Mostra di pittura degli artisti del MAC presso la sede di Informare – Castelvolturno (Pinetamare)

Risale a giovedì 17 marzo u.s.l’inaugurazione della mostra di pittura degli artisti del MAC.

La mostra  a cura di Jolanda Capriglione, Assessore alla Cultura del comune di Capua e Presidente del Centro Unesco di Caserta, è stata allestita presso la Sede di Informre, in piazza delle Fieste a Pinetamare – Castel Volturno.

Molti gli artisti in mostra: Nicola Badia, Angelo Baccanico, Alessandro Ciambrone, Alfredo Cordova, Francesco Costanzo, Francesco de Vincentis, Lea Innocenti, Rosnna Montanaro, Livia Raucci, Enrico Servadei, Larysa Sukova, Alessandra Torricelli.

Insieme a: Dimitri Russo, Sindaco di Castel Volturno; Tommaso Morlando, Presidente Officina Volturno; Fabio Corsarto, Direttore di Informare.

Molto interessanti tutti i dipinti in esposizione, ma quelli che mi hanno particolarmente colpita sono le tele di Alessandro Ciambrone

 

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Architect presso Self-Employed. Direttore del Museo di Arte Contemporanea e Cittadella dell’Arte Capua Terra di Lavoro. Research fellow presso Seconda Università degli Studi di Napoli. Ha studiato presso University College Dublin. Vive a Castel Volturno. Dalla sua pagina FB leggiamo una bella recensione di Luigi Ricciardi inerente i suoi dipinti:  Si dice che l’ambiente, gli studi, le esperienze, tutti gli accadimenti della vita, insieme all’indole e al carattere, influenzino l’opera di un artista.
Per quanto sia un assunto riconosciuto, e qualche volta abusato, mi sembra pero’di poterlo prendere in considerazione nell’opera di Alessandro, come valore aggiunto, e vediamo perche’.
Alessandro e’un ritrattista metropolitano: in tutti i suoi quadri il protagonista e’ la grande citta’, come Napoli, Venezia, Istanbul, Parigi, e anche laddove si passi a piccolo borghi, come Amalfi, il soggetto principale resta l’agora’, il luogo di massima concentrazione umana del borgo, di Massimo potenziale simbolico.
E sono ritratti vivi, nei colori e nelle intenzioni: i rossi, i gialli, i porpora, i colori caldi la fanno da padrone, con quei fumi di camini che sembrano fiamme librate verso l’alto, i riflessi del cielo che richiamano aurore boreali o splendidi fuochi d’artificio, il mare ugualmente vermiglio, che anche calmo non puo’non suggerire il grande moto che vi si sottintende. Ispirati da certa arte caraibica o sudamericana, ma con l’accostamento nuovo, ardito e riuscito con soggetti di tipico paesaggismo rinascimentale o neoclassico: palazzo d’arte, piazza, chiese, borghi.
L’effetto? Grande movimento, passione, vitalita’, energia. E la bellezza sta nel fatto che, praticamente, non c’e’niente che teoricamente debba “muoversi”in questi quadri: si tratta di palazzi, monumenti, paesaggi, con essere umani assenti o appena di contorno, senza volti, espressioni, senza mari in tempesta, piogge insistenti, branchi di animali al galoppo. Insomma, dare vita all’inanimato, che e’vero compito d’artista.
La sua esperienza di architetto la si vede nel tratto, sempre preciso ma mai freddo, che suggerisce piu’che indicare, che disegna si l’edificio o il contesto, ma non sembra mai ingabbiare la straripante forza che i dipinti trasudano. Non il calcolato esercizio di stile del consumato progettista, ma lo scheletro su cui costruire corpi viventi.
Perche’, dicevo, c’e’ tanto di Alessandro uomo nell’Alessandro artista? Perche’lui si e’dato come obiettivo quello di pianificare territori, di finalizzare spazi ed edifici, di rendere ideale il rapporto uomo – urbe: insomma, di integrare l’animato-inanimato.
Potrebbe anche non interessare, certo, ma si sappia quando si ci trovi a osservare i suoi quadri, almeno per capire da dove viene la capacita’di far vivere le cose, di darne forza ed energia, oltre che forma e contesto.
Sono, quindi, opera dinamiche, di cangiante intenzione, mai rassicuranti, ma non minacciose, cupe o lugubri, ma vitali, colorate, “futuriste”: in una parola: energetiche.

