Mina Iazzetta: «Così sto affrontando il mio tumore al seno»

 Storia di una donna, una madre, una moglie che continua a lottare

 

«Signora, lei ha un tumore maligno». Bastano sei parole per distruggere una donna, una madre, una moglie. O magari per farla rivivere, rinascere, sicuramente cambiare. Non esistono modi gentili per comunicarlo, servirebbero a poco. La diagnosi è di per sé un atto dovuto, freddo, incontaminato dal sentimento umano. È il supporto al paziente che non deve mancare, il conforto e la consapevolezza che, nel bene o nel male, nulla sarà più come prima. La vita si trasforma, così come i punti di vista con i quali la si comincia ad interpretare. Si acuiscono le fragilità e le debolezze, fisiche e mentali, ma l’errore più grande sarebbe quello di abbandonarsi al destino della malattia. Così non ha fatto Mina, affetta da un carcinoma al seno, il tumore più frequente nel sesso femminile e la prima causa di mortalità per tumore nelle donne. Mina Iazzetta è una donna, una madre, una moglie; ma anche un’amica, una collega, un membro della famiglia “Informare”. Il male di Mina si sviluppa proprio mentre collabora con la nostra redazione per diventare giornalista. E presto lo diventerà. Dopo mesi di calvario, analisi e cicli di chemioterapie, è ritornata nella sua seconda casa, la nostra redazione. Si è raccontata, senza che nessuno nascondesse la propria commozione. E così come sta facendo ogni giorno con amici e sconosciuti, lei ci ha trasmesso la sua esperienza, la sua speranza, il suo cambiamento, senza mai perdere quell’irrinunciabile sorriso che è l’accessorio di un viso che splende di luce propria.

 

Mina Iazzetta - Photo credit Carmine Colurcio
Mina Iazzetta – Photo credit Carmine Colurcio

 

Mina, con una notizia simile, come cambia la vita di una donna, di una madre, di una moglie? 
«Il mio primo pensiero non è stato come dover affrontare la malattia ma come doverlo dire alle persone che amo. Il mio tumore non era operabile quindi ho dovuto affrontare prima dei mesi di chemio ed ora sto eseguendo analisi più approfondite. Sin dal primo momento, non ho mai cercato di celare la mia malattia dietro ad una parrucca perché so che ho degli occhi che mi tradiscono nell’emozione. Ho cercato da quel momento di vivermi, di mostrarmi, anche con le mie fragilità, ma ho reagito e sono andata avanti. Personalmente, non sono mai stata vanitosa, non ho mai avuto l’armadio pieno di vestiti o gioielli ma vado fiera dei foulard e dei cappelli che utilizzo ogni giorno. Qualcuno mi ha detto che sto lanciando proprio una moda (ride, ndr)La persona affetta da tumore diventa una persona consapevole. Prima non davo valore al tempo che passava. A volte penso che la malattia sia un campanello d’allarme, una sveglia che scuota la coscienza. Dobbiamo godere di una persona vicina, delle piccole cose, di un abbraccio, di un libro. Dobbiamo metterci al centro della nostra vita. Disperdiamo troppe energia senza pensarci. Da quando ho scoperto di essere malata, mi sono messa al centro della mia vita. Oggi sento in me un nuovo baricentro».

Sei consapevole del messaggio di coraggio che riesci a trasmettere con le tue foto, i tuoi post e i tuoi articoli?
«È nata dentro di me una consapevolezza nuova. La forza bisogna trovarla dentro se stessi. Non sempre le persone sanno affiancarci. Sono situazioni nuove e si rischia di sprofondare ulteriormente. Io mi sono creata un guscio, una corazza. Ho conservato i miei interessi, i miei hobby e ho imparato da questa esperienza così drastica a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno: io ho ringraziato Dio che questo male fosse capitato a me e non ad un mio figlio. Ho ringraziato Dio per essere riuscita a fare le chemioterapie perché c’è gente che nemmeno arriva a questi momenti. La morte? Si mette sempre in conto nel caso qualcosa dovesse andare male ma non ho paura di ciò che potrebbe aspettarmi».

 

 

Il tuo cambiamento è ripartito anche riscoprendo una nuova cultura dell’alimentazione…
«Bisogna essere parte attiva del percorso di guarigione. Ho capito che anche l’alimentazione mi poteva essere d’aiuto sia per affrontare gli effetti collaterali ma anche nella prevenzione e nella cura della malattia. Gli alimenti che offrono ai pazienti in chemioterapia sono di ottima qualità ma non sono idonei a chi affronta quel percorso di cure. Una persona affetta da tumori dovrebbe evitare gli zuccheri raffinati, limitare le proteine animali, evitare cibi che contengono fattori di crescita e prediligere prodotti naturali che spesso non conosciamo proprio a causa di una nostra scorretta cultura alimentare. Bisognerebbe favorire la filiera corta ed è fondamentale parlare dell’alimentazione».

Quale messaggio vuoi lanciare a chi oggi si ritrova ad affrontare la tua stessa battaglia?
«Sarebbe importante innanzitutto da parte dei medici dare quella parola di confronto che aiuterebbe tantissimo e che non sempre c’è. Comprendo chi è nelle mie condizioni e la sensazione che stanno vivendo. Si entra in una galleria oscura ma prima o poi apparirà la luce e bisognerà portarla dentro. Bisogna vivere giorno per giorno. Bisogna prenderla come lezione di vita. Alla fine di questo percorso avremo un bagaglio molto più leggero perché ci saremo disfatti di tante cose inutili».

di Fabio Corsaro
Foto di Carmine Colurcio

Tratto da Informare n° 177 Gennaio 2018

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