Molise: Venafro – la fuga dei ns ragazzi

Passeggio per il mio paese, mi guardo intorno alla ricerca di uno spunto, di un fatto degno di cronaca, ma niente – parlo, faccio domande ma ahimè di questi tempi gli argomenti più gettonati sono i soliti noti, COVID – NO VAX – Green Pass – elezione del Presidente della Repubblica; si certo argomenti scottanti e di forte attualità che però oramai sono detti e ridetti, siamo oramai tutti Virologi e Quirinalisti;

Nel mio girare noto però che mi ritrovo a incontrare sempre le stesse persone, sempre gli stessi clienti nei bar e mi chiedo ma tutti i giovani dove sono? Comincio a porla la domanda e purtroppo le risposte che raccolgo sono sempre le stesse o comunque hanno lo stesso finale:

“e sai mio figlio si è laureato, poi è andato a specializzarsi all’estero dove gli hanno offerto un buon posto ed è rimasto lì”

“mio nipote si è laureato 4 anni fa col massimo dei voti; ha fatto mille domande, tanti concorsi e alla fine è andato in Francia dove ora dirige uno stabilimento”

E così via ………

Da molti anni ormai Venafro, il Molise ma in generale l’Italia tutta, è costretta a fronteggiare il problema dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Il fenomeno, conosciuto anche con l’espressione inglese “human capital flight”, consiste nell’emigrazione all’estero di giovani laureati che possiedono delle specializzazioni professionali.

Il fenomeno della globalizzazione rende possibile studiare ed avere esperienze lavorative in una nazione diversa dalla propria e questo permette di ampliare le proprie conoscenze e capacità professionali; molti fra i migliori studenti italiani, però, preferiscono poi non rientrare in patria poiché ritengono di non poter ricevere offerte lavorative adeguate agli studi conseguiti. In Italia, le condizioni lavorative non sono, in effetti, incentivanti: gli stipendi sono bassi anche per chi ha alle proprie spalle un percorso di studi eccellente e le possibilità di crearsi una carriera sono pochissime.

Di conseguenza, moltissimi italiani specializzati si vedono costretti a trasferirsi in altri Paesi. Ma anche i giovani che non sono intenzionati a lasciare la propria terra, spesso non hanno altre opportunità se non quella di cercare lavoro altrove. Se è vero che il tasso di occupazione sta in generale aumentando, è altrettanto vero che la disoccupazione giovanile a dicembre è nuovamente arrivata al 40,1%; un laureato italiano su venti, a distanza di quattro anni dalla laurea, risiede all’estero (ISTAT, 2015) e sono circa 14.000 i laureati che ogni anno decidono di trasferirsi in un’altra nazione, con un tasso di emigrazione raddoppiato rispetto al 2011.

Il fenomeno della fuga dei cervelli, secondo uno studio della Fondazione Migrantes del 2016, riguarderebbe prevalentemente ragazzi fra i 18 ed i 34 anni di età che rappresentano un terzo degli Italiani all’estero. Le mete più gettonate sono Inghilterra, Spagna, Brasile e Argentina, ma molti decidono di trasferirsi anche in Paesi in forte sviluppo quali l’India, gli Emirati Arabi ed il Sud Africa. La maggior parte dei laureati che decidono di trasferirsi all’estero ha frequentato facoltà scientifiche oppure Lingue, avrebbe raggiunto la laurea con il massimo dei voti (spesso con lode) ed avrebbe partecipato al progetto Erasmus.

È anche vero che 500 mila laureati stranieri hanno scelto di vivere in Italia; nonostante questo possa sembrarci rassicurante, l’Italia è in realtà l’unico Paese europeo ad avere un saldo negativo fra ricercatori in uscita e in entrata: esso è infatti del -13%. Questi dati sono tutt’altro che rassicuranti e dovrebbero farci capire come il nostro Paese stia perdendo le menti più brillanti. Come afferma il ricercatore Benedetto Coccia, “Una società dinamica e vivace non può temere la migrazione, può solo trovarne giovamento. Poi il problema non è se un giovane sceglie di andare all’estero, o fare un’esperienza di studio, lavoro o di stage in un altro Paese: se ciò rappresenta un’opportunità, è sano. Ma se si tratta di una fuga obbligata invece, questo non può che essere considerato un fallimento”.

Si un vero e proprio fallimento, anche e soprattutto perché il politichetto di turno che ci guadagnerebbe?

Nunzio Zullo

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