOMONTAGGIO CON I RITRATTI DEGLI OTTO MINISTRI DEL PRIMO GOVERNO DELL’ITALIA UNITA, PRESIEDUTO DA CAMILLO CAVOUR, TRA CUI FRANCESCO DE SANCTIS, 23 MARZO – 6 GIUGNO 1861

La Nuova Sinistra

Nel 1862 De Sanctis passa all’opposizione in parlamento con lo scopo di formare una nuova Sinistra, costituzionale, laica, democratica, e, in collaborazione con il Settembrini, promuove una «Associazione unitaria costituzionale» di sinistra moderata, che avrà come voce il quotidiano «L’Italia» diretto dallo stesso De Sanctis dal 1863 al 1865.

D’ora in avanti De Sanctis di dedicherà ininterrottamente, ora all’attività di politico e ministro, ora a quella di giornalista, ora a quella di critico e storico della letteratura e infine a quella di professore.

IL PRIMO NUMERO DEL QUOTIDIANO “L’ITALIA” DEL 21 OTTOBRE 1863. IL QUOTIDIANO È STATO DIRETTO DA FRANCESCO DE SANCTIS DAL 1863 AL 1865.

Il Matrimonio

Il 22 agosto del 1863 De Sanctis sposa Maria Testa-Arenaprimo nella Chiesa di S. Maria della Natività della villa reale di Portici (NA).

FRANCESCO DE SANCTIS E LA MOGLIE MARIA TESTA-ARENAPRIMO

L’attività letteraria

Il periodo letterario più intenso

Nel 1865, non essendogli stato confermato il mandato parlamentare, torna agli studi: comincia il periodo della sua più intensa attività letteraria.

Nel 1866 escono a Napoli i Saggi Critici e, nel 1869, pubblica il Saggio critico su Petrarca e una seconda edizione ampliata dei Saggi Critici.

FRANCESCO DE SANCTIS STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA – MANOSCRITTO

La Storia della Letteratura Italiana

A Napoli, presso l’editore Morano, esce nel 1870 la Storia della Letteratura Italiana, il capolavoro critico di Francesco De Sanctis, la prima, sistematica, compatta e coerente sintesi di tutta la letteratura italiana, dove ricostruisce in modo mirabile lo sfondo storico-civile dal quale nacquero i capolavori letterari italiani.

Pensato come libro di testo scolastico, la Storia della Latteratura propone ai giovani un preciso progetto di produzione letteraria che lega indissolubilmente letteratura, “scienza” e politica laica.

La sua ideologia romantica non prende una direzione sentimentale ma realistica fino ad identificare l’impegno intellettuale con l’impegno morale.

Non solo la lingua ma l’intero mondo della cultura è per lui connesso alle sorti della nazione in cui si esprime.

Esplorando la tradizione lettararia e culturale del nostro paese, De Sanctis quindi esplora la storia della formazione della coscienza italiana volta a volta incarnata negli scrittori, premessa ideale per la costruzione dello stato unitario.

Un Viaggio Elettorale e La Giovinezza

Nel 1871 De Sanctis viene nominato professore di Letteratura Comparata presso l’università di Napoli, dove terrà corsi annuali fino al 1876.

Nel 1872 pubblica i Nuovi Saggi Critici e la celebre prolusione La scienza e la vita.

Nel gennaio del 1875 compie un viaggio in alcuni paesi del collegio elettorale di Lacedonia, nella sua provincia natìa, per promuovere personalmente la propria candidatura come deputato, dopo che il primo ballottaggio era stato annullato per sospette irregolarità.

Il racconto di quel viaggio viene pubblicato prima a puntate sulla «Gazzetta di Torino» e nel 1876 diviene un libro intitolato Un Viaggio Elettorale.

In seguito viene nominato altre due volte Ministro dell’Istruzione (1878 e 1879).

Nel 1881, lottando contro gravi infermità fisiche, comincia a dettare le sue memorie alla nipote Agnese. Tali memorie, rimaste incompiute, saranno pubblicate postume, nel 1889, dall’amico Pasquale Villari in un volume intitolato La Giovinezza.

Francesco De Sanctis muore a Napoli il 29 dicembre 1883.

Opere

Di seguito un elenco di opere e scritti di Francesco De Sanctis. Cliccando sul titolo dell’opera è possibile accedere al relativo testo sui siti Liberliber.it o Archive.org

Discorso ai Giovani (1848)

Schopenhauer e Leopardi (1858)

Saggi Critici (1866)

Saggio Critico sul Petrarca (1869)

Nuovi Saggi Critici (1869)

La letteratura italiana nel secolo XIX – Alessandro Manzoni

La letteratura italiana nel secolo XIX – La scuola liberale e la scuola democratica

La Scienza e la Vita

Storia della Letteratura Italiana (1870)

Scritti Politici

Un Viaggio Elettorale

La Giovinezza: frammento autobiografico

Lo scritto di De Sanctis è certamente tra i primi lavori dedicati alla interpretazione di Schopenhauer, ed è indubbiamente unico, nel panorama delle reazioni filosofiche italiane a tale pensatore, non solo per la sua tempestività in ordine di tempo, ma proprio per il valore dell’interpretazione ivi presentata del filosofo tedesco, il quale era sugli allori, dopo il tardo successo del suo pensiero, avvenuto, finalmente, dopo l’uscita del suo scritto Parerga e Paralipomena, nel 1851.

Pubblicato nel dicembre 1858 sulla Rivista contemporanea, anche dal punto di vista strettamente letterario è «uno dei suoi saggi più geniali» (Muscetta), proprio per l’effetto concreto che ottiene, sotto l’apparente espressione di adesione e consenso al pensiero schopenhaueriano: ossia una effettiva spietata “liquidazione” della sua filosofia, a fianco di una altrettanto aperta rivalutazione del significato “progressivo” del “nichilismo” leopardiano.

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