RIPARTIRE CON LA CULTURA

 Viaggio nei luoghi della memoria e dell’arte di Terra di Lavoro

Prima tappa

Salviamo l’Archivio di Stato di Caserta

L’allarme che abbiamo lanciato da tempo come Comitato per il futuro del nostro archivio di stato oggi rimane di grande attualità, nonostante le assicurazioni che ci sono state fornite dalla direzione Nazionale Archivi Mibact – e dallo stesso nuovo direttore della sede di Caserta (al quale abbiamo augurato il benvenuto). Infatti, lo stato dell’arte appare sempre più preoccupante, per certi versi scandaloso per la superficialità e l’incompetenza degli organi che finora hanno gestito il processo di delocalizzazione in una nuova sede. Sembrava cha la soluzione di trasferimento nei prestigiosi spazi del Palazzo Reale poteva essere la più idonea. Invece, si è rivelata una vero e proprio disastro.

Dopo una attenta verifica ad oggi risulta che l’Archivio non è accessibile né può essere fruibile per studiosi e cittadini, in quanto le sale dell’ex aeronautica messe a disposizione non sono a norma e richiedono interventi strutturali di manutenzione. Sembra che i lavori siano stati appaltati ed iniziati, con un cronogramma di consegna al committente entro fine marzo 2019. Fino a quella data sarà quasi impossibile consultare i documenti.

Ma la beffa non finisce qui. Siccome il deposito della sede del palazzo di via dei Bersaglieri è risultato a rischio, è stata definita una soluzione cosiddetta ponte per tutelare l’integrità del ricco patrimonio ivi contenuto. Con una decisione discutibile il Mibact ha deciso di traslocare i 12 km di materiale e di documenti (così viene stimato per rendere l’enorme dimensione) in un deposito di Pastorano. Dopo aver trasferito i primi 2 km la ditta si è dovuta fermare per una diffida da parte della proprietà. E non finisce qui. Siccome la precedente direzione Archivio aveva fatto richiesta agli enti locali di un locale in prestito per la biblioteca, non avendo ottenuta nessuna disponibilità è stato deciso di portare a Benevento i volumi e documenti dei fondi storici (purtroppo si sono dimenticati di interpellare altre istituzioni, come la Biblioteca Dioesana).

A seguito di questo modo di fare dilettantesco in pratica l’Archivio risulta chiuso fino a nuova data, con la dispersione e frantumazione di pezzi fondamentali della nostra identità e memoria storica. E tutto questo sta avvenendo in un silenzio assordante e nell’indifferenza quasi totale da parte delle forze politiche e delle istituzioni locali, a partire dal Comune di Caserta che in diverse occasioni si era impegnato ad intervenire a fianco del Comitato.

Prendendo a prestito il titolo del recente saggio dello storico Gianni Cerchia, ci viene da commentare che la nostra identità culturale e la memoria storica viene “tradita”, anzi viene “abbandonata” al suo destino da chi dovrebbe tutelarla e valorizzarla in sede istituzionale.

Per queste ragioni come Comitato abbiamo deciso di sollecitare di nuovo il Mibact con una richiesta per un nuovo incontro di merito con il Ministro Bonisoli ed al Direttore Generale Archivi MIBACT, anche per capire i tempi e le modalità di un’altra opera che appare indefinibile: i lavori di ristrutturazione dell’Emiciclo di Piazza Carlo III, dove dovrebbe trovare sistemazione definitiva tutto il materiale e gli stessi uffici dell’Archivio di Stato (anche riportando a gestione unica l’altro pezzo di archivio storico che ancora rimane impropriamente custodito nelle sale della Reggia). Nello stesso tempo ricordiamo di aver fatto analoga richiesta formale al Sindaco e Presidente del Consiglio Comunale, al Prefetto ed alla Direttrice dell’Archivio (riportiamo testualmente), in attuazione e nel rispetto “di una norma di legge stabilita con il Piano Soragni di destinazione nei locali della Reggia Vanvitelliana”.

In particolare ci aspettiamo che il Sindaco di Caserta (insieme con le altre istituzioni del territorio, a partire dal presidente della Provincia)  si occupi con serietà del futuro del nostro Archivio, anche portando all’odg del Consiglio Comunale il seguente argomento: “Situazione Archivio di Stato di Caserta trasferimento in Reggia- attuazione Piano Soragni Progetto di rassegnazione e di restituzione degli spazi del complesso della Reggia alla loro esclusiva destinazione culturale, educativa e museale. Legge  29 luglio 2014 n.106. – così come è stato sollecitato con una formale richiesta presentata prima dell’estate al presidente del Consiglio ed ai gruppi.

