L’Europa invada la Grecia. Di turisti. Altro che aiuti umanitari

GALVANOR DA CAMELOT (LINO LAVORGNA)

Riflessione di Lino Lavorgna sulla pagina di storia scritta ieri in Grecia.

E se ci diranno
che per rifare il mondo
c’è un mucchio di gente
da mandare a fondo
noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi sentire dire che era un errore
noi risponderemo noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
(Luigi Tenco – E se ci diranno – 1967)

Mi si perdoni il titolo poco giornalistico, ma ho voluto sintetizzare due concetti chiave che svilupperò in questo articolo, alla luce della meravigliosa giornata di ieri, che ha visto la dignità sconfiggere la paura, con il trionfo del NO al quesito referendario sottoposto al popolo greco. Un referendum, è bene ribadirlo fino alla noia, NON contro l’Europa, ma contro coloro che dell’Europa stanno facendo strame, con un politica dissennata, al limite della follia. (O forse oltre?)
La mole di “parole”, urlate e scritte, su queste ore che, grazie al coraggio di Tsipras, incideranno notevolmente sul futuro della nostra Patria (quando parlo di Patria, parlo di “Europa”, sia detto a beneficio dei lettori non abituali) è sconvolgente. E sconvolgenti sono le sciocchezze che straripano da ogni dove, confondendo una opinione pubblica già da tempo disorientata e incapace di porre un argine al diluvio di strumentali nequizie profferite dai soliti mestatori, con la complicità, a volte colpevole, a volte ignara, degli organi di informazione.
Con l’umiltà che un cavaliere errante deve sempre associare a ogni sua azione, ma anche con la determinazione di chi da ieri avverte un fremito salubre che dona vigore allo spirito, cercherò di offrire una disamina la più neutrale possibile, sperando che possa contribuire a fugare qualche dubbio e, soprattutto, a sbugiardare pennivendoli e politici criminali.

UNO SGUARDO AL PASSATO
Mi vedo costretto, non certo perché ami i riferimenti autoreferenziali, ma solo per amor di sintesi, a citare due precedenti miei articoli, la cui lettura potrà servire senz’altro a meglio comprendere questo.
“GRECIA: LE VERITA’ NASCOSTE” (26-01-2015)
“LA TRAGEDIA GRECA” (29-06-2015)
Cosa aggiungere per arare ancora meglio il terreno sul quale si sono seminati, il 5 luglio, germogli di speranza?
Gli anni della dittatura dei colonnelli, favorita dagli USA in chiave anti URSS, servirono a creare i tipici presupposti utili alla disgregazione sociale, solo apparentemente coperta dalla demagogia pseudoidealista che infiammava, in Grecia come altrove, soprattutto i cuori dei giovani ingenui. (So bene di cosa parlo perché facevo parte di questi ultimi). Papadopulos depredava le casse dello Stato, insieme con i suoi sodali, alimentando il mito della “grecità” come fulcro della “società civile”, così abbagliata da non rendersi nemmeno conto, se non in minima parte, delle gravi violenze che subiva. “I militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotskij, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l’ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l’enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostojevskij, Čechov, Gorki e tutti i russi, il “chi è?”, la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera “Ζ” che vuol dire “è vivo” in greco antico”. (L’orgia del potere – Costa Gravas, 1969).
La Grecia post dittatura faceva acqua da tutte le parti. Un sistema fiscale concepito ad arte per essere eluso, un popolo “educato” ad arrangiarsi leccando il sedere al potente di turno; corruzione; clientelismo; arretratezza culturale spaventosa.
I governi dal 1974 in poi, tanto osannati dagli attuali padroni dell’Europa, si trovarono a fare i conti con spaventosi buchi di bilancio, grazie alle ruberie pregresse, appesantite dalle loro, che le superavano per qualità e quantità. L’economia traballava, ma già da tempo aveva partorito una “metastasi” destinata a soppiantarla: la finanza. Con la finanza è possibile ogni bluff e, come tragicamente avremmo imparato nell’ultimo ventennio, schiavizzare miliardi di esseri umani, concentrando il potere economico nelle mani di pochi farabutti. Tra i principali “bluffatori” che s’imposero ben presto per la loro capacità di mischiare le carte, figura la “Goldman Sachs”, primaria banca d’affari mondiale e corresponsabile della “crisi economica”, grazie alle truffe miliardarie poste in essere con i “titoli spazzatura”.
Ad essa si affidò il Governo Greco per “truccare” i conti, facendo sparire con arzigogolati espedienti, i cui dettagli vi risparmio, circa 3 miliardi di debito pubblico, onde entrare nell’eurozona. Tutti sapevano, a onor del vero, ma a nessuno venne la voglia di controllare perché la Grecia era membro della NATO e quindi faceva comodo una sua integrazione più marcata, ancorché non legittima.
La banca pretese una commissione di 600milioni, una cifra spaventosa, giustificata con la scusa dell’alto rischio. Inizia una debacle tipica del mondo dell’usura, che porta a sottoscrivere altri prestiti, sempre più onerosi, per pagare quelli precedenti.
Questi i fatti, fino a gennaio scorso, quando Tsipras manda a casa l’ultimo rappresentante della lunga “dinastia” del “malgoverno”: Samaras, per il quale non è possibile utilizzare aggettivi senza correre il rischio di essere querelato.

