Riflessione al Vangelo di Domenica 17 Ottobre 2021 a cura di Don Franco Galeone

XXIX Domenica del TO (B) – 17 ottobre 2021

SIAMO SALVATI DA GESÙ, CROCIFISSO E RISORTO!

Prima lettura: Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce (Is 53,2). Seconda lettura: Accostiamoci con fiducia al trono della grazia (Eb 4,14). Terza lettura: Chi vuol essere il primo, sarà il servo di tutti (Mc 10,35).

Potere di più per servire di più

  1. Domenica scorsa una riflessione sul denaro, questa domenica una riflessione sul potere. Anche il potere, come il denaro, non è necessariamente cattivo; Dio stesso è definito l’onnipotente, e il salmo 62 dice che a Dio appartiene il potere. L’uomo, però, può abusare del potere, lo trasforma in dominio sugli altri, e Dio, per correggere le nostre cattive idee, i nostri comportamenti violenti, si è spogliato della sua onnipotenza e si è rivestito di impotenza “assumendo la forma di servo”. In questo modo Gesù ci rivela nella croce l’onnipotenza della impotenza. Attenzione, però, a non parlare del potere in termini classisti! Non sono solo i tiranni e i dittatori a sedere al banco degli accusati, ma tutti noi; il potere ha infatti infinite manifestazioni, entra dappertutto come quella finissima sabbia del deserto. Se non comprendiamo questo, saremo sempre pronti a battere le nostre colpe ma sul petto degli altri; è facile denunciare le colpe collettive o passate, difficile quelle presenti e personali. Il Vangelo propone una via di uscita: il servizio, cioè trasformare il potere in servizio; il potere conferisce autorità, ma il servizio conferisce qualcosa di più: autorevolezza.

Non sapete che cosa chiedete!

  • Quando Marco scrive questo brano le cose erano cambiate: Giacomo ha già dato la vita per Cristo, morto martire a Gerusalemme (At 12,2) e Giovanni si sta dedicando generosamente a diffondere il Vangelo. Ecco perché Luca evita di raccontare l’episodio poco edificante, e Matteo lo modifica (Mt 20,20) … ma la vicenda si è svolta come la racconta Marco. Gesù è in cammino verso Gerusalemme; precede i suoi discepoli ed essi lo seguono timorosi perché i loro pensieri sono opposti a quelli di Gesù. Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, vanno da Gesù e gli dicono: “Noi vogliamo (θέλομεν/thèlomen)”. Proprio+così: non domandano “per favore” ma esigono! Gli apostoli Giovanni e Giacomo avevano chiesto di sedere uno alla destra e uno alla sinistra di Gesù, suscitando lo sdegno degli altri apostoli. I due discepoli si preoccupavano di arrivare prima degli altri. Particolare importante: i primi posti tante volte sono prenotati, meglio, rubati proprio da gente religiosa. “Non sapete che cosa chiedete!” (Mc 10,38). Dobbiamo ricordarlo nelle nostre preghiere, noi che pretendiamo di far firmare a Dio un assegno in bianco. Guai se Dio si prestasse sempre ai nostri desideri!

Tra voi non è così

  • Chi vuole diventare grande nella comunità, deve farsi servo. È qui tratteggiato un progetto di comunità, e per farlo comprendere bene agli apostoli, Gesù fa riferimento al mondo politico e militare; ebbene, gli apostoli devono fare esattamente l’opposto: “Tra voi non è così”. Osserva bene J. Delorme che il verbo è un indicativo presente, cioè non si tratta di un augurio e nemmeno di un comando, ma è un presente costituzionale, cioè il primo articolo della costituzione cristiana deve recitare così: “Ognuno è il servo di tutti”. E dopo avere presentato il modello da non imitare (i capi, i notabili, i potenti), Gesù presenta se stesso quale ideale cui riferirsi: Gesù ha il potere in quanto è servo, la gloria in quanto si è abbassato, la regalità in quanto è il crocifisso. E non deve sfuggire il particolare che i tre annunci della sua passione si chiudono con il verbo “servire”; la strada della croce non è un soffrire ma è prima di tutto un servire; dare la vita rappresenta il punto più alto raggiunto da Gesù in favore degli uomini.

L’autorità nella chiesa

  • Il primo scisma nella chiesa è avvenuto sotto gli occhi di Gesù: due discepoli contro dieci e dieci contro due (Mc 10,35). Lo scontro non avviene per motivi teologici ma per mania di potere. Da quel primo scontro sono avvenuti poi tanti altri conflitti, sempre per ragioni meschine. Menschliche, allzumenschliche! La mentalità del mondo si è infiltrata subito anche nella chiesa, già presente Gesù. La tiara, la celebre corona, era il simbolo di questa onnipotenza papale. Resta incerta la sua origine: nel XIII secolo era costituita da una sola corona, nel secolo seguente divennero due, alcuni decenni dopo divennero tre (il triregno). Le tre corone sovrapposte della tiara papale indicavano il triplice potere del pontefice: Padre dei principi e dei re, Rettore del mondo, Vicario di Cristo in Terra. L’ultima incoronazione papale con imposizione della tiara fu nel 1963 con papa Paolo VI: messa in vendita, fu acquistata dal cardinale Spellman, per le missioni africane. Deo gratias!

Regnavit a ligno Deus!

La novità è che Gesù non si limita ad enunciare un precetto astratto ma ne dà per primo l’esempio; comincia prima a fare e poi ad insegnare. Quello di Gesù non è l’impersonale moralismo di un qualsiasi saggio, ma gronda esistenza, è amore in atto, le cui espressioni più suggestive sono la lavanda dei piedi e la croce sul Calvario. Da qui l’efficacia eterna del suo messaggio. Perciò il “servizio” è uno dei criteri sui quali il cristiano è chiamato a verificarsi: poco servizio = poco amore, poco Vangelo, poco cristianesimo. Quanti cosiddetti cristiani, al centro come in periferia, seguono Gesù per carriera, per successo, per professione, per guarigioni … La vanità non ha né colore né sapore, è uguale in ogni ambiente politico e militare, religioso e togato, maschile e femminile; quante fatiche per guadagnare mezzo metro di precedenza, un grado in più, un nastrino, una stelletta, una patacca, un titolo …. Noi italiani, così pare, siamo particolarmente predisposti alla megalomania; la vanità è nel nostro DNA, iscritta nel nostro corredo genetico. Già lo notava lo storico meridionalista S. Jacini nel lontano 1800: “Il vero nemico dell’Italia è la nostra colossale ignoranza, le moltitudini analfabete, i burocratimacchine, i professori ignoranti, i politici bambini, i diplomatici impossibili, i generali incapaci, l’operaio inesperto, l’agricoltore patriarcale, la retorica che ci rode le ossa”. Oggi le cose non sono cambiate! Altro che popolo di santi, di navigatori, di artisti! Ogni autorità deve imitare quella del Cristo; il primato del papa è un primato di funzione, di servizio, di esemplarità. Il titolo più bello con cui i papi abbiano firmato i loro documenti è “servus servorum Dei!”. Non andiamo, quindi, a caccia di onori; non aspettiamoci riconoscenza; non contiamo sul successo. Cristo ha trionfato attraverso il fallimento, il tradimento, la morte: “Regnavit a ligno Deus”. Non lanciamo anche noi la sfida: “Scendi dalla croce, finiscila di restare lì, immobile, inefficace, impotente!”. Cristo, proprio restando in croce, rivela la sua infinita potenza di amore e di speranza. Buona vita!

השּׁרשים הקּדשים Le Sante Radici

Per contatti: francescogaleone@libero.it

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