Resoconto dell’incontro di Letteratitudini del mese di Gennaio 2015

Cancello ed Arnone (Matilde Maisto) – Il brutto tempo ha fatto registrare un cambio di programma alla serata di Letteratitudini del mese di Gennaio 2015. Infatti è stato impossibile avere la presenza del professore Aldo Cervo che era stato indicato come il relatore della serata, e di conseguenza anche il tema da lui proposto “Ulisse e Polifemo, intelligenza e forza bruta a confronto” è stato rinviato al prossimo mese di Febbraio.
Di comune accordo con gli altri membri del gruppo si è pensato di ritornare nuovamente all’Iliade e di affrontare una parte del Libro Sesto, esattamente il colloquio di Ettore e Andromaca.
Un incontro dolcissimo e molto toccante che ha fortemente coinvolto tutti i partecipanti alla serata. Qui di seguito riportiamo per sommi capi un sunto dell’incontro:
Ettore, il capo dei Troiani, dopo essersi recato da Paride per incitarlo alla battaglia, al ritorno a casa non trova più Andromaca, sua moglie; le schiave lo informano che la donna, spaventata per la sorte del marito, è corsa con il figlio sulle mura di Ilio. L’eroe si precipita fuori di casa per raggiungerla. Vedutolo, Andromaca gli corre incontro con l’ancella che tiene in braccio il piccolo Astianatte. La moglie in lacrime supplica Ettore di abbandonare la battaglia per non morire lasciando lei e il figlio soli: «Infelice, la tua forza sarà la tua rovina; non hai pietà del figlio ancora bambino e di me, sventurata, che presto rimarrò vedova perché gli Achei ti uccideranno?». Ettore, consapevole del suo ruolo di marito e padre, ma anche del disonore che procurerebbe, disertando la battaglia, a sé e ai Troiani (i Teucri) così replica alla moglie: Donna, anch’io, sì, penso a tutto questo; ma ho troppo rossore dei Teucri, delle Troiane dal lungo peplo, se resto come un vile lontano dalla guerra. Né lo vuole il mio cuore, perché ho appreso ad esser forte sempre, a combattere in mezzo ai primi Troiani, al padre procurando grande gloria e a me stesso. Io lo so bene questo dentro l’anima e il cuore: giorno verrà che Ilio sacra perisca, e Priamo, e la gente di Priamo-buona lancia, ma non tanto dolore io ne avrò per i Teucri, non per la stessa Ecuba, non per il sire Priamo, e non per i fratelli, che molti e gagliardi cadranno nella polvere per mano dei nemici, quanto per te, che qualche Acheo dal chitone di bronzo ti trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti, allora, vivendo in Argo, dovrai per altra tessere tela,,e portar acqua di Messeide o Iperea, costretta a tutto, grave destino sarà su di te. E dirà qualcuno che ti vedrà lacrimosa: ‘Ecco la sposa di Ettore, che era il più forte a combattere fra i Troiani domatori di cavalli, quando lottavan per Ilio!’ Così dirà allora qualcuno, sarà strazio nuovo per te,,priva dell’uomo che schiavo giorno avrebbe potuto tenerti lontano. Morto però m’imprigioni la terra su me riversata, prima ch’io le tue grida, il tuo rapimento conosca!» E dicendo così, tese al figlio le braccia Ettore illustre: ma indietro il bambino, sul petto della bàlia dalla bella cintura si piegò con un grido, atterrìto all’aspetto del padre, spaventato dal bronzo e dal cimiero chiomato, che vedeva ondeggiare terribile in cima all’elmo. Sorrise il caro padre e la nobile madre, e subito Ettore illustre si tolse l’elmo di testa, e lo posò scintillante per terra; e poi baciò il caro figlio, lo sollevò fra le braccia e disse, supplicando a Zeus e agli altri numi: ‘Zeus, e voi numi tutti, fate che cresca questo mio figlio, così com’io sono, distinto fra i Teucri, così gagliardo di forze, e regni su Ilio sovrano; e un giorno dirà qualcuno: È molto più forte del padre! Quando verrà dalla lotta. Porti egli le spoglie cruente del nemico abbattuto, goda in cuore la madre!’
Un incontro direi quasi improvvisato quello di venerdì 30, ma come sempre riuscitissimo e molto vivace.

A cura di Matilde Maisto

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