Nicola Partipilo, un eroe italiano

Ha trascorso buona parte della sua vita tra scaffali e orti. Ne aveva già uno annesso alla sua abitazione al piano terra di Cascina de’ Pecchi; poi piantò carote e pomodori in un terreno ambìto dal figlio Marco e da alcuni suoi amici. Ma i ragazzi non avevano l’esperienza e neppure la passione. E disertarono, lasciando a lui il lenzuolino di terra. Nicola Partipilo, all’epoca famoso libraio in viale Tunisia, non si tirò indietro e cominciò a zappare a seminare, come aveva già fatto quando viveva ancora a Bari, la sua città che gli ha inculcato una ferrea volontà di fare.

L’orto gli dava pace, il silenzio lo ristorava. “Non puoi immaginare la gioia che ti prende quando vedi spuntare una melanzana, la stessa che provo in libreria quando consegno un libro a un cliente. Per questo nei momenti liberi dal lavoro corro qui. La zappa e il rastrello non mi pesano” Ha sempre sentito una forte attrazione per la campagna. Non volevo fare il contadino come mestiere, ma il librario. Ed eccomi qui”.

A Milano fece vari lavori. Poi entrò in una libreria importante con l’incarico di portare i volumi a domicilio in sella a una bicicletta. Attraversava le vie della città guardando gli edifici, i monumenti, sbirciando le piazze; si fermava ad osservare le vie che imboccava; ascoltava, dove poteva, i discorsi della gente e mandava a mente parole in dialettp. Era apprezzato. Se qualcuno gli chiedeva notizie di una strada, otteneva subito la risposta: dove si trovava e come arrivarci. Era un giovane intelligente, generoso, sempre pronto a servire gli altri. In quella libreria divenne indispensabile, anche perché era un lampo nel cercare il libro richiesto. Quando decise di mettersi in proprio, il titolare fece di tutto per trattenerlo. Ma lui aveva già deciso. Aprì in viale Tunisia, quasi all’angolo con corso Buenos Ayres e in poco tempo divenne un punto di riferimento per gli appassionati dalla lettura. Tutti a Milano impararono il nome e il luogo di quella libreria. Nicola era, ed è, un uomo di poche parole, anche se gentile e premuroso. Se una persona cercava un titolo, Nicola lo aveva sicuramente; al massimo lo procurava in un paio di giorni. Era orgoglioso della sua libreria. Quado la fece restaurare, installò anche una macchina per il caffè e una poltrona su cui il cliente poteva sedersi e conversare. Poi pensò di annettere alla libreria una casa editrice: la Celip per pubblicare libri su Milano e sulla Lombardia, e nacque la collana curata da Roberta Cordani. Una collana prestigiosa, con capitoli scritti da noti architetti come Empio Malara, storici, come Guido Lopez, scrittori, da Carlo Castellaneta a Giuseppe Pnontiggia, giornalisti del livello di Guido Vergani, Leonida Villani e foto di grandi della fotografia come Mario De Biasi e Fulvio Roiter.

Libri sulle piazze, i cortili, i navigli, i castelli, le cascine, le ville…. Cominciò con libro di Alberto Lorenzi sui “Segreti del varietà”, con una mia intervista a Wanda Osiris. Ricordo quel giorno. Telefonai alla Wandissima, che mi dette appuntamento nella sua lussuosa casa del centro di Milano, vicino al Caffè Cova, mi ricevette un maggiordomo e nello studio incontrai la signora, che mi accolse con grande gentilezza. Mi raccontò le parti più significative della sua vita; e poi dal balcone mi fece ammirare il giardino, stupendo con vialetti, sculture, semiarchi, la fontana… Il libro uscì, venne presentato anche nelle televisioni, ma Nicola aveva in mente Milano, della quale è innamorato. E uscirono “Le piazza in Lombardia”, ”Milano in Liberty”, “I castelli di Lombardia”, “Le ville”, “I Navigli”, “Stagioni di Milano”, “Natività e presepi in Lombardia”, “Una Milano mai vista”, volume che fu illustrato in un lussuoso ristorante del capoluogo lombardo dall’attore Piero Mazzarella, presenti numerosissimi giornalisti e autorità.

