Molise – Venafro : Nel ricordo di Falcone e Borsellino

Da qualche anno il piazzale della stazione di Venafro è stato intitolato ai magistrati Falcone e Borsellino. Ricorre in questi giorni il 30esimo anniversario della strage di Capaci. Il 23 maggio 1992 nella tremenda esplosione vennero spazzate via le vite del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti che li scortavano, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

Giorgio Faletti lo cantò come «quel fattaccio, di quei ragazzi morti ammazzati, gettati in aria come uno straccio, caduti a terra come persone che han fatto a pezzi con l’esplosivo». È la strage di Capaci.

Il 23 maggio del 1992, il giorno della strage, era un sabato. Era uno di quei pomeriggi in cui non è più primavera e non è ancora estate, quelli in cui chi può ha già preso la via del mare. Era uno di quei pomeriggi in cui rimanevano solo vecchi film e lo sport da vedere in televisione e forse neanche quello. Il Giro d’Italia partiva il giorno dopo da Genova, tre giorni prima la Sampdoria aveva perso la finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona, Il Milan aveva già vinto lo scudetto di un campionato che si sarebbe concluso domenica 24.

Chi faceva zapping in quel tardo pomeriggio girava ancora quasi solo sui canali tradizionali che nei tg parlavano dell’attesa a Roma per l’elezione del nuovo capo dello stato (Scalfaro eletto il 25) e che, poco dopo le 18, partirono tutti insieme a dare una notizia che era inimmaginabile.

«Incredibile», incredibile, disse la Regina Elisabetta sul luogo di quel dramma qualche giorno dopo. Chiese di fare una tappa in più al suo giro, una sosta a Palermo prima di partire con lo yacht Britannia verso Malta. Si fermò in silenzio sul luogo della strage in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, sua moglie, e tre agenti della scorta.

Non è che non ci fossero state stragi e bombe nella storia della Repubblica Italia, ma quel 1992 fu qualcosa di diverso. Non era terrorismo di matrice politica (anche se c’è ci non esclude del tutto collegamenti), non era lo scontro nei cieli di Ustica. Era la mafia che attaccava lo Stato e lo avrebbe fatto più volte in quell’anno, uccidendo anche Paolo Borsellino e la sua scorta nel mese di luglio.

Ma la mafia è un fenomeno umano, e come tale ha un principio e avrà una fine. Anche questa è una frase storica di Giovanni Falcone. Da quel giorno di maggio del 92 il fenomeno mafia si è modificato: nei suoi protagonisti, nei suoi interessi, nelle sue linee di condotta. Non c’è, purtroppo, ancora la parola fine………..

                                                                                                            Nunzio Zullo

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