Marro (CDS) alla tre giorni de “Le notti dei Briganti” di San Gregorio Matese
SAN NICOLA LA STRADA – I briganti di San Gregorio Matese si preparano a festeggiare il decimo compleanno de “Le Notti dei Briganti”, manifestazione ormai tanto attesa in programma per i giorni 6-7-8 agosto. Alla manifestazione, diventata oramai un cult, parteciperà anche il sannicolese Fiore Marro, Presidente Nazionale dei CDS (Comitati delle Due Sicilie) Il tutto avrà inizio il 6 agosto, alle ore 20.30 presso Villa Ginevra, con “La notte della Briganta”, un altissimo momento di confronto che vedrà intervenire: Fiore Marro, presidente Comitati Due Sicilie; Erminio De Biase, presidente Commissione Cultura CDS e Gennaro De Crescenzo presidente Movimento Neoborbonico. Introduce: Luisa Fattore. Nella storia del Sud c’è una tragedia dimenticata: le donne che si opposero, le donne dei “briganti”. La storiografia risorgimentalista le ha bollate come “drude”, donnacce, occupandosene quando si trattava di soddisfare la grossolana curiosità dei lettori di romanzi popolari. Ma chi si accosta oggi alle brigantesse con obiettività d’intenti non può che scorgervi la sofferenza dell’altra metà del cielo dell’intera popolazione meridionale. Ci furono donne che insorsero in armi, affiancando i loro uomini, altre li seguirono nella latitanza, altre ancora li fiancheggiarono in tutti i modi, fornendo loro l’essenziale per la vita alla macchia. In seguito alla forzata unità d’Italia nel Mezzogiorno esplode la ribellione contadina. Il nuovo governo non ha mantenuto la promessa di dare la terra ai contadini che la lavoravano. Questi ultimi non hanno soldi per acquistarla o riscattarla. Il parlamento dei “galantuomini” fa le leggi a vantaggio dei “galantuomini”. Ai contadini non resta che rassegnarsi o ribellarsi. La rivolta contadina del Sud viene semplicisticamente bollata come “brigantaggio”. Il Parlamento piemontese, anziché tentare di rimuoverne le cause, sceglie la via della repressione, instaura il terrore nei territori occupati, pratica la fucilazione sul campo. Al fianco dei molti briganti, alla macchia, vi furono anche delle brigantesse. Donne che amarono i loro uomini al punto da imbracciare un fucile, cavalcare un cavallo e difenderli sulle montagne fino alla morte. Donne come maschi. Donne spesso più forti dei maschi nella sofferenza, nella sopportazione della fatica, delle privazioni. Ma molte di più furono le fiancheggiatrici. Madri, mogli, figlie, sorelle, amanti, simpatizzanti, che favorivano in tutti i modi i briganti. Donne che uscivano di casa la notte, sfidando i rigori della legge, per portare pane e vino ai loro uomini, per portare una notizia, per rassicurarli con l’affetto. Donne che curavano e nascondevano i briganti feriti. Donne che sviavano le ricerche dei militari. Le Brigantesse sono un esercito di nomi e di volti senza storia: Giuseppina Vitale, Chiara di Nardo, Rosaria Rotunno, Maria Pelosi, Maria Maddalena de Lellis, sono solo alcuni nomi fra tanti… Le loro storie riportate sui giornali del Nord, attirano lettori curiosi di scoprire fino a che punto si può spingere una donna. Queste storie raccontano di povere donne, capaci di passioni così forti, da assecondare la crudeltà dei loro amanti, capaci di capovolgere i pregiudizi ed i luoghi comuni sul sesso debole. Donne belle, sensuali, capaci di intrigare gli uomini e, grazie a questo fascino ed all’audacia che, possedevano, raggiungevano il comando ed erano rispettate ed ubbidite come un capo. Nascondevano le loro chiome sotto cappellacci, la loro bellezza e femminilità con abiti maschili, più comodi e consoni al ruolo. Imbracciano fucili, indossano pugnali nelle cinture, nascondono i seni con pesanti cartucciere…si mettono al fianco del loro compagno-marito in testa alla banda, anch’esse capaci di uccidere il nemico. I resoconti sulla vita e la corrotta sessualità di queste donne per altro analfabete, come quasi tutti gli uomini del tempo, venivano arricchiti da racconti sanguinari, violenti e demoniaci. Ovviamente si trattava di esagerazioni per fare colpo sull’immaginario collettivo di quell’Italia del tempo, colta che leggeva, si informava e Traeva conclusioni… Spesso sbagliate e distorte. Mai si parlava o si scriveva del mondo in cui queste erano nate. Un mondo fatto di violenza, della sudditanza all’uomo padrone; sia egli padre, marito o fratello. Mi piace pensare che esse, non siano state mosse da desideri di vendetta, ma di riscatto per secoli di soprusi , violenze e torture subite. Cosa avevano da perdere? Una vita fatta di miserie, stenti e dolori che, le avrebbe accompagnate fino alla fine. Il focolare domestico non era fonte di serenità e vita tranquilla. Tanto valeva darsi alla macchia ed al brigantaggio come gli uomini.
Nunzio De Pinto
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