Infine, non sarebbe male che anche i deputati europei, nazionali e regionali eletti in Terra di Lavoro dedicassero un poco del loro tempo a questo argomento e facessero sentire la loro voce a sostegno di una battaglia fondamentale di civiltà e di cultura per il futuro della nostra comunità

Pasquale Iorio

Le Piazze del Sapere – Componente Comitato Archivio di Stato             Caserta, 21 dicembre 2018

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 Viaggio nei luoghi della memoria e dell’arte di Terra di Lavoro

Seconda tappa

Liberiamo ed apriamo il castello di Carlo V a Capua

Forse pochi sanno che il Terra di Lavoro vi sono oltre 35 castelli di epoca antica (per lo più medioevale). La maggior parte sono di proprietà privata e molto spesso in condizioni di abbandono e vergognoso degrado – come ha documentato uno studio della provincia di Caserta curato dall’ing.  S. Costanzo  e C. Costagliola– “I Castelli di Terra di Lavoro. Un viaggio tra la cultura e sapori da scoprire”. Uno dei manieri più imponenti si trova nel centro storico di Capua interdetto ai cittadini e nascosto dietro un pirotecnico, parzialmente dismesso. Sembra incredibile, ma è proprio così: un castello invisibile !

Capua è una città dalla storia millenaria, con un patrimonio di opere d’arte e di monumenti di inestimabile valore.  Molte opere sono in condizioni di abbandono o di degrado in quanto le classi politiche che si sono succedute nel tempo al governo della città non hanno saputo cogliere le grandi opportunità di veri scrigni, tesori d’arte e di cultura su cui si fondano le nostre radici, la nostra memoria ed identità

Va ricordato che la città nel Medioevo (all’epoca dei longobardi e dei normanni) venne protetta da due imponenti castelli: quello delle Pietre o Normanno nella zona est, verso Napoli; l’altro venne edificato da  CARLO V  con solide  fortificazioni, nella zona ovest, verso Roma). Anche se  sembra incredibile, parliamo di un monumento che è inaccessibile, rinchiuso e nascosto dietro una fabbrica di proiettili, il Pirotecnico che un tempo fu una grande azienda. Alcuni anni fa è stato oggetto di lavori di ristrutturazione, che lo hanno reso di nuovo utilizzabile. Ma nessuno fa niente, tanto meno i vari sindaci e gli amministratori locali che dovrebbero gestirlo, farlo diventare un bene comune di inestimabile valore.

Si tratta di un’opera imponente, e fu lo stesso imperatore Carlo V, in visita a Capua il 23 marzo 1536, a promuoverne la costruzione durante il vice-regno di Don Pedro de Toledo. Fu eretto tra il 1542 ed il 1552 su progetto dell’ architetto militare Gian Giacomo dell’Acaya (lo stesso di Castel S. Elmo a Napoli) e dell’ingegnere capuano Ambrogio Attendolo. Con la complessa cinta di mura bastionata rappresenta uno dei più importanti centri fortificati della Campania. Presenta un impianto quadrato con bastioni lanceolati sui vertici, occupa una superfice di 8500 mq. ed è circondato da un profondo fossato e da bocche traditorie. Per molto tempo è stato sede del Governatore e poteva ospitare 1000 uomini. All’interno dei bastioni, con pareti scarpate, orecchioni e garitte,  vi erano casematte per il deposito delle polveri da sparo, oggi trasformate in  Sala riunione (casamatta bastione I), Museo delle macchine per la produzione di cartucce (casamatta bastione II), cappella (bastione III), Sala dei cannoni (bastione IV).  Inoltre a livello della corte, vi sono una sala esposizioni, un’altra cappella (cinquecentesca), sale per cassule e sala convegni. Nei sotterranei intercomunicanti, invece, vi era il deposito delle armi. Poco distante dal bastione in seguito i Borbone nel 1848 destinarono parte della fabbrica a prigione per detenuti politici: 9 ambienti coperti a volte con otto feritoie per la luce. Una lapide ricorda il generale francese Boisgerard ucciso durante i fatti d’arme del 1799.

Nonostante la sua monumentale bellezza e i reperti che conserva, non è aperto al pubblico ed è visitabile solo in rare occasioni, perché inserito nell’aria del Pirotecnico, che è di proprietà del demanio militare.

Per questi motivi ribadiamo la richiesta al Prefetto (persona colta e sensibile su questi temi) ed alla Commissaria Straordinaria del Comune di convocare un incontro tra tutti gli enti competenti, a partire dal Ministero della Difesa – aperta anche alle associazioni del terzo settore per valutare insieme modalità e tempi per rendere fruibile questo monumento imponente (Gianna Nannini direbbe “bello e impossibile”!). E’ giunto il momento di cominciare a pensare e costruire un progetto di uso e gestione partecipata e condivisa, nel quadro di una programmazione innovativa delle problematiche dei beni storici e culturali della città. Nello stesso tempo cogliamo l’occasione per riprendere la proposta  di costituire un Osservatorio con una Consulta dedicata ai tanti beni culturali ed artistici, in cui possono essere coinvolte ed impegnate risorse e competenze del terzo settore, delle forze sociali e datoriali, con il mondo della scuola e dell’università (su cui il consiglio comunale disciolto aveva avviato un apposito gruppo di lavoro e di studio). In questo modo anche Capua può “ripartire con la cultura”. Auspichiamo che su queste tematiche si concentri l’attenzione nei programmi dei candidati a sindaco nelle  votazioni della prossima  primavera.

