OMAGGIO ALLA MEMORIA DEI CADUTI DEL 9 SETTEMBRE 1943 (SECONDA GUERRA MONDIALE)

di Matilde Maisto

CANCELLO ED ARNONE – Non esiste un momento particolare per ricordare e rendere omaggio ai nostri caduti che il 9 settembre 1943 diedero la vita alla loro Patria.

Ma in occasione del nuovo libro scritto dall’ex Magistrato cremonese Francesco Nuzzo, originario di Cancello ed Arnone, archivista di Stato e autore di scritti giuridici e  di storia del diritto, non possiamo non ricordare la sua nuova pubblicazione che si intitola ‘Bombardamento di Cancello Arnone (9 settembre 1943)’, e approfondisce, grazie a studi, testimonianze e documenti, i gravi eventi che colpirono la comunità di Cancello Arnone, comune della provincia di Caserta, al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Ebbene a seguito di quanto sopra è stato facile per me ricordare gli eventi luttuosi che avvennero in quella fatidica mattinata del 9 settembre 1943. In effetti intento ricordare quella famosa e luttuosa giornata per glorificare i nostri martiri di una guerra ingiusta I bambini, le donne, gli uomini che impreziosirono, il 9 settembre 1943, con la loro fede operosa la città di Cancello ed Arnone.
Dalla rassegna di testimonianze che, nel tempo si sono susseguite, si ha la percezione degli accadimenti di quel giorno.
Il piccolo centro rannodato attorno alla sua chiesa era in quella mattina in un clima di festa!!! Aleggiava un unico desiderio tra i nostri concittadini, condividere in preghiera un ringraziamento per la fine di una guerra tormentata e sanguinaria che tanto terrore aveva seminato.
La comunità si raccolse verso le ore 10,30, per la S: Messa domenicale, nella Chiesa dedicata a Maria SS. delle Grazie, offrendo se stessa in olocausto, quasi ad espiazione di una resistenza passiva.
Ma il ringraziamento fu funestato, da lì a poco, da un bombardamento anglo-americano, intervenuto in risposta di un attacco proferito da una contraerei tedesca.
Le testimonianze raccontano di un tonfo assordante, una nuvola di fumo, e poi… Poi morte. Lo scenario desolante traspare in ogni ricordo, cumuli di macerie, distruzione di intere famiglie, di secolari sacrifici, di testimonianze dirette, di passati gloriosi e di memorie di vite vissute.
Presumo che quei caduti immolati sull’ altare sacrificale della comunità abbiano inciso con il loro sacrificio nelle coscienze di quanti si sono adoperati per la ricostruzione, stimolandone attivismo, solidarietà e laboriosità.
Ancora oggi c’è chi piange i suoi affetti, l’amico tenuto per mano, la madre, il fratello complici nell’ avvento alla salvezza, la lunga corsa verso la vita, spezzata, privata dall’ amore domestico, aperta ad un futuro difficile di sofferenze, di paure e di ricordi indelebili.
L’armistizio dell’8 settembre fu accolto con gli onori della festa della libertà, tuttavia lungi dall’ essere la soluzione dei mali patiti, fino ad allora, per una guerra pretestuosa ed ingiusta, segnò l’inizio di efferatezze naziste nei confronti di una popolazione inerme accusata di tradimento.
Io, figlia di una generazione che ha conosciuto la guerra che ha sentito spesso raccontare ansie, speranze, tormenti, il rumore assordante delle bombe, raccolgo con onore il monito dei miei genitori e mi spingo affinché il ricordo degli eventi bellici, sublimato dalla esperienza di questo popolo, costituisca vigile garanzia della dignità della persona umana.
Mai più odio! Sì al progresso, alla giustizia, alla pace. ”

UNA PAGINA DI STORIA

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ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

Salvatore Quasimodo
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La lirica del 1946, tratta dalla raccolta “Giorno dopo giorno”, documenta l’incontro della poetica ermetica con i temi resistenziali ed il tentativo di Quasimodo di creare una poesia impegnata, aperta alle fortissime suggestioni morali ed emotive di avvenimenti tanto tragici. Lo spunto è offerto dal salmo biblico della cattività babilonese (<<Sospendemmo ai salici le nostre cetre.Come potremmo cantare il cantico del Signore in una terra straniera?>>), utilizzato per esprimere l’impossibilità della poesia (da qui ermetismo, ossia poesia chiusa ermeticamente) di fronte alle atrocità commesse dagli occupanti tedeschi durante la guerra.
La lirica si risolve in un lungo interrogativo, nel quale sono rappresentate tali atrocità <<i morti abbandonati nelle piazze>>, il <<lamento d’agnello dei fanciulli>>, l'<<urlo nero della madre>>, e in una frase conclusiva, in cui compaiono a simboleggiare la poesia le <<antiche cetre>> appese ai salici, oscillanti al <<triste vento>> dell’angoscia di quei giorni.
Il testo, molto suggestivo, può essere letto anche come dichiarazione di poetica: la sospensione della poesia durante gli anni dell’oppressione sembra significare la volontà di fare poesia diversa e nuova, ora che tale oppressione ha lasciato un’impronta incancellabile nella coscienza degli uomini.
Ho ricordato qui la bellissima poesia di Salvatore Quasimodo perché in modo realistico fa rivivere le atrocità vissute a Cancello ed Arnone in occasione del bombardamento del 9 settembre 1943.
Dunque la storia di un paese simile alla storia di una città, di una nazione, di un continente, del mondo!

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Avvenimenti che non si “Vogliono” più vivere, non si “Vogliono” più sentire in nessun angolo della terra, e, per questo, invochiamo a gran voce: PACE – PACE – PACE!

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