QUALCHE NOTIZIA SULLA MIA REGINA PREFERITA “MARY STUART”

Davide Riccio – Maria Stuarda

(En ma Fin gît mon Commencement) – (In my end is my beginning) –(Nella mia fine è il mio principio)
Motto di Mary Stuart ricamato sulle sue vesti.

(Mary all’età di 9 anni, ritratto forse commissionato da Caterina De’ Medici, e ritratto di François Clouet.)

La biografia di Maria Stuarda è vasta, la sua storia è stata tra le più intrecciate, drammatiche e romantiche mai toccate in sorte a una regina. Esiste una quantità sterminata di libri che la riguardano a cui rimanderei volentieri, sorvolando, dato l’arduo compito di farne una sintesi in un capitoletto, quale mi accingo a scrivere. E’ però necessario affrontare tanta imponenza, condensarla in qualche modo o il resto della vicenda di Rizzio non sarà giustamente riconducibile e comprensibile. Un’operazione che sembra essere l’esatto contrario di quanto normalmente fatto finora, dove è semmai Rizzio a comparire in un capitolo delle biografie di Mary.

Originariamente gli Stewart, come dice il nome, erano stati maggiordomi (o siniscalchi) della famiglia regnante di Bretagna, poi gran maggiordomi dei sovrani di Scozia. La dinastia degli Stewart originò da Roberto II Bruce o De Brus. La famiglia Bruce (o De Brus) era una famiglia normanna che si stabilì in Inghilterra e successivamente in Scozia, dove divenne famosa. Roberto I, compagno di Guglielmo il Conquistatore, ricevette numerose terre nello Yorkshire. Il figlio Roberto II divenne conte di Annandale, nominato da re Davide I di Scozia. Roberto V acquisì diritti al trono di Scozia per i propri discendenti sposando Isabella, figlia del conte di Huntingdon e nipote di re Davide di Scozia. Roberto VIII fu il paladino dell’indipendenza scozzese, tanto da riuscire a salire al trono di Scozia nel 1306 col nome di Roberto I. La sua dinastia regnò sulla Scozia fino al 1371 con Davide II, che morì senza lasciare eredi. Il trono passò a Roberto II, figlio di Majorie Bruce e di Walter Stewart di Scozia, dando origine alla dinastia degli Stuardi.

Il papà di Mary, Giacomo V, morì il 14 dicembre 1542. Aveva trent’anni ed era moralmente e fisicamente prostrato, oltre che da quelle si dicevano essere state le sue molte e continue dissolutezze, a causa della cocente disfatta subita nella battaglia di Solway Moss da parte delle truppe inglesi guidate dallo zio Enrico VIII, le cui politiche predatorie vieppiù minacciavano la Scozia. Non vedeva più speranze nel suo futuro e nel futuro di Scozia. Giacomo V aveva ereditato una Scozia in bancarotta, dilaniata al suo interno tra la nobiltà voltagabbana e coloro che volevano troncare con la Chiesa di Roma sull’esempio dell’Inghilterra. Anche a causa della religione, era quello un momento molto turbolento della storia del paese. Per altro, nel 1543 rientrò in Scozia il più noto riformatore scozzese del momento, George Wishart, che propagandò in lungo e in largo la Riforma, da lui appresa nei suoi viaggi in Germania e a Ginevra.

Giacomo V rifiutò di unirsi a Enrico VIII contro la Chiesa Cattolica e si inimicò parte della nobiltà per la sua politica accentratrice. Cercò alleanza con la Francia sposando dapprima Madeleine, figlia di Francesco I re di Francia, la quale però morì a sedici anni dopo neanche tre mesi di soggiorno in Scozia. Giacomo V si sposò nuovamente con Maria di Guisa, anch’ella da poco rimasta vedova. Ambìta da molti, anche da Enrico VIII, Maria di Guisa era figlia di una ricca famiglia, quella di Claudio duca di Guisa e di Antonietta di Borbone. Re Francesco I le assegnò una cospicua dote. Caterina De’ Medici, nipote di Papa Clemente VII, divenne quindi suocera di Giacomo V. Giacomo V e Maria di Guisa ebbero due figli eredi diretti, morti però prematuramente: Giacomo, nel 1540, principe di Scozia morì a Holyrood a un anno di età nel 1541, a pochi giorni di distanza dal neonato Roberto duca di Albany, vissuto invece solo due giorni.

Mary Stuart nacque l’8 dicembre del 1542. Era il giorno in cui si festeggiava la Vergine Maria, e questo sembrò essere di buon auspicio per la piccola principessa, ma non bastò per suo padre. Nel ricevere notizia della nascita di una femmina, si è detto che egli pronunciasse le seguenti parole: “Woe is me. My dynasty came with a lass. It will go with a lass”. (“Maledetto me! Il mio regno venne da una ragazza. Se ne andrà con una ragazza”).

