Riflessione sul Vangelo di Domenica 4 Luglio 2021 a cura di Don Franco Galeone

Domenica XIV del T.O. (B) – 4 luglio 2021

L’incredulità caratterizza i credenti autosufficienti!

Prima lettura: Un profeta si trova in mezzo a loro (Ez 2,2). Seconda lettura: Ti basta la mia grazia! (2Cor 12,7). Terza lettura: Un profeta è disprezzato solo tra i suoi! (Mc 6,1).

         Prima lettura

  1. Ezechiele doveva avere circa 30 anni quando fu deportato a Babilonia, assieme all’ultimo della famiglia di Davide, Sedecia; conquistata Gerusalemme, Nabuco-donosor aveva lasciato nel paese solo la gente povera (2Re 24). A questi esiliati fu inviato Ezechiele ad annunciare un messaggio poco gradito: agli ebrei che sognavano un veloce ritorno in patria, Ezechiele annuncia che l’esilio sarà lungo. Anche Geremia li esortava così: “Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene, prendete moglie e fate figli” (Ger 29,5). Nel brano di oggi abbiamo una bella descrizione della missione del profeta. Mentre è prostrato a terra, Ezechiele sente una voce: “Alzati, ti voglio parlare!” (Ez 3,1). Era figlio di Busi, sacerdote del tempio, quindi un nobile, ma viene chiamato figlio d’uomo, un nome nuovo, a ricordare che il profeta non è uno dotato di poteri straordinari, ma un semplice uomo con le sue debolezze mentali e psichiche. Difatti Ezechiele alternava momenti di esaltazione a momenti di depressione, fino a chiudersi in prolungati mutismi. Parlava bene, questo sì, e la gente lo ascoltava con piacere perché la sua parola era come una canzone d’amore (Ez 33,32).

Il cambiamento dopo il battesimo

  • Dopo il battesimo, in Gesù avviene un cambiamento radicale di vita! Gesù era un altro uomo ma nessuno riusciva a spiegarsi che cosa gli fosse successo. Dal racconto di Marco, sappiamo che tutto iniziò con il battesimo. Da quel momento Gesù fu diverso. Quel modesto paesano operaio, da signor nessuno, era diventato signor qualcuno discusso, persino inquietante. Leggendo i vangeli, risulta evidente che Gesù, prima del battesimo, visse come uno sconosciuto, un giudeo come tanti. Nessuno gli faceva caso, né si vide in lui qualcosa di eccezionale. Ecco perché, quando Gesù tornò a Nazaret, i concittadini rimasero stupiti (Mc 6,2; Mt 13,55), come anche i suoi genitori (Mc 3,21). In che cosa Gesù cambiò vita? Stando ai vangeli, Gesù cambiò per il fatto che lasciò la sua casa, il suo lavoro, e riunì attorno a sé un gruppo di persone chiamate discepoli (Mc 3,7; Mt 5,1; Lc 6,20) o anche apostoli (Mt 10,2); di quel gruppo facevano parte anche molte donne, alcune vittime di malattie e demòni (Lc 8,2), cosa molto negativa in quel tempo! Con questo gruppo Gesù andava per villaggi e città annunciando la venuta del regno (Mt 4,23; Lc 8,1); guariva i malati, affascinava il popolo, si interessava dei poveri. È evidente che se all’improvviso l’umile falegname di un villaggio sperduto, che non ha mai studiato né ricevuto alcuna preparazione, si mette a insegnare cose che stupiscono la gente, e in più guarisce malati e rende felici molti sventurati, questo deve risultare sorprendente e pochi sono in grado di darne una spiegazione razionale. Ebbene, i familiari più vicini di Gesù, cioè sua madre e i suoi fratelli, quando si resero conto di quello che stava succedendo, dicevano che aveva perduto la testa (Mc 3,21; Gv 10,20).

