“Mastro don Gesualdo”, dal 20 l 25 gennaio, al Teatro Bellini di Napoli

Abc produzioni
presenta
Enrico Guarneri
in
Mastro don Gesualdo
Rielaborazione drammaturgica di Micaela Miano da Giovanni Verga
con
Ileana Rigano, Rosario Minardi, Francesca Ferro, Vincenzo Volo,
Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Giovanna Centamore, Nadia De Luca,
Gianni Fontanarosa, Maddalena Longo Chiavaro
regia
Guglielmo Ferro
Il Mastro don Gesualdo sarà interpretato da Enrico Guarneri, attore che ha magistralmente superato la ‘fase popolare’ della sua carriera conquistando il favore di un vasto pubblico ed entrando profondamente nel cuore dei catanesi. Guarneri, dotato di una innata vis comica e tecnicamente assurto al ruolo di attore poliedrico, si è dimostrato, nel corso di questi anni, capace di passare dal registro drammatico a quello grottesco con grande maestria interpretando molti dei personaggi che hanno fatto la storia della drammaturgia teatrale siciliana ed europea. Enrico Guarneri è dotato quindi tutte le qualità fisiche ed interpretative necessarie ad incarnare perfettamente Gesualdo Motta, il manovale che è riuscito a ‘farsi’ da solo, divenendo ricco con il proprio lavoro, odiato da tutti, trattato ora con disprezzo ora con ironia. Guarneri come Mastro-don Gesualdo è un uomo senza riposo.
La riduzione e la messinscena dello spettacolo sono affidate al regista Guglielmo Ferro, figlio di Turi Ferro interprete del Mastro don Gesualdo nel 1967, che, da anni, si dedica alla drammaturgia contemporanea adottando una tecnica registica di respiro europeo. La sua profonda conoscenza del teatro contemporaneo, il gusto minimalista e moderno delle sue messinscene sono indispensabili per un’operazione culturale che mira, nel rispetto assoluto del valore storico-letterario del testo verghiano, ad una trasposizione più attuale del Mastro- don Gesualdo. Guglielmo Ferro intende ricontestualizzare il ‘concetto di roba’, che permea il romanzo, l’incessante e frenetica attività di speculazione di un mondo di estremo materialismo, dove non c’è posto per i sentimenti, in un mondo senza spazio e tempo, in cui i personaggi sono ‘fotografati’ come una marionetta non può fare altro che andare incontro al proprio destino, che niente e nessuno potrà cambiare. Non c’è alcuna visione positiva della vita, che emerge come un vicolo cieco, inesorabile
La trama:
In Mastro don Gesualdo il Verga narra le vicende di un ex muratore, che con la sua tenace laboriosità è riuscito ad arricchirsi. Non gli basta però la potenza economica, egli mira ad elevarsi socialmente e sposa Bianco Trao, una nobile decaduta che ha avuto una relazione amorosa col cugino Rubiera ed è stata da lui lasciata, perché la madre, la baronessa Rubiera, si è opposta al matrimonio riparatore. Il matrimonio con Bianca non porta a Mastro-don Gesualdo la sperata soddisfazione, perché, ora che è diventato “don”, si sente escluso non solo dalla plebe dalla quale proviene, ma anche dal mondo aristocratico, che lo considera un intruso e lo tratta con distacco. Egli porta nei due titoli che precedono il nome “Mastro-don Gesualdo” il suo dramma: per la plebe è diventato un “don”, un signore quindi, e perciò appartiene a un altro mondo; per gli aristocratici rimane il “mastro” di sempre, e quindi è un estraneo al loro mondo. Ma il dolore maggiore gli deriva dal non sentirsi amato né dalla moglie né dalla figlia Isabella, che, d’altra parte, non è propriamente sua figlia, ma è nata dalla relazione di Bianca con Ninì Rubiera. Egli, che ignorava tutto ciò, fa educare la figlia in un collegio di nobili e la vizia accontentandola in tutti i desideri. Ma poi si scontra con lei quando Isabella si innamora del cugino Corrado La Gurna, e la fa sposare ad un nobile palermitano. Mastro-don Gesualdo, che nel frattempo ha perduto la moglie, è costretto a lasciare il paese in rivolta per i moti del ’48; poi, essendosi ammalato di cancro, va ad abitare a Palermo nel palazzo della figlia dove assiste allo scempio delle proprie ricchezze e muore solo e abbandonato da tutti.
La storia del romanzo:
Mastro don Gesualdo, pubblicato nel 1889, è uno tra i più conosciuti romanzi di Giovanni Verga. Narra la vicenda del protagonista che dà il titolo al romanzo, ed è ambientato a Vizzini, in Sicilia, nella prima metà dell’800 in periodo risorgimentale. È scritto in una lingua che rispecchia sapientemente la realtà che illustra. Mastro-don Gesualdo uscì a puntate sulla Nuova Antologia dal 1° luglio al 16 dicembre 1888, e poi in volume presso l’editore Treves, nel 1889. Secondo romanzo del “ciclo dei vinti”, è questo il frutto di un lungo lavoro preparatorio proseguito incessantemente per sette anni. I primi abbozzi risalgono al 1881-1882, subito dopo la pubblicazione de I malavoglia.
La vicenda del romanzo segue tutte le tappe della vita del protagonista, dalla sua infanzia povera all’adolescenza avventurosa, dalla maturità, appagata dal successo economico, ma fallita sul piano degli affetti e dei rapporti umani, fino alla morte e alla solitudine. Il romanzo è suddiviso in 4 parti per un totale di 21 capitoli.
Nel corso degli anni il Mastro-don Gesualdo ha conosciuto magistrali interpretazioni che hanno portato il valore del testo verghiano all’interno dei linguaggi teatrali e televisivi.
Il Mastro don Gesualdo è stato interpretato a teatro da Turi Ferro, e da Enrico Maria Salerno per la riduzione televisiva di Ernesto Guida e Giacomo Vaccari, con la regia dello stesso Giacomo Vaccari, scenografia di Ezio Frigerio. Produzione RAI Radiotelevisione Italiana e R.T.F. Radiodiffusion Télévision Française. Trasmesso in sei puntate dal 2 gennaio al 6 febbraio 1964.

Katia Prota
Ufficio Stampa & Comunicazione

TEATRO BELLINI
Teatro Stabile di Napoli
Via Conte di Ruvo, 14 – 80135 Napoli
Tel. 081.5491266
E-mail ufficiostampa@teatrobellini.it

 

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