Tutti i libri della Celip hanno avuto un notevole successo, presentati in sedi storiche come la Società del Giardino, Palazzo Tè, a Mantova, chiese, come la Basilica di Sant’Ambrogio, ovunque con un pubblico scelto. Fra i relatori Ferruccio De Bortoli, allora direttore del “Corriere della Sera”, docenti universitari, direttori di musei, critici e storici dell’arte… Ogni libro un avvenimento, a cui prendevano parte anche attori della tivù, del cinema e del teatro. La libreria era molto bene frequentata. Vi si potevano incontrare Guido Lopez , Alberto Lorenzi, Carlo Castellaneta, l’architetto Empio Malara, già autore di tante opere sui navigli, Enzo Biagi, Annibale del Mare, che era stato capo ufficio stampa del governo Badoglio, noto per aver dato per primo la notizia del ripristino della libertà di stampa nel ’43; e spesso “troupe” televisive, che intervistavano gli autori e lo stesso Partipilo, ormai personaggio rilevante. Ma lui, riservato, modesto, intelligente, era orgoglioso soltanto del successo che conquistavano ogni volta le sue pubblicazioni.

Quando il lavoro di promozione del neonato si attenuava se ne andava nell’orto a controllare lo stato delle sue piante, dando un’annacquata e raccogliendo le zucche e i pomodori rossi come la cresta del gallo. Poi, con il tempo, con i problemi che la libreria cominciava a dargli e i sacrifici che doveva affrontare per non soccombere al moltiplicarsi del cacone di affitto, alla concorrenza di Amazon, non ebbe più né tempo né voglia di pensare all’orto. Vennero giorni peggiori, quelli che Nicola aveva fatto di tutto per evitare: dovette chiudere le vetrine di viale Tunisia. Marco vi lasciò una scritta per salutare i clienti, che si rattristavano quando, passando da quel numero 4, vedevano la saracinesca abbassata. “Quando una libreria, che è un tempio della cultura, chiude, un pezzo della città muore, un pezzo della democrazia se ne va”, lascò scritto su un pezzo di carta qualcuno. Ma l’insegna (“Libreria internazionale Partipilo”, scritta in grande) è rimasta nel cuore di tanti. “Io ricordo il giorno in cui in libreria c’era Gianni Brera, un grande, un mito, che aveva in mano un libro e lo sfogliava”; ricordo Alberto Lorenzi, uno scrittore piacevolissimo e gentiluomo”, mi disse un lettore accanito che acquistava i libri soltanto in viale Tunisia. Già, Lorenzi. Mi volle a tutti i costi regalare in fotocopia “Vecchie osterie di Milano”, d Luigi Medici, uscito per la prima volta nel 1933 (poi ripubblicato dalla Libreria Meravigli), per l’entusiasmo da me profuso per promuovere il suo “Segreti del varietà”, con una bella immagine di Totò in copertina.

Adesso Nicola Partipilo è in pensione e pensa sempre alla sua libreria di viale Tunisia, che per lui era la bottega, la casa, la storia, il frutto di una vita. Era stata promossa a libreria storica dal Comune di Milano. Lui non ne parlava, neppure ne accenna quando ci sentiamo al telefono. Ma la sua volontà è indomita. Il vecchio leone ha ritrovato la forza; il delfino è riemerso; e l’anno scosso ecco in libreria due volumi prestigiosi. “Milano com’era-Milano com’è” e “Milano di una volta”, che il pubblico ha accolto favorevolmente. I due libri, come al solito, sono ariosi, spaziano da un’immagine all’altra, immagini bellissime, molte scattate dal figlio di Nicola, Marco. In questi volumi c’è l’amore che Nicola Partipilo ha per Milano, città adorabile, riservata, gelosa della sua bellezza, abbracciata dai Navigli amati da Gaetano Afeltra, che ha scritto un libro godibile e istruttivo: “Milano amore mio”.

Afeltra era di Amalfi, venne a Milano da ragazzo con un grande talento per il giornalismo: fu direttore de “Il Corriere d’Informazione” e vice del “Corsera”, personaggio rispettato, amico dei grandi in ogni campo, a cominciare da Indro Montanelli. Quando venne a dirigere “Il Giorno” portò con sé grandi firme, tra cui Alberico Sala, Giovanni Raimondi, Giuliano Gramigna… Anche don Gaetano stese capitoli per i libri di Nicola Partipilo. In uno parlava dei navigli, di quello che una volta scorreva sotto la pensione in cui abitò nei suoi primi anni meneghini. Afeltra è annoverato fra quelli che hanno fatto grande Milano, come testimoniato dal Premio Motta che gli fu assegnato nel maggio del 1985. La biografia fu scritta da Giuliano Gramigna.

Concludendo, ho chiesto a Nicola Partipilo se per attenuare la nostalgia e la sua amarezza per la chiusura della libreria non pensi di creare un nuovo orto e mi ha detto di no. Ha ripreso l’attività di editore, mettendoci tutto l’impegno e l’ardore per Milano.

Franco Presicci

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