Dalla Casa d’Israele …

  • I suoi compaesani non riuscivano ad accettare che un semplice artigiano (τέκτων/tèkton), potesse diventare un genio. Perciò “si scandalizzavano di lui. Certamente perché, allora come adesso, la gente è convinta che lasciare un lavoro, con cui ci si guadagna da vivere, per dedicarsi a qualcosa che è a vantaggio degli altri, è una trappola (σκάνδαλον/skàndalon) o un motivo di rovina. In definitiva, c’è troppa gente che si turba, si stupisce e addirittura si scandalizza che ci siano persone che, invece di adempiere ai loro doveri di sempre, si dedicano a rendere più felice la vita degli altri. L’adempimento silenzioso del dovere di tutti i giorni è indice di persona compita e onesta. Dedicarsi a rendere felici gli altri è spesso (per quanto strano possa sembrare!) motivo di scandalo. Comunque sia, la visita di Gesù al suo paese fu un disastro. In quell’occasione Gesù dovette sentirsi così deluso che ricordò ai suoi compaesani un proverbio: “Un profeta è disprezzato solo nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua!” (Mc 6,4). Gesù si sentì incompreso, anzi, disprezzato anche dai suoi parenti. Ma non pronunciò minacce o invettive contro i paesani, come si racconta invece di Scipione l’Africano, lasciando Roma: “Ingrata patria, non avrai le mie ossa!”.

 … alla Casa dell’uomo

  • Il problema scoppia quando di sabato comincia a insegnare nella sinagoga (v.2). Importante: finché egli rimane in casa, dentro gli schemi tradizionali, nessuno lo contesta. Gesù è cresciuto in una famiglia dai solidi principi religiosi, appartiene al popolo eletto, che nella Bibbia è chiamato per 119 volte Casa d’Israele. Ora Gesù mostra insofferenza, la Casa d’Israele gli sta stretta, la vuole aperta a tutti, soprattutto agli ultimi. Gesù li invita ad entrare in una nuova casa, in una nuova famiglia. Ma i paesani lo contestano: che garanzie può offrire il falegname, figlio di Maria, che per 30 anni ha solo aggiustato porte e raddrizzato chiodi? Meglio non fidarsi. Le sue novità sono pericolose! Notare che non chiamano Gesù con il suo nome, ma lo identificano con il mestiere che ha esercitato (falegname) e – stranamente – fanno un riferimento alla madre, che ha una valenza negativa: nella tradizione ebraica era il padre che contava!

“Il figlio di Maria”

  • Marco dice che “Gesù venne nella sua patria”, evita di parlare di Nazaret, perché il caso non è relegato solo al Nazaret, ma si estende a tutta la nazione di Israele. Gesù, “giunto il sabato si mise a insegnare nella sinagoga”; è la seconda volta. La prima volta a Cafarnao l’esito era stato positivo: “Questo sì che ha autorità, non come i nostri scribi!” (Mc 1,21). Ma Gesù aveva gettato discredito sui teologi ufficiali, sugli scribi, che erano passati al contrattacco, avevano messo in guardia la gente: “Attenti a questo Gesù, perché è vero che vi guarisce, ma per opera di Beelzebùl, il principe dei demòni” (Mt 12,24). Evitano di nominare Gesù, si riferiscono a lui con profondo disprezzo: “Non è costui” – quindi evitano di pronunciare il nome e poi passano all’offesa, lo chiamano – “il figlio di Maria?”. Un figlio, nel mondo palestinese, veniva sempre chiamato con il nome del padre, anche quando il padre era defunto; il figlio conservava sempre il nome del padre. Quindi avrebbero dovuto dire “non è il figlio di Giuseppe?”. Dire che qualcuno è il figlio di una donna significa che la paternità è dubbia e incerta! Quando le autorità religiose perdono clienti (e soldi!), dicono che Gesù opera per azione del demònio. È il destino dei profeti! In nome del Dio del passato le autorità religiose non riconoscono mai un Dio che si manifesta nel presente. Quelli che si erano posti come rappresentanti di Dio sono quelli che impediscono la conoscenza di Dio al popolo.

Gesù è stato rifiutato!

