Matera Capitale Culturale Europea

 di  Francesco Lenoci

Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano

 

 Tra le motivazioni che hanno portato la Giuria di selezione a scegliere Matera come Capitale Europea della Cultura per il 2019 quella che più mi colpisce è questa: «L’obiettivo di Matera di porsi alla guida di un movimento finalizzato all’abbattimento degli ostacoli che impediscono l’accesso alla cultura, soprattutto attraverso nuove tecnologie e processi di apprendimento, è visionario».

Obiettivo visionario….visioni di radici millenarie…. visioni intese  come capacità di vedere oltre la realtà materiale e storica….visioni  quali sinonimi di tensione etica e spirituale orientata alla piena realizzazione di sé e dei propri ideali.

Ho avuto il privilegio di parlare a Matera, metropolis eximia, origine peruetusta, il 22 marzo 2013, presso lo stupefacente Salone degli Stemmi dell’Episcopio.

Quella sera, avviandomi alla conclusione della mia relazione «Fare Impresa per Organizzare la Speranza», feci un regalo al progetto di Matera Capitale Europea della Cultura per il 2019: la meravigliosa definizione di Cultura di don Tonino Bello.

«Cultura è impegno, servizio agli altri, promozione umana come il riconoscimento della persona libera, dignitosa e responsabile.

Cultura è cemento della convivenza, orizzonte complessivo, strumento di orientamento, alimento di vita.

L’elaborazione culturale è una via obbligata per individuare stili di vita, modalità di presenza e di comunicazione, attenzione alle attese delle persone e della società, per esprimere le ragioni della speranza e accettare responsabilità in spirito di servizio».

Conclusi, affermando che «con una simile definizione di Cultura niente è precluso, tutto è possibile: anche che i Sassi, i più famosi sassi del mondo, un patrimonio dell’umanità….finalmente…. inizino a danzare».

Tutti coloro che hanno avuto la fortuna e la gioia di visitare Matera hanno testimoniato e continuano a testimoniare senza soluzione di continuità l’apprezzamento per l’entusiasmo e l’innovatività caratterizzanti l’approccio culturale e artistico.

Resta da risolvere il problema di come trasmettere tali gioiose conoscenze a chi non ha ancora visitato Matera.

Ebbene, ci ha pensato, un nome per tutti, Cataldo Albano, grazie alla magia della fotografia, innovando sapientemente quest’arte con lo spirito del luogo (genius loci) e la tecnologia.

La bellezza naturale, straordinaria di Matera, città dallo scenario spettacolare, incomparabile, emerge con immediatezza dalle foto e con grande emozione dal video.

L’architettura rupestre, e non solo, di Matera si staglia nelle foto dagli orizzonti stupefacenti….dall’alto, dal basso, di giorno, di notte.

I fermenti di un antico e innovativo messaggio culturale risaltano dalle foto che catturano i passi delle fanciulle dagli antichi calzari, ma anche dalle foto che immortalano gli artigiani nella lavorazione della cartapesta, dell’argilla, del legno, della pietra, del mitico pane, nonché dal suono familiare nel video dei passi veloci e degli attrezzi storici dei maestri artigiani.

Sia lode e gloria all’arte della fotografia che, come in questo caso, rende possibile la trasmissione nel tempo e nello spazio del messaggio culturale e artistico della Città dei Sassi: un messaggio intriso di storia, di futuro, di continuità, di utopie, di radici, di percorsi, di riflessioni, di connessioni…..di visioni.

Ma non basta.

Come insegna l’incredibile e entusiasmante esperienza di “Mare Culturale Urbano” a Milano, anche Matera avrà bisogno di imprenditori sociali culturali contemporanei.

Definire contemporaneo è difficile, ma ci provo.

Non è contemporaneo non essere sociale.

Non è contemporaneo accumulare e aumentare il proprio privilegio a discapito degli altri.

Non è contemporaneo investire senza sognare.

Non è contemporaneo costruire la sostenibilità di un progetto senza errare.

Soprattutto, non è contemporaneo sbagliare da soli.

Questo deve essere il sogno degli imprenditori sociali culturali contemporanei.

Matera deve imparare che ci vuole molta forza per costruire il cambiamento e che, se non si cambia, il sogno si spegne.

Se non si ha cura del proprio sogno e del sogno degli altri, della propria vita e della vita degli altri, il sogno si spegne e se il sogno si spegne non si erra più, ma ci si ferma al proprio piccolo interesse e al proprio piccolo benessere.

Parlando insieme, invece, tutto cambia…. non più la propria felicità, il proprio benessere e poi il vuoto, ma un orizzonte condiviso di un sogno comune.

Occorre cercare ossessivamente le soluzioni per una crescita comune. Bisogna cercare ossessivamente di creare le condizioni per cui a stare bene si sia in tanti.

Il sogno è quello di costruire questa resistenza attraverso l’arte e la cultura, attraverso il teatro, la danza, la musica, che così non sono più vissute come un oggetto di consumo, ma come parte integrante della vita.

L’arte è innesto vitale per la trasformazione delle persone. L’arte che parte dalla vita, che parte dai problemi della società contemporanea, fa si che ci si interroghi, che si discuta. L’arte che parte dallo specifico crea linguaggi universali, fa poesia, produce bellezza.

Matera 2019 deve essere costruttore di bellezza, portatore sana di bellezza, per contagiare il mondo.

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