Piccole grandi illusioni! (don Franco Galeone)

1° gennaio

* Da oggi, l’Anno Nuovo comincia a muovere i primi passi e a godere il primo giorno della sua vita! La notte scorsa, invece, la gente ha salutato, chi con rammarico e chi con sollievo, l’Anno Vecchio, che ha portato, come tutti gli anni della vita, sorrisi e lacrime. Un saluto, l’ultimo, all’Anno Vecchio, che nessuno vuole più, e che buttiamo dalla finestra come un mobile tarlato o un piatto rotto. E pensare che un anno fa, tutti lo festeggiavamo con auguri e champagne! La storia si ripete ogni anno; cambiano solo i numeri; illusioni, attese e promesse all’inizio, e poi delusione, risentimento, funerale alla fine. Come il biblico capro espiatorio, mandiamo l’Anno Vecchio a morire nel deserto, carico di tutte le nostre maledizioni. Questi sentimenti volubili sono comuni fra noi uomini, sempre pronti a stare con il più forte, a scodinzolare ai piedi dell’ultimo venuto, invece di conservar¬ci «vergin di servo encomio e di codardo oltraggio».

* Non per paura ma per saggezza, alcuni sono soliti attendere il Nuovo Anno pregando. Se guardiamo al passato, dobbiamo fare una preghiera di ringraziamento; se guardiamo al futuro, dobbiamo fare una preghie¬ra di domanda. Io ringrazio Dio per i doni che mi ha dato nell’Anno Vecchio, e lo invoco perché nell’Anno Nuovo faccia un uso saggio del tempo. Non è sbagliato festeggiare il Capodanno. Alzare il bicchiere, scambiarsi auguri, sparare petardi… tutto questo fa parte dei segni che esprimono ringraziamento e speranza. Segni dai quali un cristia¬no non deve mai estraniarsi. Tuttavia è da stolti tentare di allontana¬re il significato vero della celebrazione di questa data convenzionale, che segna la fine e il principio di un anno, che scandisce i ritmi del tempo.

* Penso talvolta all’immagine della Terra che ruota nello spazio, e questa fantasia giunge a tale intensità da rivestire i tratti del leopardiano «pensiero dominante», terribile ma caro. Caro, perché sperimento la dimensione trascendente dell’uomo. Ma anche terribile, perché il tempo scivola leggero e implacabile. Ruit hora! Non è vero che il passato è sempre migliore o peggiore; l’ottimi¬sta è uno «stupido felice», il pessimista è uno «stupido infelice», ma l’uno e l’altro sono solo un incidente nel grande fiume del tempo. Sappiamo bene che il tempo non ci ha dato nulla, né in bene né in male, perché il tempo non esiste, è una formula matematica inventa¬ta per dividere e misurare la storia della vita. Il filosofo Kant – e mol¬to prima di lui il grande Agostino – ci ricorda che spazio e tempo non sono realtà oggettive (leges entis), non sono due recipienti esterni all’uomo nei quali sarebbero immerse le cose, ma semplicemente due leggi, due schemi del nostro intelletto (leges mentis), condizioni a priori di ogni conoscenza. Proprio per questo ringrazio Dio, il Signo¬re della storia, perché il tempo è una porzione che misura la mia vita, che segna un inizio e una fine alla mia avventura di uomo e figlio di Dio.

* Non facciamo bilanci. Se ricordiamo solo i fatti negativi, siamo degli ingrati. Abbiamo visto nascere, 365 giorni fa, questo Anno Vec¬chio e da poche ore l’abbiamo visto anche morire. Non a tutti è stato con¬cesso. Verrà poi un giorno, un anno di cui noi vedremo la sua nascita, ma lui vedrà la nostra morte; sarà quello il mio anno, la mia ora, il mio dies natalis. E il tempo che scivola, questo ci ricorda: siamo sulla ter¬ra per arredare il nostro cielo; viviamo nel tempo per costruirci l’e¬terno; facciamo tirocinio sulla terra di quanto faremo sempre in cie¬lo: stiamo imparando l’amore o l’odio, il perdono o la vendetta, l’e¬goismo o il servizio? Lo faremo sempre! Il tempo allora non è solo «denaro». È semplicemente sacro! E allora AUGURI e BUONA VITA!

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