L’oro verde del Camerun sfruttato dalla criminalità

Lo sfruttamento anarchico in Africa centrale da parte delle grandi imprese forestali, a volte con la complicità delle autorità pubbliche e/o della popolazione, costituisce un rischio per l’ecosistema sul lungo termine e un grosso guadagno mancato per l’economia locale sul breve termine

L’Africa equatoriale e, in particolare, il bacino del fiume Congo (Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Gabon e Guinea Equatoriale) ospitano una delle più belle foreste del mondo. Vi si trovano numerose varietà ed essenze di legno, e soprattutto molti animali (sfortunatamente in via d’estinzione): un vero e proprio “oro verde”. Ma in molti Paesi questa ricchezza è sfruttata male da decenni.

Diverse imprese – più o meno autorizzate, e perlopiù straniere – si danno al taglio del legname senza curarsi delle specie protette; o peggio, lo tagliano senza criterio, spesso chilometri al di fuori della loro concessione forestale: l’Interpol sottolinea che tra il 50 e il 90% dello sfruttamento forestale nei Paesi tropicali chiave dei bacini dell’Amazzonia, dell’Africa Centrale e del Sudest Asiatico è portato avanti dalla criminalità organizzata. In Africa, la Cina sfrutta da sola 3 milioni di metri cubi di foresta all’anno, e il 75% della produzione del continente fa rotta verso le fabbriche del “Celeste Impero”.

Lo sfruttamento illegale del patrimonio boschivo gioca un ruolo importante nella deforestazione. Si sta verificando una perdita della biodiversità: e va ricordato che l’80% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo fa affidamento per la propria salute sui rimedi naturali, metà dei quali provengono dalle foreste – e del resto, anche più di un quarto dei medicinali moderni deriva da piante tropicali. La deforestazione provoca l’erosione del suolo e l’interramento dei corsi d’acqua, con conseguenti problemi di approvvigionamento di acqua potabile; e contribuisce notevolmente all’emissione di gas serra, responsabili del riscaldamento del clima.

Le foreste del Camerun forniscono i mezzi per la sussistenza a diverse migliaia di persone e sono tra le più ricche in biodiversità nella regione, fornendo un habitat prezioso ai gorilla delle pianure dell’Ovest in via d’estinzione, agli scimpanzé e agli elefanti della foresta, oltre a molte altre specie. Secondo il World Resources Institute, l’80% della superficie forestale mondiale originaria è stata abbattuta o degradata nel corso degli ultimi 30 anni. A maggio 2016, un’indagine di Greenpeace Africa sulle operazioni di sfruttamento illegale delle foreste in Camerun ha permesso di scoprire una pista di legno rubato che conduceva al principale esportatore del Paese, la Compagnia di commercio e di trasporto (Cct). A settembre 2015, Greenpeace ha pubblicato 3 casi di sfruttamento forestale illegale nelle concessioni che forniscono la Cct.

Così come il Belgio e i Paesi Bassi, il governo britannico considera il legno camerunense “ad alto rischio” e ha recentemente svolto indagini sugli operatori inglesi che lo commerciano. Secondo il recente rapporto annuale 2015 del Fondo Mondiale per la Natura, il Camerun ha perso nel 2015, 107.833.443 Fcfa (164.391,024 euro) a causa dello sfruttamento illegale delle foreste: un ammanco considerevole per un Paese che vuole gestire l’emergenza entro il 2035.

Le autorità camerunensi cercano di mostrare la loro buona fede nel dossier sulla filiera del legno, sostenendo che sono state create delle commissioni d’inchiesta per far fronte agli sfruttamenti illegali e soprattutto per ridare fiducia agli investitori esteri e rimpinguare le casse dello Stato.

Secondo un rapporto della Fao, nel 1990 le foreste coprivano circa 4,128 miliardi di ettari, ovvero il 31,6% delle terre emerse; nel 2015 non coprivano che 3,999 miliardi di ettari, ossia il 30,6%.

http://www.cittanuova.it/c/457741/L_oro_verde_del_Camerun_sfruttato_dalla_criminalit.html

 

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