UNO SGUARDO AL PRESENTE
Con la vittoria del NO si sono scompaginate le carte e ora davvero la partita può essere giocata con nuove regole.
Il primo dato che salta agli occhi è ciò che si è detto prima del voto, quando tutti “i soggetti interessati”, con la tipica sicumera dei cialtroni, parlavano di possibile vittoria del SI’, di vantaggio del SI’ nei sondaggi, di rischio default in caso di vittoria del NO, di uscita dall’euro e altre sciocchezze simili.
Non ho un premio Nobel in Economia né una cattedra di Dottrina Politica in qualche università. Mi è bastato solo un pizzico di buon senso, tuttavia, per prevedere non solo la vittoria del NO, ma anche la sua portata. Parlavo di una percentuale intorno al 60% e in cuor mio sentivo che l’avrebbe superata, come di fatto poi è avvenuto.
Ora, siccome non sono così stupido da pensare di essere più intelligente dei titolati economisti che hanno profetizzato disastri, nonché dei politici e governanti che hanno messo a dura prova le loro corde vocali per “influenzare” l’opinione pubblica contro Tsipras, devo concludere solo una cosa: costoro mentivano sapendo di mentire ed è stato tentato un vero “golpe bianco”, per mettere fuori gioco Tsipras, perché ai “poteri forti” non piace qualcuno che osi sfidarli, invece di scodinzolare la coda, e poi addirittura suonargliele.
Il cinismo ignobile dei creditori, quasi tutti complici e amici dei “nemici interni” di Tsipras, è fuori discussione e loro non pensano minimamente a una conferenza Europea che affronti il problema “congiunto” della ristrutturazione del debito, (di tutti, non solo della Grecia, per evitare i risentimenti di paesi come Spagna, Portogallo e Irlanda, che hanno fatto enormi sacrifici e degli altri che presentano una realtà economica ancora più sinistrata), che è l’unica soluzione seria auspicabile, a breve termine, per uscire dall’empasse.
Risultano oltremodo oltraggiose, ad esempio, le parole pronunciate da Sigmar Gabriel (il che vuol dire “Merkel), che parla di “aiuti umanitari”, come se la Grecia non fosse un paese europeo!
Per non farla troppo lunga: la sberla è stata così dura che ora i membri della Troika sono davvero confusi (a parte Draghi, che resta il più lucido, anche se non ha il potere di decidere da solo).
Mentre scrivo non so ancora cosa proporrà Tsipras all’eurosummit che inizierà tra poche ore, forte del mandato ricevuto dal suo popolo e del “sacrificio” di Varoufakis, dimessosi per accontentare coloro nei confronti dei quali aveva utilizzato termini duri nei mesi scorsi.
E’ facile presagire, tuttavia, proposte “sensate”, che consentano di onorare i debiti senza ridurre alla fame un popolo già vessato da cinque anni di dure restrizioni.
E’ facile presagire, altresì, una scarsa disponibilità dei creditori. Staremo a vedere.
Intanto sarebbe bello se a ci precipitassimo in massa a trascorrere qualche settimana in Grecia.
Un aiuto economico suppletivo determinato da un massiccio flusso di turisti, che assuma anche un alto valore simbolico: la fratellanza dei popoli contro la protervia dei potenti.
Tutto ciò premesso, consapevole di ripetermi, ribadisco quanto già espresso nel precedente articolo. Tsipras dovrebbe avere il coraggio di far arrestare TUTTI i ministri ancora in vita che lo hanno preceduto dal 1974 in poi e i parlamentari che li hanno sostenuti. Questo sì che sarebbe uno scossone, specialmente se si riuscisse a recuperare, se non proprio tutti, buona parte dei tanti miliardi occultati nelle banche estere. Intanto si potrebbe procedere con il sequestro dei beni disponibili in patria, mobili e immobili, e iscriverli a bilancio per iniziare a risanare i debiti, allentando la pressione sulla povera gente.
Sarebbe uno scossone soprattutto per i politici ladri di ogni paese, i quali potrebbero davvero percepire che il “vento sta cambiando” e che certe cose non sono più possibili. La finanza lasci il passo all’economia. E l’economia lasci il passo alla Politica, quella con la “P” maiuscola, fatta da Grandi Uomini, capaci di operare per il bene comune.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Europa Nazione sarà. Federata sotto un’unica bandiera, nella quale troneggi la scritta che fa venire i brividi: STATI UNITI D’EUROPA.

LINO LAVORGNA

 www.lavorgna.it
www.europanazione.eu

www.galvanor.wordpress.com

www.albatrosmagazine.net (Rubrica “Visioni Europee”)
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