Pasquale Iorio                                                                       Capua, 28 dicembre 2018

Le Piazze del Sapere

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 Viaggio nei luoghi della memoria e dell’arte di Terra di Lavoro

Terza tappa

Lettera aperta ad Aldo Magliocca, sindaco di Pignataro e Presidente Provincia di Caserta

Caro sindaco,

oggi su Il Mattino viene riportata con risalto la notizia dell’ennesimo scandalo, che si riferisce ad uno dei gioielli della nostra tradizione storica e sociale. ci riferiamo al Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana di Pignataro M.re, che ora si trova in condizioni pietose di abbandono e di degrado. Ignorato e negletto sia dalle istituzioni che dai cittadini. Come è avvenuto negli anni recenti è necessario uno scatto di orgoglio da parte della comunità locale e provinciale per ridare dignità e splendore ad un monumento che venne inaugurato nel 1996, grazie ad alcuni studiosi e volontari come Bartolo Fiorillo ed Antonio Martone. Bisogna evitare che si compia un “declino forse irreversibile”, come amaramente commenta il cronista.

Eppure si tratta di un modello originale di recupero e conservazione della memoria storica e produttiva delle nostre terre, anche a fini educativi per le nuove generazioni e per le scuole. Infatti, questo Museo ospita una raccolta di oltre 280 pezzi che illustrano la vita contadina, della zona di Pignataro nei diversi aspetti del lavoro dei campi e della vita domestica. Il  museo è ospitato nello storico Palazzo Santagata in via Partignano ed è composto da tre grandi sale per un  totale  di  120mq.  Nelle  sale  sono  presenti  vetrinette,  attrezzi  agricoli  e  strumenti  artigiani,  ma  anche strumenti musicali e scientifici. Si possono ammirare tra gli altri: l’aratro, il giogo per i buoi, l’erpice, la frosola, la forca, i crivelli, il correggiato, lo staio, il tomolo, la mezzetta, la mecenola (per maciullare la canapa), il bindolo, e poi vecchi strumenti d’uso domestico: il lume a petrolio, il tripode, la langella, la mesella,  la  scannella  del  sellaio,  il  trapano  dello stagnino,  il  telaio,  la  lanterna  delle  carrozze  e la stadera;  c’è  perfino  una  sezione  di  carattere  religioso,  con  reperti  provenienti  dalla  vecchia  chiesa di Partignano: la balaustra  (1880), la campana, l’incensiere, l’acquasantiera, lo stampaostie, il mortaio per i fuochi ed il bastone del priore di San Vito.

Fino a qualche fa Il Museo organizzava convegni di studio, conferenze, ricerche sui vari aspetti della civiltà del mondo contadino e artigiano. Inoltre inoltre, pubblicava un calendario artistico che, ogni anno, illustra aspetti della civiltà del mondo contadino e artigiano; un periodico di studi sulla civiltà preindustriale; cartoline illustrate anche per uso postale; organizzava visite a musei italiani con gemellaggi; sensibilizzava Enti pubblici e privati cittadini per il ripristino e la conservazione di complessi e di elementi che documentino aspetti di storia contadina e artigiana anche fuori dal museo. Ora tutto questo non esiste più. Una desolazione!

Ricordo che qualche anno fa la Provincia organizzò un censimento ed un evento in merito ai musei di interesse locale (curato dalla prof.sa J. Capriglione). In Terra di Lavoro ne esistono oltre 30 (con altrettanti castelli antichi, per non parlare di tante chiese e monumenti religiosi). Molti di questi siti monumentali sono chiusi al pubblico, inaccessibili o in condizioni di degrado, ignorati da tutti. Ed è anche per queste criticità che come rete delle Piazze del Sapere abbiamo deciso di organizzare un convegno all’inizio del mese di febbraio sul tema: “Il ruolo dei musei territoriali per lo sviluppo locale”. Chiederemo il contributo di esperti, a partire dalla Regione e dal MIBACT. Coinvolgeremo anche le competenze dell’Università, dal Dilbec alla Biblioteca del Dipartimento di Architettura. In quella sede faremo emergere anche alcune testimonianze di buone pratiche che in questi anni si sono avviate, grazie anche all’apporto delle associazioni del terzo settore. Come quelle del Museo Campano di Capua, dei siti archeologici di Capua Antica, di Calatia, di Mondragone e di Teano Sidicino.

Pasquale Iorio    – Le Piazze del Sapere                                                  Caserta, 31 dicembre 2018

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