Mary fu incoronata Regina il 9 settembre 1543, all’età di nove mesi. Il padre, Giacomo V morì pochi mesi dopo. Data la tenera età della regina, reggenti di Scozia saranno dapprima il cugino James Hamilton, conte di Arran (1542 – 1554), poi la madre Mary di Guisa (1554 – 1560). Venne da subito stipulato un trattato con Enrico VIII in cui Edoardo, figlio a lungo atteso e prezioso di Enrico VIII, avrebbe un dì sposato Mary. Ma Enrico VIII divenne sempre più dispotico e volubile nei suo i tardi anni di vita e continuò a mandare il suo esercito in Scozia. Nel 1546, Enrico VIII, incoraggiò inoltre l’assassinio del cardinale David Beaton, che inneggiava da tempo alla guerra santa contro l’Inghilterra riformata, adducendo il motivo che questa era sotto l’interdetto papale. Gli scozzesi decisero allora di boicottare la proposta di matrimonio tra eredi di Inghilterra e Scozia e nel luglio del 1548 mandarono Mary in Francia, all’età di cinque anni. Il parlamento scozzese diede il suo consenso alle nozze di Mary con Francesco II, erede di Enrico II, re di Francia. Mary si imbarcò a Dumbarton Castle per recarsi in Francia evitando le navi inglesi che controllavano la Manica. Mary, come si evidenzia in tutte le fonti storiche, era una bambina eccezionalmente amabile, intelligente, piena di vitalità e molto graziosa. Si disse che non era possibile sperare di più da una principessa sulla faccia della terra.

Quando Mary lasciò la Scozia, ella viaggiò con i figli della nobiltà scozzese, tra i quali v’erano le celebri “Quattro Marie” (Mary Fleming, Mary Seton, Mary Beaton and Mary Livingstone), che crebbero con lei e che resteranno al suo fianco fino alla fine, nei giorni di prigionia e dell’esecuzione capitale. Il gruppo arrivò in Francia nell’agosto del 1548.

Mary fu regalmente accolta in Francia da re Enrico II. Di lei disse che era la bambina più splendida che avesse mai visto. A sedici anni Mary sposò il giovane Francesco, che fu però colpito da un’infezione a un orecchio e non superò la malattia, morendo a meno di un anno dall’incoronazione, nel 1560. Maria dovette quindi tornare in Scozia, dove si trovò coinvolta nel problema della successione al trono d’Inghilterra che, alla morte di Maria la Cattolica nel 1558, era andato a Elisabetta, considerata dai cattolici figlia illegittima di Enrico VIII. Diretta e legittima erede di Maria, secondo i giuristi francesi, doveva essere invece ritenuta Mary Stuart.

Alla morte di Maria I Tudor, Mary, disconoscendo dunque Elisabetta I, avanzò i propri diritti anche sul trono di Inghilterra. Ciò costò l’odio di Elisabetta Tudor verso Mary. Alla morte di Francesco II, Mary Stuart, riprese dunque nel 1561 la via per il suo regno. Ella trovò una situazione confusa, agitata e una Scozia ostile alla sua religione cattolica e molto più propensa a unirsi e fondersi nel regno d’Inghilterra. La predicazione calvinista di John Knox aveva fatto molti proseliti nel popolo di Scozia e Mary non ebbe la capacità o la forza di affrontare il problema con la necessaria subitanea fermezza. Nel 1565, aiutata da David Rizzio, sposò Lord Henry Darnley, un suo cugino di quarto grado, pronipote di Enrico VII, capo dei cattolici inglesi. Questo matrimonio provocò una diretta opposizione dei protestanti scozzesi, fomentati da Elisabetta, con a capo il conte di Moray. A causa dei conflitti creatisi, Moray ed altri nobili furono costretti all’esilio.

Mary ebbe da Darnley un figlio, Giacomo VI di Scozia, poi incoronato Giacomo I di Inghilterra. Darnley si rivelò presto una delusione per Mary, da ogni punto di vista, come marito e come regnante, al punto da trovarsi costretta a togliergli gradualmente e poi del tutto ogni ruolo e diritto regale e coniugale. Il musico David Rizzio divenne il segretario particolare di Mary, nonché il suo più intimo e fidato amico e consigliere; si vociferò anche che lui e la regina fossero amanti. I sempre più stretti legami tra Mary e il suo segretario avevano iniziato a destare accesa e profonda ostilità nei nobili protestanti, alla cui testa si mise lo stesso Darnley fino all’assassinio di Rizzio nel 1566. Mary, rimasta sola in quella situazione sempre più difficile e a lei ostile, trovò nel conte Bothwell, energico e audace soldato, l’uomo in grado di difenderla. In un complotto successivamente ordito da Bothwell nel 1567, di cui si dice sia difficile credere che Maria fosse totalmente all’oscuro, il conte di Darnley venne assassinato nel febbraio 1567. Maria, pochi mesi dopo, sposò il conte di Bothwell, creando con ciò ulteriore scontento nella popolazione e nei nobili, sia tra i cattolici che tra i protestanti, uniti nella condanna morale dell’assassinio di Darnley. Nell’estate del 1567 gli aristocratici scozzesi di fede protestante costrinsero Mary ad abdicare a favore di suo figlio, Giacomo VI, che aveva allora quattordici mesi. Bothwell, a difesa di Mary, fu sconfitto nella battaglia di Carberry Hill. Mary fu fatta prigioniera e portata nel castello di Lochleven.