  • Nel brano di vangelo ascoltato, il verbo-chiave è “si scandalizzavano”. Perché i suoi paesani si scandalizzano e rifiutano Gesù? I motivi sono tanti. Anzitutto Gesù non ha alle spalle nessuna carriera accademica, non è un laureato né un teologato, non appartiene a un ceto importante, non ha una genealogia prestigiosa. Lo stesso nome ‘Gesù’ era molto comune in Israele. Per quanto riguarda il suo paese, basta la bruciante domanda di Natanaele registrata nel vangelo: “Da Nazaret, cosa può venire di buono?” (Gv 1,46). Il suo lavoro, espresso con il greco τέκτων/tèkton, poteva essere quello del carpentiere, del manovale, del fabbro. Un lavoro per nulla prestigioso! Ma le critiche più acide riguardano i membri della sua famiglia, elencati con provocante precisione. Anzitutto la madre Maria: “figlio di Maria” ha tutto il sapore di certi soprannomi tipici nei paesi, ove tutti si riconoscono attraverso i genitori. La famiglia di Gesù è molto modesta, non gode di particolare importanza a Nazaret. Anzi, secondo il capitolo 3, i più ostili a Gesù sono proprio i suoi parenti, che quasi si vergognano di lui, lo credono un pazzo esaltato! Curiosa anche l’assenza di riferimento al padre Giuseppe, forse già morto. Gesù davvero è stato uno di noi, è venuto tra i suoi, di ieri e di oggi, ma non viene riconosciuto!

Gesù scompone l’ordine (o il disordine!) sociale

7) Gesù è uno che ancora oggi disturba il nostro vivere. Nella sua chiesa dominano le leggi che noi conosciamo bene; sono le leggi selettive che discriminano il buono dal cattivo, il vero dal falso. È  questa la casa che noi abitiamo, e quanto abbiamo faticato per entrarci, per avere titoli di studio in regola, per essere persone amate, ricercate, per fare carriera. E come ci sta a cuore la benevolenza dei superiori! Ora, Gesù scompone tutto questo; ecco perché c’è una fatalità nella persecuzione. Raramente i profeti sono efficaci; è efficace un leader politico, un condottiero militare, uno scienziato, un banchiere. Il profeta non è efficace, perché dice cose che sono profondamente vere, ma anche profondamente false per l’ideologia dominante. Sono però anche vere per i semplici e gli ultimi, e perciò un vero profeta non muore mai; anche il sistema dominante alla fine è costretto a riconoscerlo e, dopo averlo ucciso, gli costruisce anche un monumento. È capitato, e i nomi sono tanti! Potremmo raccontare la storia, e dimostrare che molti profeti nella chiesa sono stati perseguitati, e a qualcuno non è ancora stata resa giustizia! Buona vita!

Parabole di Gesù per l’uomo di oggi.

Un giorno, in una sinagoga, arrivò un messaggio direttamente dal profeta Elia: «Questa sera verrò a farvi visita. Il vostro Elia». Il rabbino si affrettò ad annunciarlo a tutti e la gente arrivò in massa per vederlo. Tutti si aspettavano dal profeta Elia una bella predica, ma egli si limitò a sorridere al momento delle presentazioni e disse semplicemente: «Buonasera!». Erano tutti disposti a ospitarlo per la notte, soprattutto il rabbino, ma egli rifiutò gentilmente l’invito e disse che avrebbe trascorso la notte in sinagoga. Cosa che tutti approvarono. Egli se ne andò senza far rumore l’indomani mattina presto, prima che venissero aperte le porte della sinagoga. Quando tornarono, il rabbino e gli altri scoprirono che la sinagoga era stata oggetto di atti vandalici. Dappertutto sulle pareti era scarabocchiata una parola. Sempre la stessa: Attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione…»

Morale. Non si gioca con Gesù di Nazaret. Quindi: Attenzione, attenzione, attenzione, attenzione, attenzione! (dai racconti di Bruno Ferrero)

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