Alcuni dipinti di Alessandro Ciambrone:

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Un altro artista che mi ha colpito è stato  Alfredo Cordova.

 

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Di lui Luigi Fusco, nel presentare la sua personale “Mio Mediterraneo”, dice:

Il paesaggismo, inteso nelle sue forme visive così come nelle sue espressioni coloristiche, è, da sempre, un genere che detiene una potente forza evocatrice che rimanda, spesso, a poetiche pittoriche il cui portato concettuale oscilla intorno a considerazioni filosofiche od antropologiche.

Al contempo, il vedutismo, compreso in tutte le sue accezioni figurative, rientra in una categoria pittorica i cui motivi predominanti sono suscettibili di svariate mutazioni che ne alterano, in senso propositivo, l’aspetto formale e quello cromatico.
I due ambiti proposti sono, quindi, oggetto di molteplici interpretazioni da parte degli artisti, i quali, da tempo, le esprimono attraverso continue ricerche volte alla affermazione di linguaggi contemporanei. In tal senso, da anni, si è orientata l’indagine di Alfredo Cordova, il quale è riuscito a dar vita, tramite i suoi lavori, ad un’arte carica di significati, ma soprattutto caratterizzata da una notevole sublimazione tecnica in cui sono stati messi in risalto sia vari e nuovi aspetti iconografici e sia moderne speculazioni cromatiche.
Questa sua attuale tendenza, da ritenersi “aurea” per quanto concerne gli atteggiamenti investigativi, ha fatto emergere nella sua odierna produzione una serie di immagini auliche che, contestualmente, celebrano anche tutta la sua esperienza artistica.
Al riguardo, Cordova, è da ritenersi fra i più degni rappresentanti campani della pittura “da cavalletto”, se non altro pure per la maturità acquisita in seno all’ormai storicizzato gruppo della “Nuova Scuola di Resina”.
L’accortezza nella resa della natura, la costante pratica nella stesura dei colori, l’attenzione prestata nel far rivelare, in maniera adeguata, le incidenze luministiche, sono i tratti stilistici e tecnici, concepiti in modo universale, di cui si è fatto carico il nostro autore nel corso del tempo e soprattutto durante il suo incessante percorso formativo.
Tali competenze sono state, inoltre, raggiunte attraverso una costante meditazione sulle prerogative dell’arte, concepita in maniera generale, e tramite una riflessiva analisi sulle potenzialità ancora inespresse della pittura.
E poi, ho trovato molto interessanti ed attuali i dipinti di Angelo Baccanico
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Angelo Baccanico è nato a Boscoreale (Napoli) il 16 settembre 1940, vive e opera a Napoli al Centro Direzionale. Ha seguito gli studi a Napoli e ha insegnato materie artistiche. Ora docente presso la  Fondazione Humaniter. Ha partecipato a rassegne e a collettive, sino a “Mattinarte, centocinquanta loghi d’artista per Il Mattino” al PAN, dal 1° al 30 dicembre 2012, mostra accompagnata da un testo critico di Achille Bonito Oliva. Ha realizzato la mostra “Ombre e Fuochi”, efficacemente allestita all’Holiday Inn di  Napoli, dal 24 marzo al 30 maggio 2012. Ha partecipato alla collettiva per “I sedili di Napoli”, in Santa Maria La Nova, nella Sala del Consiglio Provinciale e alla mostra HumArte, alla Fondazione Humaniter di Napoli. Presso Evaluna Libreria Art Gallery, intitolata “Blu e Fuochi”, dal 15 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013, e al “Cafè Express”, Boscoreale (NA), intitolata “Riquadri Vesuviani”, dal 1° al 14 Febbraio 2014, Ombre e luci dal 24 ottobre al 24 novembre 2014 presso showroom d’illuminotecnica di Elettrocampania – Marcianise -Caserta, L’arte in vetrine dal 8 dicembre 2014 al 8 gennaio 2015 al Centro direzionale di Napoli.

Angelo Baccanico con “Ombre e Luci” delimita una riflessione, eleva attenzione e inquadra segmenti multipli per riprendere stimoli e temi di un territorio stravolto. La “terra dei fuochi” è proposta nelle recenti pitture su toni di un’espressività forte, in cui si rincorrono motivi inequivocabili di un’inquietudine contemporanea.

 

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