Quest’aperta ribellione di nobili nei riguardi della sovrana non poteva trovare consensi popolari, sicché l’unica soluzione sarebbe stata quella di portare la regina Mary all’abdicazione, la quale si rese indispensabile quando vennero infine scoperte le prove della sua complicità nell’assassinio di Darnley. Abbandonata così da tutti, cattolici e protestanti, dal popolo e dai potenti, perfino dal papa, dalla Francia e dalla Spagna, e ciò anche per aver sposato lord Bothwell secondo il rito protestante, Mary fu imprigionata. Lei, come risposta, trovato aiuto nella famiglia dei nobili Hamilton, raccolse un esercito per ritornare sul trono ma venne sconfitta a Langside.

Mary venne tenuta prigioniera da Elisabetta per 18 anni, durante i quali la sua notevole bellezza e la sua gioventù se ne andarono miseramente. Suo figlio, da cui fu quasi subito separata, crebbe altrove, lontano. Giacomo la odiava, la rinnegò, ritenendo che la morte del padre fosse da imputarsi alle congiure di lei.

Nel 1586 Maria Stuarda venne fatta partecipe della congiura di Babington per assassinare Elisabetta. A tale progetto Maria dette il suo consenso preoccupandosi principalmente di venire liberata prima che al castello giungesse notizia della morte di Elisabetta dato che, per troncare le sue pretese dinastiche, i carcerieri avrebbero potuto sopprimerla a titolo cautelativo. Ma le lettere che ella scambiava con i congiurati venivano intercettate e decrittate grazie al doppio gioco del suo corriere, Gilbert Gifford, un falso filocattolico. Gifford, prima di portare le lettere ai destinatari, il cui capo era Anthony Babington, le forniva in visione a sir Francis Walsingham, segretario di Stato che, a sua volta, si avvaleva di Thomas Phelippes, un abilissimo decrittatore. I congiurati vennero presi e, al suono delle campane in festa, furono tagliuzzati, castrati, sbudellati vivi e infine squartati. Maria fu processata il 15 ottobre 1587. Ella provò a negare la sua partecipazione alla congiura contro Elisabetta, ma le sue lettere decrittate deposero a sfavore. Fu condannata e decapitata l’8 febbraio 1587, all’età di 44 anni. Le sue ultime parole furono “In manus tuas Domine”.

(L’esecuzione di Mary Stuart di Robert Herdman.)

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Davide Riccio
Davide Riccio è nato nel 1966 a Torino, dove si è diplomato operatore turistico e in seguito educatore professionale. Qui vive svolgendo dal 1986 la professione di educatore in ambito psichiatrico e socio-assistenziale. Polistrumentista compositore e cantante autore di genere eclettico, ama da sempre ricercare e sperimentare ogni linguaggio musicale e strumenti di ogni sorta. Ha suonato e inciso dischi fin dagli anni ’80. Dal 1979 a oggi la sua musica è stata incisa su vinile e raccolta in oltre quaranta cd (ristampati dal 2007 per la propria label Unamusica). Ha collaborato con molti musicisti italiani e internazionali. Ha scritto poesie e racconti, che ha pubblicato su antologie e riviste sparse dal 1983 ad oggi. Numerosi i siti internet che ospitano i suoi lavori. Ha scritto il romanzo “La banca dei Reincarnati”, la biografia “Il Musico” sull’omonimo Davide Riccio (Torino 1533-Edimburgo 1566), pubblicato le raccolte di poesie “Le occasioni perdute” (audiolibro-1997), “Povertissement” con prefazione di Sandro Gros-Pietro (Genesi editrice, 2006), “Sversi” (Libellula ed., 2008). Dal 1998 è stato inquirente ufologo, copywriter in pubblicità per una nota agenzia milanese e giornalista (La Val Susa, Torino Sera, Oblò di Livorno, numerose e-zines) occupandosi di cultura in genere e divulgazione. Attualmente si occupa prevalentemente di musica e interviste musicali.

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